Feb 16, 2007

NEWS: la fine del regno per John Howard, il signore del Pacifico

Barack Obama è la nuova faccia della politica americana: nero ma rassicurante per i bianchi, colto, comunicativo, carismatico; è anche il primo serio candidato democratico ad assumere posizioni più vicine all'opinione pubblica mondiale, contro la guerra in Iraq. E proprio queste posizioni gli sono valse un attacco da parte di uno degli alleati più fedeli dell'amministrazione neoliberal repubblicana, cioè John Howard, primo ministro dell'Australia, che lo ha accusato di favorire così il terrorismo. La mossa dell'uomo forte di Camberra, 67enne al potere da 10 anni, potrebbe però diventare un clamoroso autogol. La posizione dell'Australia è sempre stata quella di superpotenza regionale, arbitro delle questioni politiche della miriade di piccoli stati arcielago componenti l'oceania, ma lo sforzo economico necessario a questa politica, unito a quello per la gestione dell'immigrazione e dei rifugiati, per i quali l'isola ha sempre rappresentato un forte polo d'attrazione per la propria capacità d'assorbire lavoratori, stanno diventando argomento principale di dibattito nella terra dei canguri.
Papua ha da pochi anni risolto il duro conflitto contro la separatista e ricca provincia di Bougainville, che ha causato centinaia di migliaia di morti e innumerevoli rifugiati, e continua a vivere in condizione di estrema precarietà economica, con oltre l'80 percento della popolazione che vive in condizioni semiprimitive, senza istruzione e senza nemmeno utilizzare il denaro; Fiji ha appena vissuto un colpo di stato su linee etniche, che ha portato al potere l'esercito a difesa della componente etnica polinesiana; Tonga vive dal 2005 una situazione di alta tensione a seguito delle pressanti richieste di democratizzazione alla monarchia; e le isole Salomone continuano ad essere insanguinate dagli scntri tra milizie etniche che dal 1998 rendono la crisi una questione che investe l'intera regione, e che le truppe di peacekeepers di Camberra non riescono a fermare nonostante lo sforzo economico profuso.
In questo scacchiere, l'Australia ha bisogno di occuparsi della stabilità e dello sviluppo economico di questi stati, per evitare di dover affrontare afflussi massicci di rifugiati come già al tempo dei boat-people dall'indocina, e per poter avere un mercato vicino capace di assorbire parte dell'export australiano.
Ma l'intransigenza politica dell'amministrazione Howard sta portando il paese incontro a critiche sempre più feroci sia da parte dei piccoli vicini sia da parte dell'altra potenza regionale, la Nuova Zelanda. Proprio in questi giorni Howard è stato accolto a Wellington da massicce manifestazioni di protesta contro la posizione australiana in Iraq, e viene costantemente bersagliato sia in partia sia all'estero da quella pressione che vediamo George Bush dover affrontare ad ogni occasione ufficiale.
In più si stanno levando sempre più forti le critiche da parte degli stessi leader degli stati del pacifico, che accusanodi violazione della sovranità la politica australiana di controllo e polizia nelle crisi: Michael Somare, il padre della patria a Papua ritornato dal 2002 alla presidenza nazionale, ha recentemente attaccato la politica estera australiana in quanto incapace di tener conto delle realtà locali in cui agisce, e quindi non efficiente nella gestione delle crisi: posizione comune anche al governo delle Salomone, e accuse che ricordano molto quelle dirette all'amministrazione repubblicana in USA.
Inoltre, molte violazioni di diritti umani negli stati isolani sono passate inpunite, come la chiusura del giornale Kele'a a Tonga a seguito delle manifestazioni violente per la democrazia nell'isola, o le torture dei pescatori di Papua da parte dell'esercito indonesiano a causa dei diritti di pesca del bacino circostante l'isola, intaccando gravemente la validità della pretesa australiana di giustificare la propria politica estera con la necessità di sostenere la democrazia e la good governance.
Chiaro quindi come in questa situazione, in particolare quando il tempo dei falchi sembra finito a Washington, in un paese con una ampia percentuale di popolazione giovane che viaggia moltissimo, e in un contesto economico mondiale dove per ragioni geografiche sono proprio l'Australia ed il Giappone a subire maggiormente la concorrenza della nascente superpotenza cinese, la presa di posizione di Howard potrebbe segnare, con le elezioni alle porte, il tramonto della linea dura anche nella Land Down Under.

qui i profili delle principali nazioni in oceania, in inglese dalla BBC:
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/country_profiles/1250188.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/country_profiles/1136253.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/country_profiles/1249307.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/country_profiles/1300477.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/country_profiles/1246074.stm
qui, sempre dalla BBC, un profilo del permier australiano
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/1883547.stm
e qui notizie varie d'attualità sull'area pacifica, da BBC, ABC Australia, Scoop NZ e postcourier Papua NG.
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/6361361.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/6353009.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/6079494.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/6076062.stm
http://www.abc.net.au/news/newsitems/200702/s1849017.htm
http://www.abc.net.au/news/newsitems/200702/s1849875.htm
http://www.abc.net.au/news/newsitems/200702/s1849079.htm
http://www.scoop.co.nz/stories/WO0702/S00271.htm
http://www.scoop.co.nz/stories/WO0702/S00213.htm
http://www.postcourier.com.pg/20070216/news02.htm

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