Sep 25, 2007

Birmania: la voce dei poveri contro l'oppressione




Quello che sta succedendo di questi giorni in Birmania è una rivoluzione in fieri, ed ha la massima importanza poichè riguarda uno dei regimi più repressivi e crudeli al mondo. I monaci buddhisti, somma autorità morale del paese, hanno deciso di reagire allo schiacciante totalitarismo e privazione dei diritti umani da parte della giunta militare golpista al governo da 45 anni.
Come ha magnificamente descritto Ryszard Kapuscinski nel suo Shah-in-Shah (sulla rivoluzione del 79 in Iran), la popolazione si abitua alle sofferenze ed alla repressione, e regagisce con proteste più o meno convinte ad ogni inasprimento delle condizioni di vita. La violenza del regime ne limita la capacità di reazione, attraverso la paura. Arriva però il momento in cui le condizioni richiedono una reazione, e si inizia a protestare, prima in piccoli gruppi, poi sempre in numero crescente, fino a quando il regime, impaurito e feroce, reprime nel sangue la protesta, sua potenziale nemesi. Ma la repressione violenta del dissenso pubblico può divenire la genesi della rivoluzione: il manifestante continua a protestare, con più forza e disperazione dopo ogni nuovo bagno di sangue, fino a quando non è in piedi di fronte al soldato che deve sparare sulla folla, lo guarda negli occhi, lo confronta da pari, mostra e capisce di aver vinto la paura. Il rapporto di forza cambia, non dipende solo dalle armi e dagli strumenti di offesa.
In Birmania, terra di religione e scaramanzia, dove gli oracoli vengono consultati per prendere le decisioni più importanti di governo, una profezia vuole che l'unione dei tre figli porterà il paese alla libertà: questi tre figli sono i monaci, i giovani ed i soldati. E due dei tre si stanno già unendo.
L'importanza dello sforzo del popolo birmano per la propria libertà è assoluta: dimostra l'universale tensione alla libertà e reazione all'oppressione dei popoli, contraddicendo le pretese particolaristiche avanzate da quei governi, tra cui la Cina, che vogliono bollare questi come valori occidentali, in parte alieni o non percepiti come importanti dalle poloazioni d'Asia.
Dimostra anche che non è necessaria una guerra "al terrorismo" per liberare popoli da regimi crudeli ed oppressivi, ma che servono l'informazione sulle condizioni di vita nel paese e il rifiuto della comunità internazionale di supportare in qualunque forma gli aguzzini al governo (non solo attraverso sanzioni, ma anche attraverso la cessazione di ogni cooperazione economica con i regimi fuorilegge: basti pensare che la maggior parte dei lungometraggi d'animazione visti in Europa e Nord America sono animati in Corea del Nord per sfruttare il bassissimo costo della manodopera nel paese).

Solidarietà alla lotta Birmana per la propria libertà dall'oppressione.

LINK: Corriere della Sera http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/09_Settembre/25/birmania_monaci.shtml
Repubblica http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/esteri/myanmar-aung/monaci-in-piazza/monaci-in-piazza.html
BBC (in inglese) http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/7011655.stm

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