Jun 1, 2007

Ai confini della Cina: diario dal Gansu

A sud il colossale muro dell'altopiano tibetano, a nord le propaggini occidentali del Gobi e le infinite colline della Mongolia; in mezzo un corridoio spazzato dal vento, arido ed inospitale, che rappresenta pero' la frontiera occidentale della Cina degli han, e che la collega al bacino del Taklamakan, la fine del mondo, la regione degli storici nemici nomadi, i barbari dell'Asia centrale, capaci in piu' occasioni di destabilizare l'impero con le loro invasioni.
E' qui che finisce in sordina la grande muraglia, sia quella dell'imperatore ShiHuangDi che ne fu il primo architetto, sia quella piu' nota dei Ming.
Alla fine del corridoio di HeXi, dove il deserto centroasiatico fa la sua prima comparsa con il suo oceano sabbioso, sorge l'ultima porta sotto il cielo, il passaggio di giada, la fine della civilta'.
Lungo questa striscia di terra sono passate le invasioni che hanno rimodellato la psiche cinese, portando all'inevitabile conquista dei territori della frontiera occidentale da parte di imperatori interessati alla sua inportanza strategica in chiave difensiva ed al controllo delle vie carovaniere verso ovest.
Arrivare da occidente alle alte dune sabbiose di DunHuang significava raggiungere la sicurezza e la civilta', dopo un viaggio interminabile ed incredibilmente pericoloso.
Da qui Marco Polo, inevitabile compagno e metro di paragone su queste strade d'Asia, entra nel lontano Kitai, potendo ammirare la splendida oasi della luna, specchio d'acqua e vegetazione sormontato da una pagoda cinese ed incastonato tra vere montagne di sabbia.
Il veneziano, di cui si continua a dubitare la veridicita' dei racconti, l'origine e persino l'esistenza, ma che e' parte integrante della mitologia sia europea sia cinese, si fermera' anche nella attuale capitale regionale, LanZhou, placidamente adagiata lungo il; fiume giallo, torbido trasportatore di loess verso le fertili pianure orientali.
In un anno di soggiorno non avra' nulla da raccontare.
Il Gansu e' la regione piu' povera della Cina:le nuove politiche d'investimenti ne faranno presto un centro minerario, e gia' ora Lanzhou e' la capitale dell'energia nucleare del paese di mezzo, ma ancora buona parte della popolazione vive di piccoli scambi nei mercati, e non puo' sorprendere il modo in cui le principali attrazioni turistiche siano diventate macchine da denaro.
Le stupefacenti grotte buddhiste di Mogao, dove interi pezzi di storia religiosa si trovano l'uno accanto all'altro in un gigantesco alveare di cavenella parete rocciosa, passerelle e scale, demandano 3 volte tanto il prezzo d'entrata rispetto alla grande muraglia a Pechino, e le impressionanti dune attorno all'oasi della luna sono state trasformate in un luna park per i molti turisti cinesi, che con scarponcini arancioni e ombrelli colorati comprati per l'occasione appena fuori il cancello si inoltrano nelle sabbie lasciandosi tentare dalle carovane di cammelli, dalle slitte da sabbia e dalle bevande fresche sei punti di ristoro.
Qui non sono ancora approdate le campagne educative che stanno cambiando il volto di Pechino e dell'est, e si ha la sensazione di viaggiare dieci anni a ritroso nella Cina che aveva appena scoperto il liberomercato e la ricchezza.
Rumorosi sputi, calche al posto di file ordinate, veicoli che usano i marciapiedi come corsie di sorpasso sono vista comune, ma sotto le facciate decorate a mattonelle da bagno dei nuovi edifici si percepisce gia' l'eco lontano della cultura e dei colori tibetani, e del richiamo della selvaggia Asia Centrale

1 comment:

Martina Merlet said...

Giuse, com'è bello immaginare sti posti attraverso i tuoi racconti e pensare che tu sia lì a riscoprire quello che altri hanno già scoperto, a rivivere avventure già vissute, ma a modo tuo, con i tuoi occhi, con la tua sensibilità (e ovviamente con la tua ormai proverbiale cialtroneria eh eh eh). Aspetto come tutti il seguito... un abbraccio, Marti

 
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