Jan 10, 2008

Çalik, Bouygues, Siemens: fare business in Turkmenistan

Ahmet Çalık

Ahmet Çalık è il presidente del consiglio d'amministrazione della compagnia turca che porta il suo nome, Çalık Holding.
Questa compagnia controlla cinque diverse compagnie che operano rispettivamente nel settore tessile, finanziario, logistico, costruzioni ed energia: quest'ultima è la branca che ha realizzato insieme alla italiana ENI l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, il primo a raggiungere l'Europa dall'Asia centrale evitando la Russia.

Ahmed Çalık è anche colui che ha stabilito le regole per entrare nel mercato del Turkmenistan a fare affari. E' stato ministro nel governo di Saparmurat Niyazov, pur non essendo cittadino del paese, e ha istituito un sistema che forza i potenziali investitori a supportare il culto della personalità del defunto dittatore, attraverso traduzioni del libro sacro scritto da Niyazov, il Ruhnama, nelle lingue dei rispettivi paesi. Spesso compagnie straniere sono arrivate a finanziare la costruzione di grandiosi monumenti nella capitale del paese, Ashkhabad; è il caso della Bouygues, gigante francese delle costruzioni e delle telecomunicazioni, che si è guadagnata l'accesso al mercato turkmeno traducendo il Ruhnama in francese, ed ha poi potuto erigere il monumento al libro sacro ad Ashkhabad.
Le compagnie edili, in particolare Bouygues e Çalık, hanno trovato una miniera d'oro per i loro investimenti nel paese centroasiatico: la capitale Ashkhabad è infatti stata recentemente teatro di un boom nell'edilizia di lusso che non ha pari nel resto dell'Asia centrale, e che può essere paragonato a quello degli Emirati Arabi o di Pechino olimpica.
Anche le compagnie di comunicazioni fanno affari d'oro in Turkmenistan: la Siemens è presente in forze nel paese, e secondo fonti interne al paese avrebbe fornito le apparecchiature necessarie ai servizi di sicurezza del paese per le intercettazioni di comunicazioni, per la censura informatica, e più in generale per le attività repressive che permettono gli arresti sommari di dissidenti e l'oppressione e la censura dei cittadini del paese.
Il settore dell'energia è però quello che interessa di più le compagnie straniere attive in Turkmenistan, in quanto il paese possiede i maggiori giacimenti di gas naturale del pianeta: questo è il settore dove la Çalık fa da padrone, ma anche la ENI opera nel paese, soprattutto in vista della costruzione di un oleodotto e di un gasdotto transcaspici: difficile immaginare che, date le condizioni imposte dal regime per poter investire nel paese, la presenza della ENI non sia un'altra fonte di supporto alla crudele dittatura turkmena.
Davvero gli affari devono e possono avere la priorità sulle questioni etiche e morali? Vogliamo sul serio riscaldare le nostre case con gas comprato da crudeli regimi dittatoriali che opprimono le proprie popolazioni?
Saparmurat Niyazov
Una delle sue statue d'oro ad Ashkhabad


LINK: L'inchiesta originale sulle traduzioni del Ruhnama è del documentarista finlandese Arto Halonen e dell'avvocato americano Kevin Frazier, ed è l'oggetto del documentario "Shadow of the holy book": qui il trailer del documentario: http://www.freedomforsale.org/index.php?req=article00008
http://www.freedomforsale.org/index.php?req=article00004&ref=frontpage
http://www.freedomforsale.org/index.php?req=article00009&ref=frontpage
http://en.wikipedia.org/wiki/Çalık_Enerji
http://www.calik.com/?nwlng=eng
http://www.bouygues.fr/fr/index.asp
http://www.freedomforsale.org/index.php?req=article00040&ref=frontpage

4 comments:

Anonymous said...

Ho appena visto a casa noleggiato in biblioteca pubblica il documentario del finlandese Arto Halonen "The shadow of the holy book", ne sono rimasta impressionata e ho cercato altre informazioni trovando tra l'altro questo sito.
Il mio è un commento un po' in ritardo rispetto al post e non so se sarà letto.
La globalizzazione è inquietante.
Una citazione per tutte da uno degli intervistati nel documentario:
"business is business, human rights are human rights...."
c'è poco da stare allegri.

M.A.M

Unknown said...

Ho appena finito di vedere su ARTE il documentario di Arto Halonen e sono corso alla ricerca dell'azienda italiana che ha presumibilmente tradotto in italiano l'immortale Ruhanam. Forse si tratta dell'ENI ?

Anonymous said...

la traduzione è stata voluta da Culligan Italiana SPA.

Giuse said...

grazie anonimo, ottima informazione

 
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