Jul 26, 2008
Una piccola storia
Samiya Yuusf Omar è una ragazza di 16 anni, ed è veloce.
Si allena regolarmente per quanto possibile, facendo jogging in città e correndo allo stadio.
Fra qualche giorno il sogno più grande di Samiya si realizzerà, nel momento in cui varcherà il cancello dello stadio olimpico di Pechino a seguito della sua bandiera.
Si, perchè Samiya sta per andare alle olimpiadi, a correre i 400 e gli 800 metri piani: probabilmente non andrà benissimo, ma in certi casi l'importante è già poter esserci, e comunque ha tanti anni ancora di fronte per migliorare.
Chissà che l'olimpiade possa regalarle una possibilità di uscire dalla miseria e dalle difficoltà in cui lei e buona parte dei suoi connazionali vivono quotidianamente.
Samiya è somala, abita a Mogadisho, si allena in uno stadio distrutto e troppo spesso usato negli ultimi 15 anni per ben poco sportive esecuzioni, o come bersaglio per i mortai.
Ed è anche una donna, in un paese dove l'islam estremista e fanatico trova fertile terreno tra i poveri, che qui sono tanti: ed è difficile allenarsi per una donna, in un paese dove molti ritengono che l'attività fisica o la musica siano attività riservate solamente agli uomini, e dove non esiste autorità che possa proteggerti dalle eventuali angherie del parente/conoscente/passante bigotto.
Complimenti allora a Samiya, e buona fortuna.
Link: http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7492967.stm
http://en.wikipedia.org/wiki/Somalia_at_the_2008_Summer_Olympics
May 7, 2008
Diario dall'Uzbekistan: la strada dorata per Samarcanda...
Attraverso la polvere gialla che incornicia il lento avanzare dell'antico Oxus, lungo le orme di Ibn Battuta, di Marco dei Polo, di Vanbery e di Stoddart, ecco che si apre di fronte agli occhi la turchese volta di Bibi Khaldun che dona il colore al cielo, le tre alte sorelle che costeggiano il riflesso dell'eternita' sulla piazza dalle proporzioni piu' perfette, le antiche pendici della Marakanda sogdiana e alessandrina che hanno visto i passi del grande Iskander.
Sono arrivato alla fine della strada dorata, sono a Samarcanda, e mi lascio cullare tra i suoi alberi e cortili, la dimensione terrena della sfida al cielo della citta' piu' bella del mondo
Apr 25, 2008
Diario dall'Iran: Mashhad, partendo dalla fine
E' il momento di iniziare a fermare le fresche memorie del viaggio che mi ha portato nei luoghi simbolo dell'Iran. La mia passione per la produzione di immagini capaci di raccontare storie non ha potuto varcare l'arcata perimetrale del luogo piu' sacro del paese, il santuario dell'Imam Reza a Mashhad, ma l'esperienza vissuta all'interno era forse impossibile comunque da raccogliere in una semplice inquadratura. E cosi' comincio il mio diario di viaggio dalla fine, dalla citta' che fra poco lascero' per entrare in Turkmenistan.
L'ottavo imam shiita, Ali al-Reza, mori' a Mashhad nel settembre 818 dc, dopo aver mangiato dell'uva avvelenata, probabilmente inviatagli dal califfo al-Mamun di Merv, che ne aveva chiesto l'aiuto per sopraffare suo fratello nella lotta dinastica per il califfato di Baghdad.
L'islam shiita vive il martirio come la piu' alta santita', e lo celebra con manifestazioni di cordoglio e lutto collettive. L'Iran piange sempre e a lungo i propri morti, cosi' come accade ancora durante Moharram per Hossein, ucciso in battaglia a Kerbala e di fatto fondatore dello shiismo, o per il milione di giovani morti sui campi di battaglia della guerra contro l'Iraq, che ha quasi annientato la generazione degli attuali quarantenni.
Il santuario dell'Imam Reza e' il secondo luogo di pellegrinaggio per numero di visitatori al mondo, dopo la Mecca, e copre uno spazio enorme organizzato in cortili inframezzati da moschee.
Solo i musulmani possono entrare nellle parti principali del complesso.
L'alba ha illuminato le torrette dei minareti ricoperte d'oro, e la prima ondata di pellegrini, in particolare donne coperte per intero dallo chador nero, sono affluiti all'interno della cinta perimetrale del complesso, dirigendosi lungo i lucidi pavimenti di marmo dei cortili verso l'interno del santuario.
Carrelli risoperti di tappeti vengono trainati nelle varie sezioni, pronti a coprire l'intero pavimento permettendo cosi' ad una folla ininterrotta di fedeli di prostrarsi di fronte ad Allah mentre gli altoparlanti diffondono il richiamo alla preghiera rotto dal singhiozzo del muezzin, che narra la storia della fine dell'Imam.
Vago tra i cortili, attraverso le arcate decorate da mattonelle turchesi e pesanti decorazioni in oro cesellato, che rendono le costruzioni piu' antiche al contempo solenni e mozzafiato nella loro eleganza geometrica e nella lucentezza delle superfici.
Attraverso il cortile AL-Quds (Gerusalemme, in arabo), al centro del quale sorge una meravigliosa fontana in marmo e oro sul disegno della moschea di Omar.
Disorientato, continuo a camminare attraverso le varie sale del labirintico complesso, passando di fianco a guardie che continuano a non notarmi. Mentre immagino di venire fermato da un momento all'altro per aver raggiunto il limite dell'area proibita, passo all'interno di un edificio, dove un gruppo di mullah tra cui anche alcuni con indosso il turbane nero dei discendenti diretti del profeta siede lungo la parete ripetendo passi del corano. Svolto un angolo, e di colpo mi ritrovo di fronte al luogo piu' sacro dell'intero Iran.
La tomba dell'Imam Reza e' di fronte a me, separata solo da una massa di pellegrini in lacrime che si accalcano per toccarne la struttura per poi portarsi al volto le mani benedette.
Molti visi sono rossi e solcati da lacrime sincere di dolore, e odi all'Imam si levano nella sala, alle quali tutti i presenti rispondono in un rituale a loro conosciuto.
Tocco il freddo metallo della tomba, sovrastata da un soffitto in oro e specchi che ingrandisce notevolmente la percezione delle reali dimensioni della stanza, e sembra voler rappresentare la porta verso il paradiso per il fedele devoto.
Poi continuo verso l'uscita del complesso, stordito ed incapace di rendermi pienamente conto di quello che mi e' appena successo, incantato dalla visione emozionante e potente dei pellegrini che stanno pregando ovunque attorno a me, ingiocchiati verso la Qibla che indica la Mecca, e ipnotizzato dal lamento dolce e triste della preghiera proveniente dagli altoparlanti.
E quindi, come gia' successo a qualche fortunato viaggiatore occidentale arrivato qui qualche secolo fa, e a ben pochi altri non musulmani, potro' d'ora in poi fregiarmi del titolo di Mashti, riservato ai pellegrini che arrivano a toccare il sacro sepolcro dell'Imam, anche se per errore d'altri sono infedeli che non sono stati fermati in tempo.
L'ottavo imam shiita, Ali al-Reza, mori' a Mashhad nel settembre 818 dc, dopo aver mangiato dell'uva avvelenata, probabilmente inviatagli dal califfo al-Mamun di Merv, che ne aveva chiesto l'aiuto per sopraffare suo fratello nella lotta dinastica per il califfato di Baghdad.
L'islam shiita vive il martirio come la piu' alta santita', e lo celebra con manifestazioni di cordoglio e lutto collettive. L'Iran piange sempre e a lungo i propri morti, cosi' come accade ancora durante Moharram per Hossein, ucciso in battaglia a Kerbala e di fatto fondatore dello shiismo, o per il milione di giovani morti sui campi di battaglia della guerra contro l'Iraq, che ha quasi annientato la generazione degli attuali quarantenni.
Il santuario dell'Imam Reza e' il secondo luogo di pellegrinaggio per numero di visitatori al mondo, dopo la Mecca, e copre uno spazio enorme organizzato in cortili inframezzati da moschee.
Solo i musulmani possono entrare nellle parti principali del complesso.
L'alba ha illuminato le torrette dei minareti ricoperte d'oro, e la prima ondata di pellegrini, in particolare donne coperte per intero dallo chador nero, sono affluiti all'interno della cinta perimetrale del complesso, dirigendosi lungo i lucidi pavimenti di marmo dei cortili verso l'interno del santuario.
Carrelli risoperti di tappeti vengono trainati nelle varie sezioni, pronti a coprire l'intero pavimento permettendo cosi' ad una folla ininterrotta di fedeli di prostrarsi di fronte ad Allah mentre gli altoparlanti diffondono il richiamo alla preghiera rotto dal singhiozzo del muezzin, che narra la storia della fine dell'Imam.
Vago tra i cortili, attraverso le arcate decorate da mattonelle turchesi e pesanti decorazioni in oro cesellato, che rendono le costruzioni piu' antiche al contempo solenni e mozzafiato nella loro eleganza geometrica e nella lucentezza delle superfici.
Attraverso il cortile AL-Quds (Gerusalemme, in arabo), al centro del quale sorge una meravigliosa fontana in marmo e oro sul disegno della moschea di Omar.
Disorientato, continuo a camminare attraverso le varie sale del labirintico complesso, passando di fianco a guardie che continuano a non notarmi. Mentre immagino di venire fermato da un momento all'altro per aver raggiunto il limite dell'area proibita, passo all'interno di un edificio, dove un gruppo di mullah tra cui anche alcuni con indosso il turbane nero dei discendenti diretti del profeta siede lungo la parete ripetendo passi del corano. Svolto un angolo, e di colpo mi ritrovo di fronte al luogo piu' sacro dell'intero Iran.
La tomba dell'Imam Reza e' di fronte a me, separata solo da una massa di pellegrini in lacrime che si accalcano per toccarne la struttura per poi portarsi al volto le mani benedette.
Molti visi sono rossi e solcati da lacrime sincere di dolore, e odi all'Imam si levano nella sala, alle quali tutti i presenti rispondono in un rituale a loro conosciuto.
Tocco il freddo metallo della tomba, sovrastata da un soffitto in oro e specchi che ingrandisce notevolmente la percezione delle reali dimensioni della stanza, e sembra voler rappresentare la porta verso il paradiso per il fedele devoto.
Poi continuo verso l'uscita del complesso, stordito ed incapace di rendermi pienamente conto di quello che mi e' appena successo, incantato dalla visione emozionante e potente dei pellegrini che stanno pregando ovunque attorno a me, ingiocchiati verso la Qibla che indica la Mecca, e ipnotizzato dal lamento dolce e triste della preghiera proveniente dagli altoparlanti.
E quindi, come gia' successo a qualche fortunato viaggiatore occidentale arrivato qui qualche secolo fa, e a ben pochi altri non musulmani, potro' d'ora in poi fregiarmi del titolo di Mashti, riservato ai pellegrini che arrivano a toccare il sacro sepolcro dell'Imam, anche se per errore d'altri sono infedeli che non sono stati fermati in tempo.
Apr 22, 2008
Apr 13, 2008
Esplosione nella moschea di Shiraz, sabato 12 aprile 2008
Scrivo per tranquillizzare a proposito dell'attentato di ieri sera nella moschea Hoseyniyeh Shohada qui a Shiraz: sto bene, ho sentito lo scoppio forte e chiaro, attorno alle 9 di sera.
Parlando con un amico locale sembra, al contrario di quanto riportato dalla stampa locale e italiana, che sia stato realmente un attentato mirato contro i pasdaran (polizia religiosa) e la parte piu' conservatrice della societa', quella che era appunto in moschea ieri sera, da parte di qualche gruppo antigovernativo.
L'insofferenza in tutto il paese per le misure estremamente restrittive e' avvertibile ovunque, e la popolazione a maggioranza giovane di Shiraz, la piu' liberale delle citta' iraniane, sembra in effetti non preoccuparsi troppo delle conseguenze dell'attentato, considerando chi sono le vittime...
Comunque l'atmosfera e' assolutamente calma qui, non c'e' ragione alcuna per preoccuparsi.
un saluto a tutti,
Giuse
Qui l'articolo di Repubblica a proposito:
L'esplosione a Shiraz nel sud del Paese durante la preghiera della sera
Il vice ministro dell'Interno esclude l'atto terroristico: "Erano munizioni abbandonate"
Iran, strage alla moschea: 11 morti
"Un incidente, non un attentato"
TEHERAN - Sale il numero delle vittime per l'esplosione alla moschea di Shiraz, nel sud dell'Iran. L'ultimo bilancio fornito dai sanitari parla di 11 morti e più di 190 feriti, alcuni molto gravi. Dopo dichiarazioni contrastanti sull'origine dell'esplosione, il vice ministro dell'Interno iraniano Abbas Mohtaj ha escluso che la strage sia stata provocata da un attentato. "E' stato un incidente", ha detto confermando le parole del comandante della polizia provinciale Ali Moayeri che da subito ha sostenuto la tesi dell'incidente: "Potrebbe essere stato provocato dallo scoppio di munizioni lasciate sul posto dopo un'esposizione dedicata alla guerra negli anni '80 tra Iran e Iraq".
L'esplosione è avvenuta dopo la preghiera della sera, intorno alle 21 di sabato (le 19 ora italiana), quando la moschea era ancora affollata soprattutto di giovani che ascoltavano il sermone tenuto dall'hojatoleslam. Alcuni testimoni hanno riferito che è avvenuta nel settore della moschea riservato agli uomini. I vetri delle finestre degli edifici vicini sono andati in frantumi e il boato è stato udito fino a un chilometro e mezzo di distanza.
Parlando con un amico locale sembra, al contrario di quanto riportato dalla stampa locale e italiana, che sia stato realmente un attentato mirato contro i pasdaran (polizia religiosa) e la parte piu' conservatrice della societa', quella che era appunto in moschea ieri sera, da parte di qualche gruppo antigovernativo.
L'insofferenza in tutto il paese per le misure estremamente restrittive e' avvertibile ovunque, e la popolazione a maggioranza giovane di Shiraz, la piu' liberale delle citta' iraniane, sembra in effetti non preoccuparsi troppo delle conseguenze dell'attentato, considerando chi sono le vittime...
Comunque l'atmosfera e' assolutamente calma qui, non c'e' ragione alcuna per preoccuparsi.
un saluto a tutti,
Giuse
Qui l'articolo di Repubblica a proposito:
L'esplosione a Shiraz nel sud del Paese durante la preghiera della sera
Il vice ministro dell'Interno esclude l'atto terroristico: "Erano munizioni abbandonate"
Iran, strage alla moschea: 11 morti
"Un incidente, non un attentato"
TEHERAN - Sale il numero delle vittime per l'esplosione alla moschea di Shiraz, nel sud dell'Iran. L'ultimo bilancio fornito dai sanitari parla di 11 morti e più di 190 feriti, alcuni molto gravi. Dopo dichiarazioni contrastanti sull'origine dell'esplosione, il vice ministro dell'Interno iraniano Abbas Mohtaj ha escluso che la strage sia stata provocata da un attentato. "E' stato un incidente", ha detto confermando le parole del comandante della polizia provinciale Ali Moayeri che da subito ha sostenuto la tesi dell'incidente: "Potrebbe essere stato provocato dallo scoppio di munizioni lasciate sul posto dopo un'esposizione dedicata alla guerra negli anni '80 tra Iran e Iraq".
L'esplosione è avvenuta dopo la preghiera della sera, intorno alle 21 di sabato (le 19 ora italiana), quando la moschea era ancora affollata soprattutto di giovani che ascoltavano il sermone tenuto dall'hojatoleslam. Alcuni testimoni hanno riferito che è avvenuta nel settore della moschea riservato agli uomini. I vetri delle finestre degli edifici vicini sono andati in frantumi e il boato è stato udito fino a un chilometro e mezzo di distanza.
Apr 5, 2008
Diario dall Iran: sulla repubblica islamica parte 1
L'Iran e' probabilmente il paese dove e' piu' marcata la differenza tra la mentalita' della popolazione e la linea politica del governo.
Questa incredibile schizofrenia si percepisce in qualsiasi conversazione con la gente.
Gli iraniani, contrariamente all'impressione che se ne trae nei media occidentali, sono di fatto una delle popolazioni piu' moderne ed emancipate, non diversi nel modo di pensare dagli europei.
La differenza la fa la Repubblica islamica. La dura repressione delle liberta' durante il regno dello Shah ha creato il supporto popolare necessario al successo della rivoluzione del 1979, fortemente voluta dall'intero popolo iraniano. L'onda rivoluzionaria e' stata sapientemente guidata e cavalcata dal carismatico Ayatollah Khomeini, che ha saputo catalizzare la voglia di autonomia intellettuale e di reazione all'occidentalizzazione della popolazione verso l'islam, guidando il processo per nulla scontato o automatico che dalla cacciata dello shah ha portato alla repubblica islamica.
Non c'e' stata reazione alla deriva autoritaria presa fin dai primi mesi del nuovo regime, non ce ne e' stato il tempo: a meno di un anno di distanza dalla rivoluzione, l'Iran viene attaccato dall'Iraq di Saddam Hussein, che gli USA considerano allora un buon alleato tanto da armarne l'esercito con armi chimiche, carri armati, missili ed aerei.
Di nuovo i destini dell'Iran vengono decisi anche per colpa di un intervento straniero, che compatta la popolazione bombardata dietro i propri leader: schema peraltro ripetuto negli anni in plurime occasioni dalla diplomazia USA, evidentemente incapace di imparare dai propri errori e di arrivare a capire davvero una cultura straniera.
E cosi' gli iraniani sono diventati agli occhi del mondo la progenie dei mullah, una banda di fanatici religiosi pronti a tutto per convertire il mondo all'islam.
Questa incredibile schizofrenia si percepisce in qualsiasi conversazione con la gente.
Gli iraniani, contrariamente all'impressione che se ne trae nei media occidentali, sono di fatto una delle popolazioni piu' moderne ed emancipate, non diversi nel modo di pensare dagli europei.
La differenza la fa la Repubblica islamica. La dura repressione delle liberta' durante il regno dello Shah ha creato il supporto popolare necessario al successo della rivoluzione del 1979, fortemente voluta dall'intero popolo iraniano. L'onda rivoluzionaria e' stata sapientemente guidata e cavalcata dal carismatico Ayatollah Khomeini, che ha saputo catalizzare la voglia di autonomia intellettuale e di reazione all'occidentalizzazione della popolazione verso l'islam, guidando il processo per nulla scontato o automatico che dalla cacciata dello shah ha portato alla repubblica islamica.
Non c'e' stata reazione alla deriva autoritaria presa fin dai primi mesi del nuovo regime, non ce ne e' stato il tempo: a meno di un anno di distanza dalla rivoluzione, l'Iran viene attaccato dall'Iraq di Saddam Hussein, che gli USA considerano allora un buon alleato tanto da armarne l'esercito con armi chimiche, carri armati, missili ed aerei.
Di nuovo i destini dell'Iran vengono decisi anche per colpa di un intervento straniero, che compatta la popolazione bombardata dietro i propri leader: schema peraltro ripetuto negli anni in plurime occasioni dalla diplomazia USA, evidentemente incapace di imparare dai propri errori e di arrivare a capire davvero una cultura straniera.
E cosi' gli iraniani sono diventati agli occhi del mondo la progenie dei mullah, una banda di fanatici religiosi pronti a tutto per convertire il mondo all'islam.
Apr 2, 2008
Mar 28, 2008
Parole e poesia 2
Da "Yara", Radiodervish, album "L'immagine di te"
Nube bianca
Lei si bagnò
Come rugiada
Con le ali lui l’asciugò
Le disse Yara
E non tornò mai più
Yara tu sei idea di dei
Yara tu sei la luce nei vuoti miei
Resta qui e fai cantare
Il cuore nel profondo
Resta qui
E sogna dentro me
E si ferma l’aria
Passaggi d’anima
Con la bocca sua, porpora
Divise il tempo
E non parlò mai più
Nube bianca
Lei si bagnò
Come rugiada
Con le ali lui l’asciugò
Le disse Yara
E non tornò mai più
Yara tu sei idea di dei
Yara tu sei la luce nei vuoti miei
Resta qui e fai cantare
Il cuore nel profondo
Resta qui
E sogna dentro me
E si ferma l’aria
Passaggi d’anima
Con la bocca sua, porpora
Divise il tempo
E non parlò mai più
Parole e poesia 1
Da latanadellataranta.blogspot.com
Al marinaio errante
Vola, pensiero. Esprimiti
nella brezza marina che soave accarezza il volto orfano del viaggiatore.
Erra, fra gli occhi lucenti delle puerpere sofferenti
fra le grida strazianti di fanciulli innocenti
eppur colpevoli di non aver imparato a giocare.
Ascolta, il crudo respiro dell'uomo che medita aggredito dal timore di un'Idea.
A te, viaggiatore, è concesso il privilegio dei privilegi:
dare voce alla più intima esigenza dell'uomo, la conoscenza
l'unica a non essere perfetta quando non è più in vita.
Vola con le mie ali,
Guarda con i miei occhi,
Ascolta con le mie orecchie
perchè anche io mi nutro della tua curiosità.
Porta con te il mio sorriso e donalo, con il tuo,
alle persone che ti ospiteranno: sarà esso l'amore del padre
verso la donna,
che oltre ad amarlo,
gli ha dato l'essenza del suo nome.
Sarà esso il peso del grave,
che adeguandosi all'umana immaginazione,
accetta di volare e cadere e levarsi e poi chinarsi, immobile, alla sua stasi.
Sarà esso il frutto di una gratitudine che tutti dobbiamo all'umanità stessa,
l'unica per cui tutto si è fatto.
Riposa le tue stanche membra fra le braccia del tuo amico.
Calma la forza dei tuoi muscoli nei soffici capelli della tua donna...
e quando volgerai al termine i tuoi occhi non si chiuderanno,
spalancati continueranno a brillare,
come stelle che diventano pianeti ed esistono per essere ammirate.
Al marinaio errante
Vola, pensiero. Esprimiti
nella brezza marina che soave accarezza il volto orfano del viaggiatore.
Erra, fra gli occhi lucenti delle puerpere sofferenti
fra le grida strazianti di fanciulli innocenti
eppur colpevoli di non aver imparato a giocare.
Ascolta, il crudo respiro dell'uomo che medita aggredito dal timore di un'Idea.
A te, viaggiatore, è concesso il privilegio dei privilegi:
dare voce alla più intima esigenza dell'uomo, la conoscenza
l'unica a non essere perfetta quando non è più in vita.
Vola con le mie ali,
Guarda con i miei occhi,
Ascolta con le mie orecchie
perchè anche io mi nutro della tua curiosità.
Porta con te il mio sorriso e donalo, con il tuo,
alle persone che ti ospiteranno: sarà esso l'amore del padre
verso la donna,
che oltre ad amarlo,
gli ha dato l'essenza del suo nome.
Sarà esso il peso del grave,
che adeguandosi all'umana immaginazione,
accetta di volare e cadere e levarsi e poi chinarsi, immobile, alla sua stasi.
Sarà esso il frutto di una gratitudine che tutti dobbiamo all'umanità stessa,
l'unica per cui tutto si è fatto.
Riposa le tue stanche membra fra le braccia del tuo amico.
Calma la forza dei tuoi muscoli nei soffici capelli della tua donna...
e quando volgerai al termine i tuoi occhi non si chiuderanno,
spalancati continueranno a brillare,
come stelle che diventano pianeti ed esistono per essere ammirate.
Mar 26, 2008
Ancora foto da Dharamshala
Subscribe to:
Posts (Atom)