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Apr 8, 2010

Ma cos'è il Kirgyzstan?

Rivoluzione in Kirgyzstan, il solo paese dell'Asia centrale ex sovietica che ha tentato la transizione democratica.
E' la terza dall'indipendenza del 1992.
Il paese, povero di risorse ma con un grande potenziale turistico grazie ai magnifici paesaggi montani, produce principalmente frutta e energia idroelettrica, e si divide in due macroregioni, una a maggioranza kirgiza (popolazione nomade molto vicina ai kazaki e ai mongoli), l'altra a maggioranza uzbeka (popolazione turca, come quasi tutte le etnie della regione).
Le tensioni si devono inquadrare in un contesto di ampia corruzione, ritenuta dalla maggior parte dei cittadini la principale responsabile dei problemi di sviluppo del paese.

Ecco alcune mie foto, e alcuni link per trovare informazioni ulteriori sul paese.

condomini sovietici a Osh, nel sud del paese

Un trattore in piazza Ala Too, la piazza centrale della capitale Bishkek

anziana di fronte al palazzo presidenziale, Bishkek

monumento all'indipendenza, Bishkek

incrocio dei pali che reggono una yurta, na tenda dei nomadi centroasiatici

pastori nomadi sulla strada verso il confine cinese

bazaar di Osh, nel sud del paese, a maggioranza uzbeka

taxi collettivo verso il confine tagiko, attraverso le montagne del sud


http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/8608708.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/8608870.stm
http://enews.ferghana.ru/article.php?id=2618
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/kg.html

Mar 11, 2010

Di Balasciam

Balasciam è una provincia che la gente adorano Malcometo, e ànno lingua per loro. Egli è grande reame e discende lo re per reditade; e scese del legnaggio d'Allesandro e de la figlia di Dario, lo grande signore di Persia. E tutti quegli re si chiamano Zulcarnei in saracino, ciò è a dire Ales[a]ndro, per amore del grande Allexandro.
E quivi nasce le priete preziose che si chiamano balas[c]i, che sono molto care, e cavansi ne le montagne come l'altre vene. E è pena la testa chi cavasse di quelle pietre fuori del reame, perciò che ve n'à tante che diventerebboro vile. E quivi, in un'altra montagna, † ove si cava l'azurro, e è 'l migliore e 'l piú fine del mondo; e le pietre onde si fa l'azurro, è vena di terra. E àvi montagne ove si cava l'argento.
E la provincia è molto fredda. E quivi nasce cavagli assai e buoni coritori, e non portano ferri, sempre andando per le montagne. E nascevi falconi molto volanti e li falconi laineri: cacciare e uccellare v'è lo migliore del mondo. Olio non ànno, ma fannone di noci. Lo luogo è molto forte da guerra; e' sono buoni arcieri e vestonsi di pelle di bestie, perciò ch'ànno caro di panni. E le grandi donne e le gentili portano brache, che v'è ben 100 braccia di panno bambagino, e tal 40 e tal 80; e questo fanno per parere ch'abbiano grosse le natiche, perché li loro uomini si dilettano in femine grosse.

Marco Polo, Il Milione
Balasciam è il Nagorny Badakhsham, nel Pamir tajiko

May 7, 2008

Diario dall'Uzbekistan: la strada dorata per Samarcanda...


Attraverso la polvere gialla che incornicia il lento avanzare dell'antico Oxus, lungo le orme di Ibn Battuta, di Marco dei Polo, di Vanbery e di Stoddart, ecco che si apre di fronte agli occhi la turchese volta di Bibi Khaldun che dona il colore al cielo, le tre alte sorelle che costeggiano il riflesso dell'eternita' sulla piazza dalle proporzioni piu' perfette, le antiche pendici della Marakanda sogdiana e alessandrina che hanno visto i passi del grande Iskander.
Sono arrivato alla fine della strada dorata, sono a Samarcanda, e mi lascio cullare tra i suoi alberi e cortili, la dimensione terrena della sfida al cielo della citta' piu' bella del mondo

Jan 10, 2008

Çalik, Bouygues, Siemens: fare business in Turkmenistan

Ahmet Çalık

Ahmet Çalık è il presidente del consiglio d'amministrazione della compagnia turca che porta il suo nome, Çalık Holding.
Questa compagnia controlla cinque diverse compagnie che operano rispettivamente nel settore tessile, finanziario, logistico, costruzioni ed energia: quest'ultima è la branca che ha realizzato insieme alla italiana ENI l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, il primo a raggiungere l'Europa dall'Asia centrale evitando la Russia.

Ahmed Çalık è anche colui che ha stabilito le regole per entrare nel mercato del Turkmenistan a fare affari. E' stato ministro nel governo di Saparmurat Niyazov, pur non essendo cittadino del paese, e ha istituito un sistema che forza i potenziali investitori a supportare il culto della personalità del defunto dittatore, attraverso traduzioni del libro sacro scritto da Niyazov, il Ruhnama, nelle lingue dei rispettivi paesi. Spesso compagnie straniere sono arrivate a finanziare la costruzione di grandiosi monumenti nella capitale del paese, Ashkhabad; è il caso della Bouygues, gigante francese delle costruzioni e delle telecomunicazioni, che si è guadagnata l'accesso al mercato turkmeno traducendo il Ruhnama in francese, ed ha poi potuto erigere il monumento al libro sacro ad Ashkhabad.
Le compagnie edili, in particolare Bouygues e Çalık, hanno trovato una miniera d'oro per i loro investimenti nel paese centroasiatico: la capitale Ashkhabad è infatti stata recentemente teatro di un boom nell'edilizia di lusso che non ha pari nel resto dell'Asia centrale, e che può essere paragonato a quello degli Emirati Arabi o di Pechino olimpica.
Anche le compagnie di comunicazioni fanno affari d'oro in Turkmenistan: la Siemens è presente in forze nel paese, e secondo fonti interne al paese avrebbe fornito le apparecchiature necessarie ai servizi di sicurezza del paese per le intercettazioni di comunicazioni, per la censura informatica, e più in generale per le attività repressive che permettono gli arresti sommari di dissidenti e l'oppressione e la censura dei cittadini del paese.
Il settore dell'energia è però quello che interessa di più le compagnie straniere attive in Turkmenistan, in quanto il paese possiede i maggiori giacimenti di gas naturale del pianeta: questo è il settore dove la Çalık fa da padrone, ma anche la ENI opera nel paese, soprattutto in vista della costruzione di un oleodotto e di un gasdotto transcaspici: difficile immaginare che, date le condizioni imposte dal regime per poter investire nel paese, la presenza della ENI non sia un'altra fonte di supporto alla crudele dittatura turkmena.
Davvero gli affari devono e possono avere la priorità sulle questioni etiche e morali? Vogliamo sul serio riscaldare le nostre case con gas comprato da crudeli regimi dittatoriali che opprimono le proprie popolazioni?
Saparmurat Niyazov
Una delle sue statue d'oro ad Ashkhabad


LINK: L'inchiesta originale sulle traduzioni del Ruhnama è del documentarista finlandese Arto Halonen e dell'avvocato americano Kevin Frazier, ed è l'oggetto del documentario "Shadow of the holy book": qui il trailer del documentario: http://www.freedomforsale.org/index.php?req=article00008
http://www.freedomforsale.org/index.php?req=article00004&ref=frontpage
http://www.freedomforsale.org/index.php?req=article00009&ref=frontpage
http://en.wikipedia.org/wiki/Çalık_Enerji
http://www.calik.com/?nwlng=eng
http://www.bouygues.fr/fr/index.asp
http://www.freedomforsale.org/index.php?req=article00040&ref=frontpage

Dec 18, 2007

Scelte ciniche

Nel 2010 il Kazakhstan presiederà l'OSCE, organizzazione per la cooperazione europea negli ambiti di difesa e rispetto di diritti umani.
Il paese è un feudo personale di Nursultan Nazarbaev, presidente padre padrone del paese, in carica dall'indipendenza nel 1991, celebre per la corruzione nella gestione delle ingenti risorse petrolifere del paese, i cui proventi finiscono in larga parte nelle tasche della sua famiglia.
Il pessimo score del regime in materia di diritti umani, libertà democratiche e di stampa non sembra aver contato molto nella scelta, appoggiata dagli Stati uniti, che si sono dichiarati fiduciosi riguardo alla possibilità che la nomina aiuti il paese a favorire il processo di sviluppo democratico.
L'OSCE è la voce principale dei paesi occidentali nell'ambito della tutela dei diritti umani, ma sembra proprio che il petrolio dei campi dell'Asia Centrale sia dopotutto più importante per i governi occidentali assetati d'energia che i diritti dell'uomo, base delle nostre culture.


LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/7123045.stm

Nov 28, 2007

Vacanze turkmene

Immaginate addentrarvi tra le sabbie di un deserto in groppa ad un cammello, seguendo le piste carovaniere della antica via della seta, e di imbattervi di colpo in gigantesche rovine di antiche città persiane, partiche o sogdiane. Mentre le esplorate poi, verrete
avvicinati da un uomo con lunga barba, un gigantesco cappello cilindrico di lana di pecora nera, ed una tunica colorata che sembra un tappeto. Costui vi inviterà nella sua tenda, dove conoscerete la sua famiglia, berrete tè, e mangerete carne di montone allo spiedo.
Questo è quello che il Turkmenistan ha da offrire, e le rovine in questione sono quelle di Merv, Mazar el Jamal al-Din, Margoush, Nisa, Konye Urgench.
Questi luoghi affascinanti e misteriosi stanno per ritornare accessibili: dopo la morte del padre della patria del paese, il dittatore Saparmurat Niyazov, centro di uno dei più incredibili culti della personalità del pianeta, il paese, ricco di gas naturale e petrolio, si sta lentamente riaprendo al mondo, e il turismo è considerato una possibile fonte di guadagni per il futuro.
Potrebbe rappresentare un primo ed importante passo lungo la strada dell'apertura e dellamodernizzazione di uno degli stati più chiusi e sconosciuti al mondo.

[© 1998-99 Joe Kelley]

LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/7113396.stm

Nov 6, 2007

Dittature ed estremismi: terrorismo in Azerbaijan

I servizi di sicurezza dell'Azerbaijan hanno dichiarato di aver sventato una serie di attentati programmati da un gruppo estremista islamico ed arrestato l'ex ufficiale dell'esercito a capo della cellula estremista.
In Azerbaijian l'estremismo è sempre stato poco presente, e si è limitato al nord est del paese, nella regione abitata da lesghini, vicina geograficamente e culturalmente al Daghestan ed alla Cecenia.
In Azerbaijan non si sono mai verificati attacchi terroristici, e la popolazine, musulmana sciita come il vicino Iran, ha ereditato dagli anni dell'Unione Sovietica una mentalità molto laica, ancora più che in Turchia.
L'islam in Azerbaijan è ben lontano dalla purezza, e viene influenzato da credenze preislamiche zoroastriane,e e sciamaniche, come nel caso del pellegrinaggio alla vetta del Besh Barmaq, la montagna dalle 5 dita, dove si incontrano donne che per pochi manat compiono benedizioni con pietre, archi di roccia o bottiglie di coca cola, e dove asceti vivono di meditazione e carità sulle vette del monte.




Il fondamentalismo fa proseliti tra i rifugiati della guerra del Karabakh, e in generale tra i poveri in una nazione che diverrà a breve una delle prime produttrici di petrolio al mondo, ricca anche di gas naturale, e con una strategica posizione sulle rive occidentali del Caspio.
Il problema quindi è legato alla disparità di condizioni, all'aumento della diseguaglianza in un paese che ha conosciuto il comunismo, ed all'autocrazia che causa tutto questo.
Il governo di Baku è di fatto un feudo familiare della famiglia Alijev, che tollera poco o nessun dissenso, reprimendo proteste dell'opposizione ed uccidendo o incarcerando giornalisti.
Sia l'Europa sia gli USA hanno interesse a mantenere la stabilità in Azerbaijan, quindi appoggiano di fatto il governo autocratico di Ilham Alijev, senza premere a sufficienza per una reale apertura alla democrazia ed al rispetto dei diritti civili nel paese.
Quando il primo kamikaze si sarà fatto esplodere a Baku sarà troppo tardi per bloccare la deriva totalitaria sul Caspio. E come capita spesso, le conseguenze si faranno sentire direttamente anche nella nostra Europa occidentale, ignara del rischio.
Da Baku parte il principale oleodotto che rifornisce di petrolio l'Europa, passando per georgia e Turchia; e l'Azerbaijan diventerebbe lo stato più vicino alle frontiere dell'UE ad avere un problema interno con il terrorismo islamico.

LINK:

http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/6247776.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/programmes/from_our_own_correspondent/6218368.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7067945.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/1595228.stm

Jun 29, 2007

Game over

Fine del viaggio: verro' deportato a Roma da Tashkent lunedi' prossimo (2 luglio) in mattinata, giusto dalla tappa prima di raggiungere la sognata Samarcanda. Nel frattempo forse mi verra' permesso di lasciare l'hotel, dove per ora sono confinato. Alti e bassi di un viaggio comunque stupendo.

End of the trip: i'll be deported on monday the 2nd july from Tashkent directly to Rome, just one stop before reaching dreamt Samarkand. In the meanwhile maybe they'll allow me to leave the hotel, where for now i'm forced to stay all day. Up and downs of a trip that has been wonderful anyway.

Jun 28, 2007

Imprevisti ad un passo da Samarcanda

La strada dorata non vedra' le mie orme, almeno non per ora! Per un'irregolarita' del visto saro' deportato dall'uzbekistan, quindi oggi o domani dovro' prendere l'aereo che mi portera' in azerbaijian, a baku, da dove riprendero' il viaggio verso l'iran, sempre che non mi tocchi andare a Istanbul o peggio a Roma. Questo comporta la cancellazione dall'itinerario di viaggio di samarcanda, buhara, khiva e del turmenistan! E tutto grazie all'ambasciata uzbeca a pechino, che accuratamente ha sbagliato a segnare le date di validita' del visto. Alla prossima per aggiornamenti!A tutti, comunque tutto bene, non preoccupatevi!

I'll not leave footprints along the golden road to samarkand, not for now!I'll be deported today or tomorrow from uzbekistan because of irregular visa: the embassy in beijing made a huge mistake with the dates, so in fact the validity period is already expired.... that came to the attention of the OVIR, the bureau of internal security, that gently invited me to buy a plane ticket to baku, azerbaijian, from where i'll be able to follow my trip towards iran, unless i'll be forced to get on a plane to Istanbul or, worse, Rome, missing altogether samarkand, buhara, khiva and turkmenistan! stay tuned for updates!But no worries, everything is fine and under control!

Jun 3, 2007

Lungo le strade del Turkestan

Lunghe distese di deserto si srotolano sotto un cielo azzurro spesso velato da nubi di sabbia, e riempiono lo spazio incorniciato dai giganteschi bastioni montuosi delle piu' alte cime del pianeta. dopo aver percorso il claustrofobico corridoio del Gansu, incastonato tra gli altopiani tibetani e le inospitali distese del gobi e della mongolia, ed aver attraversato quella porta di giada che rappresentava la fine della civilta' cinese e l'inizio delle terre dei nomadi, entrare in Xinjiang lascia spiazzati e disorientati, confonde le direzioni, e concede riferimenti sicuri solo ai propri margini, lungo i pendii del tian shan o dell'himalaya.
Ma ai bordi del temibile Taklamakan, il deserto dei demoni di sabbia, il luogo piu' inospitale al mondo, dove l'acqua che scende dai ghiacchiai settemila metri piu' in alto riesce a trovare una via che non la disperda, nascono oasi di vegetazione rigogliosa che riescono ad ospitare centinaia di migliaia di persone, che rappresentano rifugi, e la cui esistenza rende possibile il passaggio della regione, e quindi la comunicazione via terra dalla Cina all'Europa.
Ecco il cuore della via della seta, a meta' strada tra Pechino e Istanbul.

La prima di queste oasi e' Turpan, che si trova sul fondo della seconda depressione del pianeta, a centocinquanta metri sotto il livello del mare, dal quale e' anche il luogo piu' distante, racchiusa com'e' nel cuore profondo del continente asiatico.
La citta', antico centro di buddhismo convertito poi all'islam, e' anche la piu' vicina alla frontiera storica con la Cina tra quelle popolate da maggioranza uigura, la principale popolazione nella regione, di lingua e cultura turche. I viali della citta' sono addolciti da vigne, che a volte arrivano a creare vere e proprie arcate naturali, ripari contro la calura oppressiva che qui tocca cime record, fino a vertiginose temperature vicine ai 60 gradi in piena estate. L'uva e' anche il prodotto piu' apprezzato dell'oasi, ritiratasi dal ruolo di crocevia fondamentale nella comunicazione tra oriente ed occidente a quello di ingentilito villaggio rurale, dove i ritmi sono scanditi dal ciclo annuale della vigna e della seccatura dll'uva nelle apposite torri sopra le case.
Attono alla citta' il deserto, domato nei secoli con lavoro certosino e difficile: canalizzazioni sotterranee percorrono i lunghi chilometri di roccia che separano l'oasi dai pendii innevati del tian shan, a volte per oltre 40 km, e necessitano continua manutenzione che puo' essere garantita solo con antiche tecniche a lavoro manuale. Gruppi composti da due uomini ed un animale da traino seguono il percorso dei karez, immergendovisi per fissare interi blocchi di detriti e trascinarveli fuori, in modo da evitare l'ostruzione del passaggio dell'acqua. La posta in gioco e' la sporavvivenza stessa della citta', come dimostra bene l'impressionante distesa di rovine dell'antica GaoChang, citta' carovaniera sulla via della seta, ora divorata dal deserto ed abbandonata alla proria rovina.
La natura e' qui estrema, bellissima e brutale, come lungo i pendii rossi delle montagne di fuoco, che si incendiano alla luce del tramonto e rivelano le profonde gole che ne percorrono i fianchi verso il fondovalle, brulli dirupi di ghiaia, o a bezeglik, canyon incastonato tra aride montagne di sabbia rossa, dove un fiume seminascosto dona vita ad una vegetazione lussuregiante e dove, incastonate alle pareti, come santuario alla fragilita' della natura da queste parti, si trovano antiche grotte buddhiste ricoperte da pitture e statue di un tempo passato, sfregiate nei secoli dalle stesse genti che le costruirono, come sacrificio al nuovo unico dio proveniente dall'infuocata Arabia.

Il Taklamakan e' un alternarsi di macabre distese sabbiose, alte dune, vaste pietraie spazzate dal vento e catene montuose solcate da profonde ed aride gole. La strada che collega le oasi, la stessa che i mercanti attraversavano in carovane di cammelli, e' inospitale e minacciosa, ma resta quantomeno praticabile, al contrario della sovrumana vastita' dello spazio interno al deserto. La conquista dell'ovest cinese e' riuscita dal momento in cui si e' riuscito a domare proprio quel deserto che per le popolazioni locali ha sempre rappresentato isolamento e divisione. In effetti, la mentalita' uigura e' talmente legata alla realta' dell'oasi che ancora adesso nessuno si pronuncera' sui meriti o difetti degli abitanti delle altre oasi a meno che abbia avuto la possibilita' di conoscere personalmente il luogo: un modo di pensare cosi' distante dalla nostra necessita' di ricorrere a stereotipi!

E poi si arriva a Kashgar: il mitico crocevia di strade alla fine del mondo, incastonata fra le imponenti catene d'Asia ed il deserto, fiero cuore dell'indipendenza dell'Asia centrale con una storia scritta nel sangue e nelle asperita', vive oggi una feroce resistenza culturale all'occupazione cinese. Da qui e' partita l'islamizzazione dell'intero bacino del Tarim e della Cina occidentale, quindi il nazionalismo non poteva assumere altro aspetto che quello dell'islam tradizionale. I veli delle donne sono a volte teli che coprono completamente il volto, le barbe degli uomini vengono accuratamente curate ma mai rasate, creando i volti fuori dal tempo dei vecchi canuti dalla pelle consumata dalle asperita' del clima. Vecchi mestieri vengono continuati da generazioni in botteghe che tradiscono l'influenza del subcontinente indiano, e l'unica lingua che risuona tra le strette vie della citta' vecchia e' l'idioma locale.
(continua...)

Jun 1, 2007

Ai confini della Cina: diario dal Gansu

A sud il colossale muro dell'altopiano tibetano, a nord le propaggini occidentali del Gobi e le infinite colline della Mongolia; in mezzo un corridoio spazzato dal vento, arido ed inospitale, che rappresenta pero' la frontiera occidentale della Cina degli han, e che la collega al bacino del Taklamakan, la fine del mondo, la regione degli storici nemici nomadi, i barbari dell'Asia centrale, capaci in piu' occasioni di destabilizare l'impero con le loro invasioni.
E' qui che finisce in sordina la grande muraglia, sia quella dell'imperatore ShiHuangDi che ne fu il primo architetto, sia quella piu' nota dei Ming.
Alla fine del corridoio di HeXi, dove il deserto centroasiatico fa la sua prima comparsa con il suo oceano sabbioso, sorge l'ultima porta sotto il cielo, il passaggio di giada, la fine della civilta'.
Lungo questa striscia di terra sono passate le invasioni che hanno rimodellato la psiche cinese, portando all'inevitabile conquista dei territori della frontiera occidentale da parte di imperatori interessati alla sua inportanza strategica in chiave difensiva ed al controllo delle vie carovaniere verso ovest.
Arrivare da occidente alle alte dune sabbiose di DunHuang significava raggiungere la sicurezza e la civilta', dopo un viaggio interminabile ed incredibilmente pericoloso.
Da qui Marco Polo, inevitabile compagno e metro di paragone su queste strade d'Asia, entra nel lontano Kitai, potendo ammirare la splendida oasi della luna, specchio d'acqua e vegetazione sormontato da una pagoda cinese ed incastonato tra vere montagne di sabbia.
Il veneziano, di cui si continua a dubitare la veridicita' dei racconti, l'origine e persino l'esistenza, ma che e' parte integrante della mitologia sia europea sia cinese, si fermera' anche nella attuale capitale regionale, LanZhou, placidamente adagiata lungo il; fiume giallo, torbido trasportatore di loess verso le fertili pianure orientali.
In un anno di soggiorno non avra' nulla da raccontare.
Il Gansu e' la regione piu' povera della Cina:le nuove politiche d'investimenti ne faranno presto un centro minerario, e gia' ora Lanzhou e' la capitale dell'energia nucleare del paese di mezzo, ma ancora buona parte della popolazione vive di piccoli scambi nei mercati, e non puo' sorprendere il modo in cui le principali attrazioni turistiche siano diventate macchine da denaro.
Le stupefacenti grotte buddhiste di Mogao, dove interi pezzi di storia religiosa si trovano l'uno accanto all'altro in un gigantesco alveare di cavenella parete rocciosa, passerelle e scale, demandano 3 volte tanto il prezzo d'entrata rispetto alla grande muraglia a Pechino, e le impressionanti dune attorno all'oasi della luna sono state trasformate in un luna park per i molti turisti cinesi, che con scarponcini arancioni e ombrelli colorati comprati per l'occasione appena fuori il cancello si inoltrano nelle sabbie lasciandosi tentare dalle carovane di cammelli, dalle slitte da sabbia e dalle bevande fresche sei punti di ristoro.
Qui non sono ancora approdate le campagne educative che stanno cambiando il volto di Pechino e dell'est, e si ha la sensazione di viaggiare dieci anni a ritroso nella Cina che aveva appena scoperto il liberomercato e la ricchezza.
Rumorosi sputi, calche al posto di file ordinate, veicoli che usano i marciapiedi come corsie di sorpasso sono vista comune, ma sotto le facciate decorate a mattonelle da bagno dei nuovi edifici si percepisce gia' l'eco lontano della cultura e dei colori tibetani, e del richiamo della selvaggia Asia Centrale

Feb 25, 2007

NEWS: Nubi di guerra sull'Iran

L'Iran, per voce del presidente Ahmadinejad, dichiara di voler proseguire "come un treno senza freni nè retromarcia" lungo la strada della costruzione di impianti nuclleari per uso civile.
Che convenienza può trarne il governo di Teheran nello sfidare apertamente gli stati uniti? A differenza dei governi afghano e iracheno, oltranzisti sulle loro posizioni per assurdo fanatismo, Teheran è un giocatore di primo piano nella politica internazionale, a lungo abituato a muoversi nello scacchiere mondiale, e sopratutto il governo può contare sul supporto della maggiranza della popolazione, che lo ha eletto in elezioni libere. L'Iran non è, contrariamente all'idea che si può averne da fuori, un paese fondamentalista, nè socialmente arretrato: l'eredità dell'occidentalizzazione pre rivoluzionaria, unita alla maggiore libertà personale seguita alla rivoluzione, ne fanno uno degli stati dalla mentalità più progredita nell'intera area mediorientale per quel che riguarda la popolazione. Sembra paradossale, ma è così: mentre il controllo della Savak, la polizia segreta, era totale e spietato, l'attuale regime si limita principalmente ad un controllo sulla forma e sulle apparenze, e pur non potendo essere definito aperto e democratico, concede sicuramente maggiori libertà individuali.
L'America nonè mai stata vista con particolare favore in Iran, soprattutto a seguito del supporto incondizionato offerto al regime della dinastia Pahlavi: è quindi un evidente errore strategico e d'immagine quello, da parte dell'amministrazione americana, di condurre una politica di scontro diretto: questo porta solo ad aumentare la coesione interna degli iraniani, tanto più infastiditi dalle goffe manovre della CIA per finanziare i gruppi di minoranze anti governative e le loro azioni brutali di terrorismo (paradossale, eh?). Scatenare una campagna di Persia potrebbe essere purtroppo una delle ambizioni dell'ottusa "dottrina Bush", miope colpo di coda di uno tra i peggiori governi che gli USA abbiano mai avuto. Ed oltre a destabilizzare irrimediabilmente l'intero medio oriente, a rendere ancora più difficili i rapporti tra oriente ed occidente, ed ad andare incontro ad un disastro militare di proporzioni mai viste dalla superpotenza d'oltreoceano (l'Iran ha il doppo degli abitanti ed il triplo del territorio dell'Iraq, e confina con questo oltre che con l'Afghanistan), l'eventuale guerra probabilmente finirebbe per creare una insanabile frattura tra gli Stati Uniti e le altre due superpotenze mondiali, Russia e Cina.
La difesa dell'epoca di pace e prosperità che l'Europa sta vivendo dalla fine della seconda guerra mondiale potrebbe passare, 2500 anni dopo le guerre tra grecia e Persia, per gli altipiani tra il Caspio ed il Golfo Persico.

Analisi sulla situazione, in italiano ed inglese, dal Corriere della sera, dalla BBC, dal Tehran Times, e da Al Jazeera
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/02_Febbraio/25/iran.shtml
http://www.tehrantimes.com/Description.asp?Da=2/25/2007&Cat=2&Num=019
http://www.tehrantimes.com/Description.asp?Da=2/25/2007&Cat=2&Num=7
http://www.tehrantimes.com/Description.asp?Da=2/25/2007&Cat=2&Num=13
http://www.tehrantimes.com/Description.asp?Da=2/25/2007&Cat=2&Num=14
http://www.tehrantimes.com/Description.asp?Da=2/25/2007&Cat=2&Num=15
http://www.tehrantimes.com/Description.asp?Da=2/25/2007&Cat=2&Num=17
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/country_profiles/790877.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/6394387.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/6392287.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/6378765.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/6122412.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/4617398.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/3362443.stm
http://newsforums.bbc.co.uk/nol/thread.jspa?threadID=5603&&edition=2&ttl=20070225135036
http://english.aljazeera.net/NR/exeres/C4C3D080-F67E-4495-9218-F5825690E4EF.htm

Feb 11, 2007

NEWS: Elezioni in Turkmenistan

Oggi i turkmeni scelgono il successore del "Turkmenbashi", padre della patria, Saparmurat Niyazov. Colui che è stato padre padrone della nazione, unico depositario del potere dal 1985 fino al 21 dicembre del 2006, è morto lasciando dietro di sè una struttura che non prevedeva alternative al suo culto della personalità, e quindi non prevedeva l'esistenza di figure che potessero offuscare l'autorità centrale o dividerne anche solo in parte il potere. Così i candidati alle seconde elezioni che il Turkmenistan vedrà nella sua storia sono figure poco note alla popolazione, governnatori locali, sindaci, o membri della burocrazia. Il risultato è che il vincitore sarà, in maniera del tutto prevedibile, Gurbanguly Berdimuhammedow, attuale acting president e candidato favorito dalla ristertta cerchia al potere. Come nel '92 ci si aspetta un plebiscito di proporzioni sovietiche, e certamente la decisione di non accettare commissioni indipendenti per verificare la correttezza di svolgimento delle consultazioni è indicativa dello stato delle libertà sociali e politiche nel paese, penultimo nella graduatoria di freedom in the world.

PROSPETTIVE: il Turkmenistan, 2mil. abitanti in un territorio ricco di gas e petrolio ma totalmente occupato dal deserto del Kara kul, è strategicamente la pedina più importante nel nuovo Grande Gioco per l'Asia centrale: sia la Russia sia gli USA hanno interesse nelle fonti energetiche della regione e nel crearsi alleanze in un'area geograficamente cruciale per il management dell'intero medio oriente, e il Turkmenistan ha in più lunghi confini comuni con l'Iran e l'Afghanistan. Di qui inoltre potrebbero passare gli oleodotti ed i gasdotti in grado di trasportare idrocarburi dal centro dell'Asia al mar Nero e alla Turchia evitando Iran, Siria e Russia. Si spiega quindi l'indulgenza della comunità internazionale verso il dispotismo di Ashkabad, verso quello che, salvo inattese virate riformiste e democratiche, rimane il più compiuto esempio di totalitarismo che la storia ricordi, paragonabile soltanto al regime coreano di Pyongyang. E dovrebbe essere sufficiente a spiegare perchè questo pezzo d'Asia rimasto sempre fuori dalla storia, governato da bizzarri dittatori dal nome inpronunciabile sia di assoluta importanza nelle attuali questioni geopolitiche. Soprattutto è un buon esempio di notizia ignorata dai circuiti mediatici ufficiali nonostante la rilevanza effettiva, dimostrazione della vitale necessità di sviluppare una curiosità in grado di superare la superficialità imposta dai media contemporanei.

qui analisi delle elezioni turkmene in inglese dall'agenzia ferghana.ru:
http://enews.ferghana.ru/article.php?id=1823
http://enews.ferghana.ru/article.php?id=1827
qui due analisi da radio free europe sulle prospettive del paese, in inglese:
http://www.rferl.org/featuresarticle/2007/02/78707CDF-3E78-4DBB-B453-F367A7A4969A.html
http://www.rferl.org/featuresarticle/2007/02/782B1294-8B66-476A-9FD2-23FCC48D78A7.html
e qui un profilo di niyazov da wikipedia
http://en.wikipedia.org/wiki/Saparmurat_Niyazov
 
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