12 settembre, un caccia israeliano entra in territorio siriano, sorvola l'intero ppaese fino al confine turco a nord, per poi rientrare in Israele.
I media di stato siriani danno l'annuncio-denuncia, e affermano di aver risposto con la contraerea.
Questo è tutto quello che è trapelato sull'incidente.
Ma un fatto del genere sarebbe più che sufficiente quanto meno per rivendicazioni e denunce al consiglio dell'ONU, probabilmente potrebbe creare almeno imbarazzo nel governo israeliano, se non addirittura giustificare una rappresaglia militare.
Come mai quindi nell'infuocato clima di tensione in medio oriente il tutto è stato tenuto sotto silenzio?
Israele ha il vantaggio sui vicini di essere uno stato democratico, con una pluralità di correnti interne tutte capaci di far sentire la propria opinione e con le proprie fonti di notizie riservate: molto raramente si è assistito ad un'operazione militare non seguita da fuga di notizie e particolari sulle cause e sulle conseguenze del gesto. Ma in questo caso nulla è trapelato.
Vi è un terzo attore nella vicenda: il regime comunist della Corea del Nord ha in Siria tecnici militari che stanno aiutando il paese arabo a sviluppare una tecnologia missilistica all'avanguardia.
Il tempismo dell'evento può far supporre alcune interpretazioni: sta per aprirsi il secondo round di colloqui tra il gruppo di contatto ed il regime di Pyongyang sullo smantellamento dell'arsenale nucleare del paese.
Ora, la Corea è un paese impoverito, alla disperata ricerca di sorgenti di valuta forte per pagare i propri conti, tanto da bluffare al rialzo sul proprio potenziale nucleare, in modo da creare una tensione tale da permettergli di guadagnare un potere maggiore nelle trattative di scambio: più aiuti in cambio dello smantellamento di un parco nucleare dall'efficacia quanomeno dubbia.
Costruire un'infrastruttura nucleare non è certo economico, soprattutto per uno stato ridotto alla soglia della bancarotta. Il valore del materiale nucleare e della tecnologia ad esso collegata è ancora alto, e Pyongyang deve trovare il modo di massimizzare i guadagni, rivendendo quanto più possibile del materiale acquistato a suo tempo dal Pakistan.
E qui potrebbe entrare la Siria, interessata a sviluppare in segreto, coperta dal rumore proveniente dal vicino Iran, una tecnologia militare nucleare.
Se così fosse, come credono diversi analisti, si tratterebbe del primo caso accertato di rilocazione su scala globale di materiale bellico nucleare in segreto, cioè quello che gli USA hanno sempre dichiarato essere il maggior rischio della globalizzazione delle reti terroristiche.
Ed il silenzio che sia il Mossad sia la CIA sono riusciti a imporre alla questione sembra avvalorare ulteriormente la tesi: il rischio è troppo alto e reale (al contrario del caso iraniano), per cui bisogna agire per neutralizzare la minaccia per vie informali, bypassando le sabbie mobili del consiglio di sicurezza dell'ONU. Forse il silenzio da entrambe le parti, unito alla mancata comunicazione da parte siriana dell'abbattimento del caccia israeliano, potrebbe far credere ad un esito almeno parzialmente positivo dell'operazione.
O forse, considerando la poca oculatezza nella scelta della locazione che dimostrerebbe la Siria piazzando un impianto nucleare al confine turco, l'obiettivo colpito porebbe essere stato qualcosa di meno evidente e più mobile, come un deposito dove veniva stivata parte di un potenziale ordigno, pronto a passare rapidamente la frontiera.
LINK (dalla BBC in inglese):
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7000717.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/6982331.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/6981674.stm
Sep 28, 2007
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