Qualche giorno fa mi è capitato di conoscere un personaggio davvero interessante: "cavallo selvaggio", questa la traduzione del suo nome dal cinese, è un fotografo estremamente creativo, esempio della nuova e fervente scena culturale della capitale cinese.
Questo è il suo sito internet, http://photo.163.com/photos/wild_horse310/ che anche se scritto in cinese lascia parlare le immagini con eloquenza, e questa è la galleria del suo blog che ha dedicato al nostro incontro http://blog.163.com/wild_horse310/blog/static/1418838200722513543136/
Mar 29, 2007
Mar 23, 2007
GuangZhou (Canton)
L'acqua del fiume delle perle scorre placida lungo i vari canali all'approssimarsi della foce. Pescherecci dalla chiglia agile ed avvolti in ragnatele di sartie che si dipanano dalla cima dell'albero stanno ormeggiati lungo questi meandri d'acqua, in attesa di salpare ed aprire le ali di rete nelle baie pescose della baia del fiume; al loro fianco beccheggiano chiatte a fondo piatto, deputate al trasporto delle merci lungo il corso d'acqua, a banchi di mercato, e spesso anche ad abitazione per la famiglia di mercanti.
GuangZhou (la città che conosciamo meglio con il nome occidentalizzato di Canton), rinomato cenro della gastronomia cinese, ricca e pragmatica, si stende ampia ad abbracciare la rete di canali, tra macchie di vegetazione lussurregiante subtropicale: ricorda una delle grandi città degli stati uniti centrali, ampiamente distesa sul territorio, priva di un vero centro di sviluppo urbano, rarefatta.
GuangZhou non è una città che si fa ammirare, non ha bellezze o landmark che ne ricordino la storia: ha eretto un memoriale al dottor Sun Yat Sen, padre della patria cinese, ha qualche antica ed alta pagoda ancora sopravissuta ma abbandonata a sè stessa. E' sopratutto un mercato: interi quartieri traboccanti merci di scarsa qualità, infrastrutture stradali che collegano le aree della città soffocandone l'aria, ignorando la tutela della qualità urbana in cambio di una maggiore efficienza economica.
La qualità ambientale della città è estremamente precaria: la città si trova in una zona malsana di acque stagnanti, con umidità tropicale, inquinamento comune alle grandi aree urbane dell'Asia. L'aspetto caotico della metropoli è poi ulteriormente esasperato dalle cataste di merci che spesso abbandonano i confini dei negozi per occupare i marciapiedi.
GuangZhou è un'esperienza importante per capire le dinamiche della nuova ricchezza cinese e le conseguenze sulla quotidianità degli
individui dell'incredibile sviluppo economico ed urbano.
GuangZhou (la città che conosciamo meglio con il nome occidentalizzato di Canton), rinomato cenro della gastronomia cinese, ricca e pragmatica, si stende ampia ad abbracciare la rete di canali, tra macchie di vegetazione lussurregiante subtropicale: ricorda una delle grandi città degli stati uniti centrali, ampiamente distesa sul territorio, priva di un vero centro di sviluppo urbano, rarefatta.
GuangZhou non è una città che si fa ammirare, non ha bellezze o landmark che ne ricordino la storia: ha eretto un memoriale al dottor Sun Yat Sen, padre della patria cinese, ha qualche antica ed alta pagoda ancora sopravissuta ma abbandonata a sè stessa. E' sopratutto un mercato: interi quartieri traboccanti merci di scarsa qualità, infrastrutture stradali che collegano le aree della città soffocandone l'aria, ignorando la tutela della qualità urbana in cambio di una maggiore efficienza economica.
La qualità ambientale della città è estremamente precaria: la città si trova in una zona malsana di acque stagnanti, con umidità tropicale, inquinamento comune alle grandi aree urbane dell'Asia. L'aspetto caotico della metropoli è poi ulteriormente esasperato dalle cataste di merci che spesso abbandonano i confini dei negozi per occupare i marciapiedi.
GuangZhou è un'esperienza importante per capire le dinamiche della nuova ricchezza cinese e le conseguenze sulla quotidianità degli
individui dell'incredibile sviluppo economico ed urbano.
Mar 17, 2007
Hong Kong e Macao
Il mio viaggio inizia da dove l'europa si e' affacciata al celeste impero, scuotendone l'ormai anacronistica convinzione di essere la potenza di riferimento mondiale.
Il fiume delle perle si inoltra in territorio cinese come una ferita di coltello dai fertili mari del sud, dai quali entrano nel continente mercanti dalle isole del sudest asiatico. E con le merci su questi mari navigavano i pirati, sulle leggere giunche care alla letteratura di Salgari. E' questa la maniera trovata per salvare la faccia dell'impero, e accettare la concessione di un territorio ai portoghesi, potenza commerciale marittima nel seicento. D'altronde non aveva poi cosi' grande importanza strategica questa regione per l'impero, accentrato sulle province centrali dei bacini dello yantze e del fiume giallo, e interessato ad espandersi verso la direttrice della via della seta e delle steppe mongole piu' che ad impegnarsi in una guerra di conquista navale degli arcipelaghi filippino ed indonesiano e delle terre tropicali dell'indocina.
E cosi' un'isola di pescatori diventa Macao, il primo avamposto coloniale europeo in Cina, e la piccola penisola circondata da un arcipelago che si trova sull'altra sponda della foce del fiume delle perle nel XIX secolo diventera' Hong Kong, la terra strappata con l'arroganza della superiorita' militare ed economica dall'Inghilterra al cadente impero.
Hong Kong e' un gigantesco centro commerciale: le sue strade sono illuminate a giorno dai neon dei negozi che riversano le loro merci sulle vetrine e sulla strada. Ma e' una citta' pulita, benestante, attiva, che ha imparato l'importanza dell'igiene e della rispettabilita', ha capito di poter cercare la propria ricchezza rendendosi irresistibile, offrendo qualita' e prezzo eccezionali, profumati di sapore orientale. E' una meta semplice, amichevole, piacevolmente controllata nella sua bizzarria e nel manifestare le proprie origini e la propria cultura.
E' una citta' all'avanguardia anche rispetto ai canoni occidentali: il fumo e' regolamentato anche negli spazi aperti; il traffico e' rispettoso, mai caotico, poco rumoroso; le strade sono tapezzate da manifesti invitanti a ridurre l'overpackaging, ovvero l'eccessiva quantita' di plastica e carta usati per fasciare le merci: alcune parti del centro hanno letteralmente un secondo livello di strade, fatte da viali sopraelevati che permettono ai pedoni di non dover convivere con il traffico veicolare e di potersi spostare con rapidita' ed efficienza.
Non c'e' da stupirsi dei timori di questa libera e dinamica societa' al momento del ritorno alla madrepatria, quella cina che aveva rappresentato la principale minaccia ed al contempo la ragione del boom economico della citta' stato, sviluppatasi nel settore bancario e finanziario a seguito della crescente difficolta' del proprio settore produttivo, bloccato dall'ostilita' dell'opprimente vicino.
Sceso dall'autobus dall'aeroporto, mi si avvicina un giovane indiano, con un sorriso un po' ebete in volto, che mi propone una camera nella sua guesthouse: ha un aspetto assolutamente inaffidabile, e mi presenta un biglietto da visita spiegazzato che pubblicizza un'improbabile "Paris Guesthouse", con tanto di Tour Eiffel in oro. Ovviamente non posso esimermi dall'accettare la proposta: "150dollari" mi chiede, 70 gliene offro (6,5 euro, un prezzo davvero ridicolo per HK), lui accetta sul colpo...
e finisco a dormire in un ostello per commercianti indiani, bengalesi e pachistani, un sottomondo di affaristi che profumano di curry, entrano ed escono continuamente con nuove valigie stracolme di merci, quelle merci che servono ad alimentare il gigantesco luna park degli acquisti che sta fuori in strada.
Macao si adagia tra le colline che fanno dell'isola una naturale
roccaforte per la difesa ed il controllo della foce del fiume delle
perle. Ha un fascino sonnolento, sembra spesso sul punto di venir
riconquistata dalla lussuregiante natura tropicale, o forse ha
costruito con questa un equilibrio simbiotico basato sulla reciproca
acettazione. Gli edifici raccontano di un passato recente di relativa
noncuranza, quasi di abbandono a se' stessi, da parte di un'autorità
coloniale distratta ed interessata principalmente al prestigio
derivante dall'impero più che ad ottenerne un ritorno economico.
D'altro canto Macao ha potuto sfruttare solo raramente la propria
posizione in chiave strategica: nel XVII secolo come scalo dall'India
al Giappone, e in quei pochi anni dell'ottocento travl'apertura della
cina al commercio con l'estero e la guerra dell'oppio, che ha portato
la vicina Hong Kong in mano britannica e ne ha fatto il nodo
principale per gli scambi della regione.
Nella Macao odierna questo porta aduna maggiore indipendenza culturale
dalla ex madrepatria, di cui in sostanza restano solo alcuni splendidi
ecifici che ricordano l'architettura delle città coloniali in america
latina, i segnali stradali, i nomi dei negozi e le comunic azioni
ufficiali del governo locale in portoghese, lingua che quasi nessuno
parla e che è stata rapidamente sostituita dall'inglese. Al contrario
di Hong Kong qui il mandarino é largamente conosciuto e parlato,
accanto al locale cantonese, ed il ritorno indolore alla Cina nel 1999
ha dimostrato la volontà dell'isola di preferire un ruolo privilegiato
nella regione piuttosto che quello di ripiego in un'Europa della quale
non è mai stata culturalmente parte.
I cannoni delle fortezze rimangono puntati sul mare, un tempo
infestato dai pirati, ma adesso alcuni grattacieli appartenenti a
grandi alberghi e casinò dalle forme ardite e piuttosto kitch ne
sbarrano la vista. Al di sotto si dipanano stradine brulicanti di
piccoli negozi, parchi eleganti con laghetti e pagode, costruiti
secondo i dettami del feng-shui, abbelliti da rigogliosi giardini di
fiori dai vivi colori e da alberi le cui liane inglobano parzialmente
le facciate degli occasionali edifici portoghesi dai fregi elaboratie
dalle tinte vivaci.
Come tutto il sud della Cina, anche Macao è un paradiso gastronomico:
carni alla brace, zuppe di verdure, pesci cucinati vivi dopo essere
stati scelti in acquario, spiedini di pollo o di seppie, raviolini
ripieni al vapore, frullati di frutta fresca con zenzero e tamarindo,
banchetti che servono deliziosi tè aromatizzati con fiori, e poi dei
lenzuoli di carne seccata e marinata in salse agrodolci e peperoncino,
ed i piccoli biscotti locali, dall'intenso profumo di cocco ma dal gusto di ghiaia che ti
cementificano la bocca. Come spesso in Asia, Macao si scopre anche col
naso, nel bene e nel male....
Giuse
Il fiume delle perle si inoltra in territorio cinese come una ferita di coltello dai fertili mari del sud, dai quali entrano nel continente mercanti dalle isole del sudest asiatico. E con le merci su questi mari navigavano i pirati, sulle leggere giunche care alla letteratura di Salgari. E' questa la maniera trovata per salvare la faccia dell'impero, e accettare la concessione di un territorio ai portoghesi, potenza commerciale marittima nel seicento. D'altronde non aveva poi cosi' grande importanza strategica questa regione per l'impero, accentrato sulle province centrali dei bacini dello yantze e del fiume giallo, e interessato ad espandersi verso la direttrice della via della seta e delle steppe mongole piu' che ad impegnarsi in una guerra di conquista navale degli arcipelaghi filippino ed indonesiano e delle terre tropicali dell'indocina.
E cosi' un'isola di pescatori diventa Macao, il primo avamposto coloniale europeo in Cina, e la piccola penisola circondata da un arcipelago che si trova sull'altra sponda della foce del fiume delle perle nel XIX secolo diventera' Hong Kong, la terra strappata con l'arroganza della superiorita' militare ed economica dall'Inghilterra al cadente impero.
Hong Kong e' un gigantesco centro commerciale: le sue strade sono illuminate a giorno dai neon dei negozi che riversano le loro merci sulle vetrine e sulla strada. Ma e' una citta' pulita, benestante, attiva, che ha imparato l'importanza dell'igiene e della rispettabilita', ha capito di poter cercare la propria ricchezza rendendosi irresistibile, offrendo qualita' e prezzo eccezionali, profumati di sapore orientale. E' una meta semplice, amichevole, piacevolmente controllata nella sua bizzarria e nel manifestare le proprie origini e la propria cultura.
E' una citta' all'avanguardia anche rispetto ai canoni occidentali: il fumo e' regolamentato anche negli spazi aperti; il traffico e' rispettoso, mai caotico, poco rumoroso; le strade sono tapezzate da manifesti invitanti a ridurre l'overpackaging, ovvero l'eccessiva quantita' di plastica e carta usati per fasciare le merci: alcune parti del centro hanno letteralmente un secondo livello di strade, fatte da viali sopraelevati che permettono ai pedoni di non dover convivere con il traffico veicolare e di potersi spostare con rapidita' ed efficienza.
Non c'e' da stupirsi dei timori di questa libera e dinamica societa' al momento del ritorno alla madrepatria, quella cina che aveva rappresentato la principale minaccia ed al contempo la ragione del boom economico della citta' stato, sviluppatasi nel settore bancario e finanziario a seguito della crescente difficolta' del proprio settore produttivo, bloccato dall'ostilita' dell'opprimente vicino.
Sceso dall'autobus dall'aeroporto, mi si avvicina un giovane indiano, con un sorriso un po' ebete in volto, che mi propone una camera nella sua guesthouse: ha un aspetto assolutamente inaffidabile, e mi presenta un biglietto da visita spiegazzato che pubblicizza un'improbabile "Paris Guesthouse", con tanto di Tour Eiffel in oro. Ovviamente non posso esimermi dall'accettare la proposta: "150dollari" mi chiede, 70 gliene offro (6,5 euro, un prezzo davvero ridicolo per HK), lui accetta sul colpo...
e finisco a dormire in un ostello per commercianti indiani, bengalesi e pachistani, un sottomondo di affaristi che profumano di curry, entrano ed escono continuamente con nuove valigie stracolme di merci, quelle merci che servono ad alimentare il gigantesco luna park degli acquisti che sta fuori in strada.
Macao si adagia tra le colline che fanno dell'isola una naturale
roccaforte per la difesa ed il controllo della foce del fiume delle
perle. Ha un fascino sonnolento, sembra spesso sul punto di venir
riconquistata dalla lussuregiante natura tropicale, o forse ha
costruito con questa un equilibrio simbiotico basato sulla reciproca
acettazione. Gli edifici raccontano di un passato recente di relativa
noncuranza, quasi di abbandono a se' stessi, da parte di un'autorità
coloniale distratta ed interessata principalmente al prestigio
derivante dall'impero più che ad ottenerne un ritorno economico.
D'altro canto Macao ha potuto sfruttare solo raramente la propria
posizione in chiave strategica: nel XVII secolo come scalo dall'India
al Giappone, e in quei pochi anni dell'ottocento travl'apertura della
cina al commercio con l'estero e la guerra dell'oppio, che ha portato
la vicina Hong Kong in mano britannica e ne ha fatto il nodo
principale per gli scambi della regione.
Nella Macao odierna questo porta aduna maggiore indipendenza culturale
dalla ex madrepatria, di cui in sostanza restano solo alcuni splendidi
ecifici che ricordano l'architettura delle città coloniali in america
latina, i segnali stradali, i nomi dei negozi e le comunic azioni
ufficiali del governo locale in portoghese, lingua che quasi nessuno
parla e che è stata rapidamente sostituita dall'inglese. Al contrario
di Hong Kong qui il mandarino é largamente conosciuto e parlato,
accanto al locale cantonese, ed il ritorno indolore alla Cina nel 1999
ha dimostrato la volontà dell'isola di preferire un ruolo privilegiato
nella regione piuttosto che quello di ripiego in un'Europa della quale
non è mai stata culturalmente parte.
I cannoni delle fortezze rimangono puntati sul mare, un tempo
infestato dai pirati, ma adesso alcuni grattacieli appartenenti a
grandi alberghi e casinò dalle forme ardite e piuttosto kitch ne
sbarrano la vista. Al di sotto si dipanano stradine brulicanti di
piccoli negozi, parchi eleganti con laghetti e pagode, costruiti
secondo i dettami del feng-shui, abbelliti da rigogliosi giardini di
fiori dai vivi colori e da alberi le cui liane inglobano parzialmente
le facciate degli occasionali edifici portoghesi dai fregi elaboratie
dalle tinte vivaci.
Come tutto il sud della Cina, anche Macao è un paradiso gastronomico:
carni alla brace, zuppe di verdure, pesci cucinati vivi dopo essere
stati scelti in acquario, spiedini di pollo o di seppie, raviolini
ripieni al vapore, frullati di frutta fresca con zenzero e tamarindo,
banchetti che servono deliziosi tè aromatizzati con fiori, e poi dei
lenzuoli di carne seccata e marinata in salse agrodolci e peperoncino,
ed i piccoli biscotti locali, dall'intenso profumo di cocco ma dal gusto di ghiaia che ti
cementificano la bocca. Come spesso in Asia, Macao si scopre anche col
naso, nel bene e nel male....
Giuse
Mar 6, 2007
Nuova Partenza
Si avvicina a grandi passi il momento in cui si aprirà davanti a me la porta del mondo, dalla quale si dipanerà una nuova strada. Fra poco salirò sull'aereo che mi porterà ad Hong Kong, poi la mia strada mi condurrà lungo le tortuose vie dell'affascinante Asia, verso la capitale cinese, il regno eremita della Corea comunista, e poi l'Asia centrale delle carovane, della via della seta, delle civiltà sepolte dalle sabbie e dimenticate dalla nostra storia. Poi, l'antica Persia, quell'Iran che tanto temiamo, e che conosciamo così poco, per poi tornare lentamente alle terre d'Europa.
Cercherò ancora di trasmettere e ordinare le impressioni e le storie che potrò vivervi.
A presto,
Giuse
Cercherò ancora di trasmettere e ordinare le impressioni e le storie che potrò vivervi.
A presto,
Giuse
Mar 2, 2007
NEWS: Lotta alle disuguaglianze in Cina
La differenza di condizioni di vita tra le diverse aree della Cina è endemica, e dovuta alle diversità geografiche tra le regioni del gigante asiatico: mentre il bacino dello Yangtze e le regioni costiere sono ricche d'acqua, adatte all'agricoltura, con un clima mite e facilmente accessibili, le provincie nell'entroterra ed ai confini si trovano in aree geografiche caratterizzate da deserti ed alte catene montuose, che le rendono difficilmente accessibili e inadatte perlopiù all'agricoltura. In questo senso è abbastanza eloquente il dato della percentuale della superficie del paese da cui provengono i prodotti agrari che sfamano la grande maggioranza della popolazione, e che non supera il 10% nonostante gli sforzi a riguardo. Ma oltre all'elemento geografico, sulla disparità di condizioni pesa anche la geografia dello sviluppo economico: le regioni costiere, con le città più grandi ed importanti, non solo è il motore dello sviluppo finanziario e il luogo degli investimenti a capitale estero, ma anche la sede della maggior parte dell'industria e del commercio, relegando le altre provincie ad un ruolo subalterno di fornitori di materie prime ed energia, dove le popolazioni locali vivono prevalentemente di agricoltura di sussistenza.
Quello che però sorprende della politica cinese è l'inversione di tendenza che si sta registrando negli ultimi anni, tesa sia a sviluppare queste regioni, sia a combattere le più evidenti disuguaglianze che l'apertura al libero mercato ha creato. La politica dirigista e monopartitica di Pechino permette, nelle attuali condizioni, scelte inattese ed in controtendenza con l'interesse delle lobby di ricchi formatesi con l'apertura al capitalismo. Così, certamente per evitare il rafforzamento di un'autorità alternativa all'interno dello stato, ma anche per calmierare i malumori crescenti nelle ampie fasce di popolazione che vivono in condizioni di miseria, le politiche cinesi di riduzione della disuguaglianza portano avanti un'idea di approccio alternativo ed originale allo sviluppo, che se saprà rispondere e sopravvivere anche alle crescenti spinte verso l'apertura politica potrebbe rafforzare ulteriormente l'autorevolezza e l'importanza internazionale della Cina.
Link ad articoli della BBC, del China Daily, del People Daily, tutti in inglese:
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/6409519.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/4782194.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/5237748.stm
http://english.peopledaily.com.cn/china/19990914A119.html
http://www.chinadaily.com.cn/opinion/2007-03/01/content_816577.htm
Quello che però sorprende della politica cinese è l'inversione di tendenza che si sta registrando negli ultimi anni, tesa sia a sviluppare queste regioni, sia a combattere le più evidenti disuguaglianze che l'apertura al libero mercato ha creato. La politica dirigista e monopartitica di Pechino permette, nelle attuali condizioni, scelte inattese ed in controtendenza con l'interesse delle lobby di ricchi formatesi con l'apertura al capitalismo. Così, certamente per evitare il rafforzamento di un'autorità alternativa all'interno dello stato, ma anche per calmierare i malumori crescenti nelle ampie fasce di popolazione che vivono in condizioni di miseria, le politiche cinesi di riduzione della disuguaglianza portano avanti un'idea di approccio alternativo ed originale allo sviluppo, che se saprà rispondere e sopravvivere anche alle crescenti spinte verso l'apertura politica potrebbe rafforzare ulteriormente l'autorevolezza e l'importanza internazionale della Cina.
Link ad articoli della BBC, del China Daily, del People Daily, tutti in inglese:
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/6409519.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/4782194.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/5237748.stm
http://english.peopledaily.com.cn/china/19990914A119.html
http://www.chinadaily.com.cn/opinion/2007-03/01/content_816577.htm
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