Dec 28, 2007
Che cosa muore con Benazir Bhutto
Benazir Bhutto è stata uccisa a Rawalpindi, durante un comizio pre elettorale, da un attentatore suicida che si è fatto esplodere tra la folla. Sembra che un cecchino abbia colpito la leader alla testa uccidendola un attimo prima della deflagrazione.
Il processo di ritorno alla democrazia nel paese più importante nello scacchiere mediorientale viene messo drammaticamente in discussione.
Il Pakistan si trova a contatto delle aree di crisi principali del medio oriente: confina con l'Afghanistan e con l'Iran, si affaccia sull'oceano indiano a poca distanza dal golfo persico e dalla penisola araba, e naturalmente fa da ponte tra il mondo musulmano ed il subcontinente indiano. Inoltre è l'unico stato a maggioranza musulmana a possedere la bomba atomica, e scienziati pachistani hanno già aiutato sia la Corea del Nord sia altri paesi mediorientali a dotarsi di armamenti atomici.
Potrebbe essere stata al-Qaeda, potrebbe essere stato un killer con mandante l'entourage del presidente-dittatore Musharraf: la chiarezza sugli eventi non si ha ancora, e potrebbe non aversi mai: la salma della leader del partito popolare pachistano è stata infatti inumata senza autopsia, e le ricostruzioni della dinamica dell'attentato sono già diverse a seconda della voce che ne parla.
Il partito popolare adesso potrebbe in effetti guadagnare ulteriori consensi alle elezioni di gennaio: al momento è già in vantaggio nei sondaggi, e la vittoria potrebbe diventare indiscutibile. Ma Benazir Bhutto, seppur non immacolata dal punto di vista del passato curriculum politico, era anche la figura carismatica che era riuscita a catalizzare su di sé le attese e le speranze della componente (maggioritaria) laica e moderata del paese.
La sua morte potrebbe costringere il Pakistan al bivio tra il fondamentalismo islamico e la dittatura militare.
LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/south_asia/2228796.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/south_asia/7161590.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/south_asia/7162194.stm
http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_29/bhutto_taleban_23ab5f30-b5e0-11dc-ac5d-0003ba99c667.shtml
http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_27/Esplosione_raduno_Buttho_pakistan_0ea21cb4-b478-11dc-82b4-0003ba99c667.shtml
http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_27/reazioni_morte_bhutto_670e69c8-b484-11dc-82b4-0003ba99c667.shtml
http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/pakistan-1/attentato-27dic/attentato-27dic.html
http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/pakistan-1/reazioni-bhutto/reazioni-bhutto.html
Dec 18, 2007
Overdose di auto
Da quando negli anni '60 l'Italia del boom economico ha scelto, sotto pressione della FIAT di Valletta e poi Gianni Agnelli, il trasporto su strada rispetto a quello su rotaia o via nave, il paese è diventato schiavo dei veicoli a benzina.
Ora l'eurobarometro, che fornisce statistiche per l'UE, evidenzia come il nostro paese sia l'unico nell'unione dove il numero delle autovetture è in continua crescita, dove il trasporto pubblico è insufficiente e poco usato, e dove le infrastrutture per il trasporto alternativo all'auto, dalle piste ciclabili ai metro alle ferrovie, sono ben sotto gli standard degli altri paesi europei.
Le conseguenze di questo fenomeno sono gravi dal punto di vista della salute pubblica e del costo sull'economia, in un paese con l'orografia e la forma dell'Italia, e privo com'è di idrocarburi.
Le cause sono da cercare nella incapacità delle amministrazioni di assumersi le responsabilità necessarie a ridurre gli organici delle compagnie di trasporto pubblico, un tempo pubbliche, e tuttora rese poco competitive da logiche sindacali che proteggono il lavoro anche quando questo è inutile.
L'altra grande responsabilità è degli gli italiani, che troppo spesso abusano dell'auto, vista come un diritto inalienabile.
Senza una reale presa di coscienza sulle tematiche ambientali non potremo trovare soluzioni al problema del trasporto: le risposte devono essere drastiche sia da parte dei singoli cittadini, per esempio riducendo l'uso dei veicoli privati e riducendo l'acquisto di nuovi veicoli nel tempo, sia da parte delle amministrazioni, che devono avere il coraggio di chiudere i centri urbani al traffico privato, e di penalizzare con forti aggravi fiscali l'acquisto e l'uso di autovetture dai consumi eccessivi, come i SUV.
La nostra economia e soprattutto l'ambiente e la nostra salute hanno bisogno di scelte coraggiose.
LINK: http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/ambiente/tram-bus-italia/tram-bus-italia/tram-bus-italia.html
Ora l'eurobarometro, che fornisce statistiche per l'UE, evidenzia come il nostro paese sia l'unico nell'unione dove il numero delle autovetture è in continua crescita, dove il trasporto pubblico è insufficiente e poco usato, e dove le infrastrutture per il trasporto alternativo all'auto, dalle piste ciclabili ai metro alle ferrovie, sono ben sotto gli standard degli altri paesi europei.
Le conseguenze di questo fenomeno sono gravi dal punto di vista della salute pubblica e del costo sull'economia, in un paese con l'orografia e la forma dell'Italia, e privo com'è di idrocarburi.
Le cause sono da cercare nella incapacità delle amministrazioni di assumersi le responsabilità necessarie a ridurre gli organici delle compagnie di trasporto pubblico, un tempo pubbliche, e tuttora rese poco competitive da logiche sindacali che proteggono il lavoro anche quando questo è inutile.
L'altra grande responsabilità è degli gli italiani, che troppo spesso abusano dell'auto, vista come un diritto inalienabile.
Senza una reale presa di coscienza sulle tematiche ambientali non potremo trovare soluzioni al problema del trasporto: le risposte devono essere drastiche sia da parte dei singoli cittadini, per esempio riducendo l'uso dei veicoli privati e riducendo l'acquisto di nuovi veicoli nel tempo, sia da parte delle amministrazioni, che devono avere il coraggio di chiudere i centri urbani al traffico privato, e di penalizzare con forti aggravi fiscali l'acquisto e l'uso di autovetture dai consumi eccessivi, come i SUV.
La nostra economia e soprattutto l'ambiente e la nostra salute hanno bisogno di scelte coraggiose.
LINK: http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/ambiente/tram-bus-italia/tram-bus-italia/tram-bus-italia.html
Scelte ciniche
Nel 2010 il Kazakhstan presiederà l'OSCE, organizzazione per la cooperazione europea negli ambiti di difesa e rispetto di diritti umani.
Il paese è un feudo personale di Nursultan Nazarbaev, presidente padre padrone del paese, in carica dall'indipendenza nel 1991, celebre per la corruzione nella gestione delle ingenti risorse petrolifere del paese, i cui proventi finiscono in larga parte nelle tasche della sua famiglia.
Il pessimo score del regime in materia di diritti umani, libertà democratiche e di stampa non sembra aver contato molto nella scelta, appoggiata dagli Stati uniti, che si sono dichiarati fiduciosi riguardo alla possibilità che la nomina aiuti il paese a favorire il processo di sviluppo democratico.
L'OSCE è la voce principale dei paesi occidentali nell'ambito della tutela dei diritti umani, ma sembra proprio che il petrolio dei campi dell'Asia Centrale sia dopotutto più importante per i governi occidentali assetati d'energia che i diritti dell'uomo, base delle nostre culture.
LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/7123045.stm
Il paese è un feudo personale di Nursultan Nazarbaev, presidente padre padrone del paese, in carica dall'indipendenza nel 1991, celebre per la corruzione nella gestione delle ingenti risorse petrolifere del paese, i cui proventi finiscono in larga parte nelle tasche della sua famiglia.
Il pessimo score del regime in materia di diritti umani, libertà democratiche e di stampa non sembra aver contato molto nella scelta, appoggiata dagli Stati uniti, che si sono dichiarati fiduciosi riguardo alla possibilità che la nomina aiuti il paese a favorire il processo di sviluppo democratico.
L'OSCE è la voce principale dei paesi occidentali nell'ambito della tutela dei diritti umani, ma sembra proprio che il petrolio dei campi dell'Asia Centrale sia dopotutto più importante per i governi occidentali assetati d'energia che i diritti dell'uomo, base delle nostre culture.
LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/7123045.stm
Dec 17, 2007
Perchè cade l'Afghanistan
Nel 2001 l'Afghanistan è stato liberato.
Il regime dittatoriale dei talebani, pur nato dalla parte più tradizionale della società afghana, era ormai diventato un regno repressivo che in più appoggiava armandoli ed addestrandoli gruppi terroristici pronti a colpire in medio oriente ed in occidente.
Siccome il regime non disponeva di armi di distruzione efficaci, l'intervento delle truppe ONU ed USA ha avuto un rapido successo, arrivando ad occupare la maggior parte del paese.
L'invasione si è servita delle milizie tribali di signori della guerra di etnia tajika e uzbeka, conosciute cone alleanza del nord.
Sono loro che sono entrati a Kabul, e che hanno scacciato i talebani.
Il governo di Amid Karzai ha dovuto incorporare parti ampie della società afghana, tra cui chiaramente i signori della guerra stessi, usciti vincitori dal rovesciamento politico, e molti membri del clero estremista che davano il proprio appoggio ai talebani stessi, o che addirittura avevano preso parte al regime assumendone cariche.
Negli anni seguenti la resistenza dei talebani ha seguito la sanguinosa rotta di guerriglia ed attentati che aveva già portato alla sconfitta dell'invasione sovietica negli anni '80.
Dal canto suo, Karzai ha sempre cercato una riconciliazione nazionale con i leader talebani, offrendo anche amnistia e cooptazione nel governo.
Nel frattempo l'intervento occidentale si è sempre di più concentrato sulla stabilizzazione di alcune aree urbane principali del paese, sull'addestramento delle forze di polizia locali, e su quei compiti che lasciassero i contingenti militari al sicuro, per evitare l'impatto sull'opinione pubblica della perdita di vite umane.
E qui la macchina della stabilizzazione si è rotta.
Il paese è ad oggi per oltre il 50% in mano ai talebani, e la stessa Kabul sta vivendo un'insorgenza degli scontri tale da dover iniziare a parlare di nuovo di guerra.
I paesi occidentali, USA in testa, si sono impegnati in una guerra tutto sommato giusta in un paese come l'Afghanistan, il cui regime e la cui situazione geopolitica richiedevano un intervento di supporto alla popolazione martoriata ed oppressa, così come potrebbero richiedere lo stesso tipo di intervento la Birmania ed il Sudan in Darfur, luoghi dove è lo stesso governo il nemico della popolazione, ben al di là di quello che può succedere in stati "normalmente" autoritari che reprimono l'opposizione al potere (non giustificabili, ma dove la guerra civile risultato di interventi esterni è in realtà un male peggiore della situazione attuale: tra questi c'era l'Iraq di Saddam, c'è la Corea del Nord, l'Iran...).
Le opinioni pubbliche occidentali, pronte ad indignarsi alla vista di immagini dall'interno del regime che testimoniano l'oppressione, si schierano immediatamente contro questi interventi a seguito del registrarsi delle prime vittime tra i nostri contingenti: la pur tragica morte di qualcuno che ha scelto volontariamente di andare a combattere non può valere di più delle sofferenze di un'intera popolazione, non è possibile rifiutare di aiutare popoli oppressi se non si è disposti a pagare i prezzo.
Così, le vite di coloro che sono andati a provare ad aiutare il popolo afghano negli ultimi 7 anni, e le vite di tutti gli afghani morti a causa della drammatica situazione del paese, saranno state spese di fatto inutilmente, perché il graduale disimpegno che viene richiesto da più parti in occidente non potrà che lasciare il paese in condizioni ancora peggiori di quelle attuali, e consegnerà la vittoria ai talebani ed agli estremisti contro la popolazione civile.
LINK: http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_25/avanzata_talebani_caduta_kabul_8ea1629a-9b36-11dc-8d30-0003ba99c53b.shtml
http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_14/kabul_Cremonesi_2321af10-aa23-11dc-abc2-0003ba99c53b.shtml
Il regime dittatoriale dei talebani, pur nato dalla parte più tradizionale della società afghana, era ormai diventato un regno repressivo che in più appoggiava armandoli ed addestrandoli gruppi terroristici pronti a colpire in medio oriente ed in occidente.
Siccome il regime non disponeva di armi di distruzione efficaci, l'intervento delle truppe ONU ed USA ha avuto un rapido successo, arrivando ad occupare la maggior parte del paese.
L'invasione si è servita delle milizie tribali di signori della guerra di etnia tajika e uzbeka, conosciute cone alleanza del nord.
Sono loro che sono entrati a Kabul, e che hanno scacciato i talebani.
Il governo di Amid Karzai ha dovuto incorporare parti ampie della società afghana, tra cui chiaramente i signori della guerra stessi, usciti vincitori dal rovesciamento politico, e molti membri del clero estremista che davano il proprio appoggio ai talebani stessi, o che addirittura avevano preso parte al regime assumendone cariche.
Negli anni seguenti la resistenza dei talebani ha seguito la sanguinosa rotta di guerriglia ed attentati che aveva già portato alla sconfitta dell'invasione sovietica negli anni '80.
Dal canto suo, Karzai ha sempre cercato una riconciliazione nazionale con i leader talebani, offrendo anche amnistia e cooptazione nel governo.
Nel frattempo l'intervento occidentale si è sempre di più concentrato sulla stabilizzazione di alcune aree urbane principali del paese, sull'addestramento delle forze di polizia locali, e su quei compiti che lasciassero i contingenti militari al sicuro, per evitare l'impatto sull'opinione pubblica della perdita di vite umane.
E qui la macchina della stabilizzazione si è rotta.
Il paese è ad oggi per oltre il 50% in mano ai talebani, e la stessa Kabul sta vivendo un'insorgenza degli scontri tale da dover iniziare a parlare di nuovo di guerra.
I paesi occidentali, USA in testa, si sono impegnati in una guerra tutto sommato giusta in un paese come l'Afghanistan, il cui regime e la cui situazione geopolitica richiedevano un intervento di supporto alla popolazione martoriata ed oppressa, così come potrebbero richiedere lo stesso tipo di intervento la Birmania ed il Sudan in Darfur, luoghi dove è lo stesso governo il nemico della popolazione, ben al di là di quello che può succedere in stati "normalmente" autoritari che reprimono l'opposizione al potere (non giustificabili, ma dove la guerra civile risultato di interventi esterni è in realtà un male peggiore della situazione attuale: tra questi c'era l'Iraq di Saddam, c'è la Corea del Nord, l'Iran...).
Le opinioni pubbliche occidentali, pronte ad indignarsi alla vista di immagini dall'interno del regime che testimoniano l'oppressione, si schierano immediatamente contro questi interventi a seguito del registrarsi delle prime vittime tra i nostri contingenti: la pur tragica morte di qualcuno che ha scelto volontariamente di andare a combattere non può valere di più delle sofferenze di un'intera popolazione, non è possibile rifiutare di aiutare popoli oppressi se non si è disposti a pagare i prezzo.
Così, le vite di coloro che sono andati a provare ad aiutare il popolo afghano negli ultimi 7 anni, e le vite di tutti gli afghani morti a causa della drammatica situazione del paese, saranno state spese di fatto inutilmente, perché il graduale disimpegno che viene richiesto da più parti in occidente non potrà che lasciare il paese in condizioni ancora peggiori di quelle attuali, e consegnerà la vittoria ai talebani ed agli estremisti contro la popolazione civile.
LINK: http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_25/avanzata_talebani_caduta_kabul_8ea1629a-9b36-11dc-8d30-0003ba99c53b.shtml
http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_14/kabul_Cremonesi_2321af10-aa23-11dc-abc2-0003ba99c53b.shtml
Dec 4, 2007
Scorci d'Amsterdam
Ho aggiunto nuove foto dell'autunno olandese, tra Amsterdam ed i dintorni: potete vederle sul mio sito, a questo link:
http://www.giuseppecipriani.it/Colori_dal_mondo_-_Giuseppe_Cipriani/Gallerie4.html
I've added new pictures from the Amsterdam autumn on my website, you can see them here:
http://www.giuseppecipriani.it/Colori_dal_mondo_-_Giuseppe_Cipriani/Gallery4.html
Quando il pistolero sbaglia la mira
Ahmadinejad lo aveva sempre sostenuto, magari con tono di sfida.
Sicuramente facile da identificare con il nuovo cattivo di James Bond dopo Kim Jong Il, i Talebani, Bin Laden e Saddam, il presidente iraniano è stato dipinto continuamente dal momento della sua elezione come il nemico della pace, la minaccia all'occidente, colui a cui non si può nè si deve credere.
E invece quello a cui non credere era Bush. Un rapporto dell'intelligence americana ha evidenziato come l'Iran abbia sospeso già nel 2003 lo sviluppo di tecnologia nucleare destinata ad armamenti.
E ora i falchi di Washington, dopo le menzogne sulle armi di distruzione di massa di Saddam (che tra l'altro va ricordato che furono usate dall'esercito iracheno nella guerra contro l'Iran, ed erano un gentile omaggio degli Stati Uniti all'allora alleato), hanno perso la credibilità necessaria a mettere in atto il progetto di attacco preventivo, secondo la miope e criminale logica cara all'attuale amministrazione.
Il risultato della tensione di questi due anni, quindi, si riduce probabilmente al rafforzamento interno del governo degli ayatollah e di Ahmadinejad, logica conseguenza di una politica di minacce, e del conseguente rallentamento del processo di apertura e democratizzazione da tempo presente in Iran, fortemente voluto dalla popolazione ad esclusione delle frange più conservatrici.
LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7126422.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/7126117.stm
http://newsforums.bbc.co.uk/nol/thread.jspa?forumID=3888&edition=2&ttl=20071204124806
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/esteri/usa-iran-rapporto/usa-iran-rapporto/usa-iran-rapporto.html
Sicuramente facile da identificare con il nuovo cattivo di James Bond dopo Kim Jong Il, i Talebani, Bin Laden e Saddam, il presidente iraniano è stato dipinto continuamente dal momento della sua elezione come il nemico della pace, la minaccia all'occidente, colui a cui non si può nè si deve credere.
E invece quello a cui non credere era Bush. Un rapporto dell'intelligence americana ha evidenziato come l'Iran abbia sospeso già nel 2003 lo sviluppo di tecnologia nucleare destinata ad armamenti.
E ora i falchi di Washington, dopo le menzogne sulle armi di distruzione di massa di Saddam (che tra l'altro va ricordato che furono usate dall'esercito iracheno nella guerra contro l'Iran, ed erano un gentile omaggio degli Stati Uniti all'allora alleato), hanno perso la credibilità necessaria a mettere in atto il progetto di attacco preventivo, secondo la miope e criminale logica cara all'attuale amministrazione.
Il risultato della tensione di questi due anni, quindi, si riduce probabilmente al rafforzamento interno del governo degli ayatollah e di Ahmadinejad, logica conseguenza di una politica di minacce, e del conseguente rallentamento del processo di apertura e democratizzazione da tempo presente in Iran, fortemente voluto dalla popolazione ad esclusione delle frange più conservatrici.
LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7126422.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/7126117.stm
http://newsforums.bbc.co.uk/nol/thread.jspa?forumID=3888&edition=2&ttl=20071204124806
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/esteri/usa-iran-rapporto/usa-iran-rapporto/usa-iran-rapporto.html
Il Belgio che fu
La politica federale in Belgio non ha mai goduto negli ultimi 20 anni di grande supporto popolare: l'economia marciava e marcia tuttora abbastanza bene, la società è regolata dal relativo parlamento regionale, ma tutto quello che non era di competenza dei parlamenti vallone o fiammingo ma di quello centrale è risultato in un fallimento.
L'affaire Dutroux in Vallonia, l'insorgenza e la lotta alle bande xenofobe nelle Fiandre, la scomparsa del paese dalla scena politica internazionale, la mancata riconversione dell'industria di massa in Vallonia, che ha lasciato la regione che era la più ricca del paese a languire negli ultimi posti a livello europeo: niente ha funzionato, e non si può aspettare che adesso, dopo 6 mesi di crisi istituzionale in cui non si è riusciti a formare una coalizione tra i partiti vincitori dell'area fiamminga e di quella vallone, la gente si senta in dovere di sostenere un governo centrale che non amano.
Molti si sentono ancora belgi, e se il paese resisterà sulle cartine d'Europa alla fine del 2008 lo si dovrà principalmente a questo.
Ma non ci dovremo stupire se e quando la Francia guadagnerà una provincia settentrionale, la Germania si vedrà ritornare quell'angolo tedescofono che aveva perso a seguito della 1a guerra mondiale, le Fiandre emergeranno nel panorama europeo come stato indipendente per svettare in tutte le classifiche economiche e del tenore di vita dell'Unione, che a sua volta potrebbe avere la sua capitale in una sorta di zona franca che possa risolvere l'impasse di Bruxelles, città bilingue ma più vicina alla francofonia, circondata dalle Fiandre.
Forse la cosa più incredibile di tutto questo è che pochi nell'unione, al di là dei diretti interessati, si sta rendendo conto o si interessa a questi avvenimenti, toccati solo marginalmente dai media perchè difficilmente si spargerà sangue.
La strada per diventare davvero Europa è ancora lunga e tortuosa.
LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7126381.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/6995511.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/6178671.stm
http://www.bbc.co.uk/blogs/thereporters/markmardell/2007/11/post_4.html
Ingiustizie di una crisi umanitaria
La crisi in Somalia è sempre più fuori controllo: oltre un milione di persone, tra cui il 65% degli abitanti della capitale Mogadisho,hanno lasciato le zone urbane del paese per rifugiarsi nelle più sicure aree rurali, finora non ancora devastate dalla guerra in corso.
Queste zone non possono però essere raggiunte dai camion che portano aiuti umanitari, che hanno già incredibili problemi a raggiungere le città principali, procedendo alla velocità di 100 km al giorno e subendo le vessazioni continue dei check point delle milizie locali.
La comunità internazionale sta abbandonando la popolazione Somala, nonostante i numerosi e ripetuti appelli dalle Nazioni Unite. Nessuno è disposto a inviare nuovamente soldati o personale umanitario, dopo il disastro di UNOSOM 1 e 2 dal 1991 al 1995.
L'intervento dell'Etiopia, che ha invaso il paese per cacciare da Mogadisho le corti islamiche e supportare il governo di transizione, ha soltanto infiammato ulteriormente il paese, e radicalizzato gli estremisti, che hanno iniziato ad usare tattiche di guerriglia in stile iracheno, con la differenza che qui nessuno si preoccupa di usare centinaia di civili come scudi umani o di spararci contro.
Un'altra notizia è arrivata a riguardo del martoriato paese: il processo per la morte della giornalista Ilaria Alpi ha raggiunto la conclusione che ci debba probabilmente essere un mandante dell'omicidio (del quale è stato trovato colpevole un somalo): l'ultimo reportage della Alpi riguardava un traffico di scorie radioattive e rifiuti tossici dall'Europa (probabilmente dall'Italia via Croazia, allora ancora in guerra), sepolti in territorio somalo con la compiacenza di qualche signore della guerra locale, in cambio di carichi di armi, nonostante l'embargo vigente.
Certamente con il beneficio del dubbio, visto che i fatti non sono ancora stati dimostrati, ci possiamo rendere conto di quale sia l'unico vero interesse del mondo occidentale per le crisi ed i conflitti a noi lontani.
LINK: http://www.corriere.it/cronache/07_dicembre_03/alpi_bocciata_archiviazione_bc9890ce-a199-11dc-976f-0003ba99c53b.shtml
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/alpi-inchiesta/alpi-inchiesta/alpi-inchiesta.htm
http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/somalia/somalia/somalia.html
http://jimmatimes.com/article.cfm?articleID=17304
http://jimmatimes.com/article.cfm?articleID=17106
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7114979.stm
http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=70&release=590
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7126070.stm
Queste zone non possono però essere raggiunte dai camion che portano aiuti umanitari, che hanno già incredibili problemi a raggiungere le città principali, procedendo alla velocità di 100 km al giorno e subendo le vessazioni continue dei check point delle milizie locali.
La comunità internazionale sta abbandonando la popolazione Somala, nonostante i numerosi e ripetuti appelli dalle Nazioni Unite. Nessuno è disposto a inviare nuovamente soldati o personale umanitario, dopo il disastro di UNOSOM 1 e 2 dal 1991 al 1995.
L'intervento dell'Etiopia, che ha invaso il paese per cacciare da Mogadisho le corti islamiche e supportare il governo di transizione, ha soltanto infiammato ulteriormente il paese, e radicalizzato gli estremisti, che hanno iniziato ad usare tattiche di guerriglia in stile iracheno, con la differenza che qui nessuno si preoccupa di usare centinaia di civili come scudi umani o di spararci contro.
Un'altra notizia è arrivata a riguardo del martoriato paese: il processo per la morte della giornalista Ilaria Alpi ha raggiunto la conclusione che ci debba probabilmente essere un mandante dell'omicidio (del quale è stato trovato colpevole un somalo): l'ultimo reportage della Alpi riguardava un traffico di scorie radioattive e rifiuti tossici dall'Europa (probabilmente dall'Italia via Croazia, allora ancora in guerra), sepolti in territorio somalo con la compiacenza di qualche signore della guerra locale, in cambio di carichi di armi, nonostante l'embargo vigente.
Certamente con il beneficio del dubbio, visto che i fatti non sono ancora stati dimostrati, ci possiamo rendere conto di quale sia l'unico vero interesse del mondo occidentale per le crisi ed i conflitti a noi lontani.
LINK: http://www.corriere.it/cronache/07_dicembre_03/alpi_bocciata_archiviazione_bc9890ce-a199-11dc-976f-0003ba99c53b.shtml
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/alpi-inchiesta/alpi-inchiesta/alpi-inchiesta.htm
http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/somalia/somalia/somalia.html
http://jimmatimes.com/article.cfm?articleID=17304
http://jimmatimes.com/article.cfm?articleID=17106
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7114979.stm
http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=70&release=590
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