Nel 2001 l'Afghanistan è stato liberato.
Il regime dittatoriale dei talebani, pur nato dalla parte più tradizionale della società afghana, era ormai diventato un regno repressivo che in più appoggiava armandoli ed addestrandoli gruppi terroristici pronti a colpire in medio oriente ed in occidente.
Siccome il regime non disponeva di armi di distruzione efficaci, l'intervento delle truppe ONU ed USA ha avuto un rapido successo, arrivando ad occupare la maggior parte del paese.
L'invasione si è servita delle milizie tribali di signori della guerra di etnia tajika e uzbeka, conosciute cone alleanza del nord.
Sono loro che sono entrati a Kabul, e che hanno scacciato i talebani.
Il governo di Amid Karzai ha dovuto incorporare parti ampie della società afghana, tra cui chiaramente i signori della guerra stessi, usciti vincitori dal rovesciamento politico, e molti membri del clero estremista che davano il proprio appoggio ai talebani stessi, o che addirittura avevano preso parte al regime assumendone cariche.
Negli anni seguenti la resistenza dei talebani ha seguito la sanguinosa rotta di guerriglia ed attentati che aveva già portato alla sconfitta dell'invasione sovietica negli anni '80.
Dal canto suo, Karzai ha sempre cercato una riconciliazione nazionale con i leader talebani, offrendo anche amnistia e cooptazione nel governo.
Nel frattempo l'intervento occidentale si è sempre di più concentrato sulla stabilizzazione di alcune aree urbane principali del paese, sull'addestramento delle forze di polizia locali, e su quei compiti che lasciassero i contingenti militari al sicuro, per evitare l'impatto sull'opinione pubblica della perdita di vite umane.
E qui la macchina della stabilizzazione si è rotta.
Il paese è ad oggi per oltre il 50% in mano ai talebani, e la stessa Kabul sta vivendo un'insorgenza degli scontri tale da dover iniziare a parlare di nuovo di guerra.
I paesi occidentali, USA in testa, si sono impegnati in una guerra tutto sommato giusta in un paese come l'Afghanistan, il cui regime e la cui situazione geopolitica richiedevano un intervento di supporto alla popolazione martoriata ed oppressa, così come potrebbero richiedere lo stesso tipo di intervento la Birmania ed il Sudan in Darfur, luoghi dove è lo stesso governo il nemico della popolazione, ben al di là di quello che può succedere in stati "normalmente" autoritari che reprimono l'opposizione al potere (non giustificabili, ma dove la guerra civile risultato di interventi esterni è in realtà un male peggiore della situazione attuale: tra questi c'era l'Iraq di Saddam, c'è la Corea del Nord, l'Iran...).
Le opinioni pubbliche occidentali, pronte ad indignarsi alla vista di immagini dall'interno del regime che testimoniano l'oppressione, si schierano immediatamente contro questi interventi a seguito del registrarsi delle prime vittime tra i nostri contingenti: la pur tragica morte di qualcuno che ha scelto volontariamente di andare a combattere non può valere di più delle sofferenze di un'intera popolazione, non è possibile rifiutare di aiutare popoli oppressi se non si è disposti a pagare i prezzo.
Così, le vite di coloro che sono andati a provare ad aiutare il popolo afghano negli ultimi 7 anni, e le vite di tutti gli afghani morti a causa della drammatica situazione del paese, saranno state spese di fatto inutilmente, perché il graduale disimpegno che viene richiesto da più parti in occidente non potrà che lasciare il paese in condizioni ancora peggiori di quelle attuali, e consegnerà la vittoria ai talebani ed agli estremisti contro la popolazione civile.
LINK: http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_25/avanzata_talebani_caduta_kabul_8ea1629a-9b36-11dc-8d30-0003ba99c53b.shtml
http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_14/kabul_Cremonesi_2321af10-aa23-11dc-abc2-0003ba99c53b.shtml
Dec 17, 2007
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