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Apr 28, 2010

Chi è Fatima Elatik

Questo è un articolo tratto dalla BBC online che parla di Fatima Elatik, sindaco di Zeeburg (la municipalità di AMsterdam dove vivo).
Trovo che possa essere un fruttuoso spunto di discussione sulle tematiche dell'integrazione in una società aperta e dinamica.

Dutch Muslim women striving to integrate

By Roger Hardy
BBC Islamic affairs analyst, Amsterdam

At a time when the headscarf is a hot issue in Europe, it comes as something of a shock to meet Fatima Elatik.
This feisty 36-year-old - who combines her headscarf with bright red lipstick - is mayor of Zeeburg, a large multicultural district of Amsterdam.
She is the first Dutch-Moroccan woman to become a district mayor - quite an achievement for a woman whose mother arrived in the Netherlands 40 years ago, unable to read or write.
"My mum first held a pen to write her own name once she was 60," Fatima recalls.
"And now she sits next to me when I read the newspaper, reading the words with me."
Empowerment
A short walk from the mayor's office, I find out what the Dutch authorities are doing to help migrant women adapt to life in a modern, secular society.
Marion Huisinga runs courses teaching immigrant women basic skills.
On the day of my visit, some 20 women, most of Moroccan origin, are learning to speak, read and write in Dutch.

The youngest is in her 20s and has brought her new-born baby along in a pram. The oldest, Rahma, is 74 - and one of Ms Huisinga's star pupils.
Ms Huisinga has to win the trust not only of the women but of their husbands. Some are reluctant at first, she says, but they usually come round.
The courses are about much more than language. Ms Huisinga takes the women to the beach or the zoo, or one of the city's famous museums.
For many of them, getting out of the house is itself an achievement.
Wayward sons
As they talk and sip Moroccan tea, the women seem relaxed. But their lives are often hard.
One of them, Zara, is divorced and has to look after four boys on her own.
Mothers worry that, out on the street, their sons may get drawn into crime, drugs or extremism.

Young Muslim men have been the focus of concern here since 2004, when a 26-year-old Dutch-Moroccan, Mohammed Bouyeri, stabbed to death the controversial film-maker Theo Van Gogh.
I had visited Amsterdam in the aftermath of the killing, when young Muslim males were under a cloud of suspicion.
It was a bad time to be Dutch-Moroccan. A traditionally liberal society was polarised and ill at ease.
Young Muslim men told me they were routinely turned away at discotheques.
The problem has not gone away. But now a Dutch-Moroccan hip-hop artist, Casablanca Connect, has produced a video called "Members Only" to highlight the issue.
Rather than being made to feel worthless, he told me, young Dutch-Moroccan men need to be encouraged to feel they really belong in Dutch society.
That is not easy when the anti-immigrant Freedom Party - led by Geert Wilders, an outspoken critic of Islam - is gaining an ever bigger following.
Mr Wilders wants the authorities to halt all immigration from Muslim countries.
Coping with change
Dutch Islam has many faces. I visited a progressive mosque, whose administrator is a 24-year-old woman.

And I tried - and failed - to visit an imam associated with the conservative form of Islam known as Salafism.
The imam - accused in the Dutch press of promoting intolerance - agreed to see me, and then changed his mind.
This is a community in the throes of change - yet still in many respects traditional and patriarchal.
Someone who has to deal with the social problems of male-dominated families is Samira Bouchibti - one of four Dutch-Moroccan members of parliament and Labour Party spokeswoman on youth and family issues.
She is concerned about forced marriage, which still occurs despite efforts to outlaw it.
Part of Ms Bouchibti's brief is gay rights - something many Muslims would be unwilling to take on.
I ask if there is any tension between her faith and her commitment to equal rights for gays.
"No, never," she replies, "because my God loves all the people - gay, black, white, religious, not religious. My God loves everybody."
It is a very enlightened, very Dutch view - even if conservative Muslims would take issue with it.
I left Amsterdam feeling young Muslim women may be coping with the challenges of modern life rather better than the young men.
The girls are seizing their chances, says district mayor Fatima Elatik, whereas the boys have a tough time dealing with Dutch society.
They find it hard to get jobs and to be accepted.
"It's easier to be named Fatima," as she puts it, "than to be named Mohammed."

Apr 19, 2010

La transizione completata

In un paese enorme come a Cina, infrastrutture in grado di accorciare le distanze interne sono una delle chiavi del processo di sviluppo.
Il treno veloce tra Pechino e Canton, per risparmiare un totale di 2 ore e 30 sul tragitto, è stato progettato per non fermarsi alle stazioni, ma con un sistema di interscambio di carrelli sospesi per le operazioni di imbarco e sbarco dei passeggeri.

30 stazioni sulla linea, tempo medio di fermata per stazione 5 minuti, totale risparmio 2h30 appunto, più l'energia dei processi di decelerazione ed accelerazione.

E' con questo tipo di produzioni che la Cina si affaccia al mondo dopo le trionfali olimpiadi del 2008: l'associazione del marchio Made in China con prodotti di bassa qualità sta per diventare eredità del passato.

Mar 15, 2010

Perchè?

'La caratteristica di questo Governo e' quella dell'etica politica''. Lo ha detto a Mestre il 14 marzo il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. ''Prima di questo Governo, compresi quelli di centrodestra, - ha spiegato La Russa - la tecnica e' stata quella della parziale irresponsabilita': il Governo decideva, poi affidava a qualcuno il compimento delle proprie decisioni e se qualcosa non funzionava, la colpa era di chi non aveva saputo tradurre in fatti concreti le decisioni del Governo. Il Governo Berlusconi, dal primo giorno - ha sottolineato - ha modificato la politica della responsabilità in etica della responsabilità"

Perchè una simile dichiarazione, in un momento in cui è chiaro come la questione morale sia proprio il problema più grande della coalizione al governo?
C'è un problema di prospettiva nella percezione che il governo in questo momento ha di se, o stiamo assistendo ad una strategia cosciente di mistificazione per mezzo di becera propaganda fatta di menzogne?

Mar 14, 2010

cibo per gatti e fast food

Secondo una ricerca condotta dal laboratorio Global Food Testing di Burton on Trent, Inghilterra, il livello di grasso trovato nelle scatole per gatti “Gourmet Gold” è risultato solo l’ottava parte di quello del pollo fritto della Kentucky Fried Chicken (KFC) ed è anche molto inferiore a un Big Mac della McDonald’s o un pasto della catena Pizza Hut. “Non farebbe alcun male agli essere umani mangiare questo cibo”, ha detto il Dr. John Searle, il responsabile dello studio, riferendosi ovviamente agli alimenti per cuccioli.

Mar 9, 2010

Pedofilia nel clero

Federico Lombardi, portavoce vaticano, ha affermato che gli episodi di pedofilia riguardano anche altri ambiti oltre al clero, per cui è bene inserirli in un contesto più ampio.
Il problema è che buona parte degli altri ambiti in cui si verificano abusi sono contesti patologici e deviati, che certo non hanno la pretesa di essere la guida morale per la società, fino al punto da influenzarne le leggi.

Alle pretese seguono anche le responsabilità, volenti o nolenti.

Mar 3, 2010

Elezioni locali in Olanda

Olanda, boom del partito xenofobo
Le proiezioni: "Il Ppv è la terza forza"
Il partito della Libertà (Pvv) xenofobo e anti islam di Gert Wilders è il grande vincitore delle elezioni amministrative in Olanda e passerebbe dall'essere il quinto al terzo partito in Olanda su base nazionale.

E' quanto emerge dalle proiezioni sul numero di seggi in Parlamento, mostrati da Nos Tv.

Secondo i grafici mostrati dall'emittente il partito dei cristiano democratici (Cda), pur molto ridimensionato, rimarrebbe il primo partito olandese seguito dai laburisti, anch'essi in caduta. Il Pvv aumenterebbe la sua presenza di quindici seggi in Parlamento, passando da 9 a 24 seggi.

L'affluenza alle urne, che si sono chiuse alle 21, è stata del 56%.

Da Repubblica.it


E' un giorno triste. Anche in un paese storicamente aperto e tollerante oggi ha vinto il poulismo becero.
Vorrei iniziare un complesso discorso sul senso ed i controsensi del nazionalismo oggi, ma per ora l'unica cosa da dire è che anche qui alla maggior complessità della politica contemporanea la gente risponde radicalizzandosi sui temi più semplicistici. E questo a mio parere è molto triste.

Mar 1, 2010

Perchè il commercio equo e solidale deve adattarsi al libero mercato



Spesso i prodotti del commercio equo e solidale vengono venduti ad un prezzo più alto dei corrispondenti prodotti comuni.
I consumatori "accorti" e "consapevoli" sono felici di pagare questa differenza, conoscendo i benefici sociali del prodotto, e spesso attribuendovi una migliore qualità.
In realtà questa modalità di consumo nasconde un errore sostanziale.
Analizziamo la struttura del processo economico sottostante al commercio, diciamo, del caffè, che insieme al cacao è simbolo del commercio equo.

In un rapporto economico di libero mercato troviamo diversi attori interessati nel processo di produzione e distribuzione del caffè: il contadino che lo produce, il mercante che lo compra al contadino, lo distribuisce e trae i profitti dalla vendita, ed il consumatore finale del prodotto, che lo acquista.
Chiaramente nella categoria "mercante" possono trovarsi più individui, che rappresentano i diversi passaggi della catena di distribuzione, ma per la nostra analisi il numero di questi passaggi intermedi non è importante, in quanto possiamo ammettere che, se il sistema è ottimizzato, siano gli stessi sia per la distribuzione classica sia per quella equa e solidale.

Il contadino può possedere o meno la terra che lavora, ma in generale non avrà la liquidità necessaria ad assicurarsi i mezzi produttivi per garantirsi il raccolto. Questo è un elemento chiave dell'intera analisi: il contadino i questione non è indipendente economicamente, quindi dovrà ricorrere a un prestito di capitale per poter produrre il raccolto. Difatti il sistema equo e solidale (che d'ora in poi abbrevierò ES) non si applica ai prodotti di agricolture di aree completamente sviluppate (o artigianato, per estensione).

Quindi, il contadino per produrre ha bisogno di reperire il capitale da investire nei mezzi di produzione, dalle sementi ai macchinari agli antiparassitari etc.
Se si rivolge ad una banca, potrà ricevere un prestito a tassi molto poco vantaggiosi, in quanto la banca dovrà garantirsi contro l'insolvenza del contadino, che non possiede garanzie sufficienti: il raccolto annuale insomma rappresenta in assoluto la più importante risorsa economica del contadino.

Il mercante offre quindi un prestito al contadino ad un tasso leggermente migliore di quello che la banca può offrire.
Questo può sembrare frutto di una logica antieconomica, ma in realtà con il prestito (che il contadino ovviamente accetterà in quanto più vantaggioso) trasforma il contadino in debitore, e potrà acquistarne il prodotto per poi rivenderlo.

Il mercante segue una logica di massimizzazione del profitto.
Questo significa che il prezzo che pagherà al contadino per i suoi prodotti sarà il più basso possibile, in grado cioè di ripagare il debito e garantire la minima sussistenza al nucleo famigliare del contadino in una stagione normale, ma costringendo il contadino a protrarre ulteriormente il debito in caso di raccolto scarso.
Il limite minimo del prezzo è dato dal mantenimento della convenienza del prezzo fatto dal mercante rispetto a quello calcolato sul prezzo del prestito bancario, tenendo conto che il contadino in un'agricoltura non meccanizzata non può vendere le sue merci direttamente al mercato saltando l'intermediazione del mercante.

Vale la pena notare che il mercante sta comportandosi in maniera neutra, questo paradigma economico non è influenzato da scelte morali, solo dalla logica di massimizzazione del profitto del mercante, che ovviamente cercherà la maggior convenienza negli affari.

Il mercante quindi sosterrà dei costi di distribuzione della merce, la venderà ad un prezzo concorrenziale che gli garantisca un guadagno. A parità di prodotto i consumatori acquisteranno quello a costo minore.

Un prodotto ES obbedisce allo stesso paradigma, ovvero la filiera produttiva del singolo chicco di caffè dalla pianta a casa nostra è la stessa. La differenza principale sta nella logica del mercante. Il mercante ES (perchè di questo si tratta, ovvero di chi distribuisce e vende la merce del contadino che come abbiamo detto non è in grado di farlo da solo) non usa una logica di massimizzazione del profitto, ma di distribuzione equa del profitto stesso con il contadino. Questo non cambia i costi di produzione e distribuzione, il contadino dovrà comunque ricorrere al prestito del mercante ES per l'acquisto dei mezzi di produzione essenziali.

Il prezzo finale del prodotto rimane quindi lo stesso, in quanto non è gravato da costi diversi: l'unica differenza chiave tra i processi sta nella logica di ridistribuzione del profitto: nella filiera tradizionale il mercante, avendo la possibilità di allocare il profitto, massimizzerà la sua quota parte. Anche il mercante ES potrà allocare il profitto dell'intera operazione, ma seguendo una logica di distribuzione equa, garantirà al contadino una più alta quota parte.

La logica di mercato per cui vale la pena pagare di più un prodotto equo solidale in quanto tale rappresenta quindi un ingiustificato aumento del prezzo finale del prodotto stesso, sostenibile solo grazie alla buona fede dei consumatori; limita inoltre la capacità di espansione sul libero mercato delle merci di provenienza ES.

Quest'anno ricorrono i 150 anni dalla pubblicazione di "Max Havelaar" dello scrittore olandese Multatuli, libro di protesta sociale conro le quote di coltivazione di te e caffè e le inique politiche coloniali nelle Indie orientali olandesi, che rappresenta una pietra miliare nella presa di coscienza dei problemi della distribuzione equa.
Vale la pena leggerlo.

Feb 28, 2010

Perchè il vegetarianismo non salva il mondo

Secondo uno studio della Cranfield University finanziato dal WWF il vegetarianismo sarebbe più dannoso per l’ambiente del consumo di carne. Per i ricercatori, rinunciare al manzo e all’agnello a favore di fonti di proteina sostitutive avrebbe l’effetto di aumentare le terre sotto coltivazione, contribuendo alla distruzione delle foreste. in quanto la produzione dei succedanei della carne consumati dai vegetariani richiede un impiego “altamente intensivo” d’energia.

Scegliere di essere vegetariani è soggettivo, non entro nel merito ne mi interessa entrarci.
La cosa più importante è rendersi conto che le soluzioni in apparenza semplici ed ovvie ai problemi non sono per forza giuste, e c'è sempre bisogno di interrogarsi sulle conseguenze delle proprie azioni in maniera costruttiva e senza preconcetti.

Jul 26, 2008

Una piccola storia


Samiya Yuusf Omar è una ragazza di 16 anni, ed è veloce.
Si allena regolarmente per quanto possibile, facendo jogging in città e correndo allo stadio.
Fra qualche giorno il sogno più grande di Samiya si realizzerà, nel momento in cui varcherà il cancello dello stadio olimpico di Pechino a seguito della sua bandiera.
Si, perchè Samiya sta per andare alle olimpiadi, a correre i 400 e gli 800 metri piani: probabilmente non andrà benissimo, ma in certi casi l'importante è già poter esserci, e comunque ha tanti anni ancora di fronte per migliorare.
Chissà che l'olimpiade possa regalarle una possibilità di uscire dalla miseria e dalle difficoltà in cui lei e buona parte dei suoi connazionali vivono quotidianamente.
Samiya è somala, abita a Mogadisho, si allena in uno stadio distrutto e troppo spesso usato negli ultimi 15 anni per ben poco sportive esecuzioni, o come bersaglio per i mortai.
Ed è anche una donna, in un paese dove l'islam estremista e fanatico trova fertile terreno tra i poveri, che qui sono tanti: ed è difficile allenarsi per una donna, in un paese dove molti ritengono che l'attività fisica o la musica siano attività riservate solamente agli uomini, e dove non esiste autorità che possa proteggerti dalle eventuali angherie del parente/conoscente/passante bigotto.
Complimenti allora a Samiya, e buona fortuna.

Link: http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7492967.stm
http://en.wikipedia.org/wiki/Somalia_at_the_2008_Summer_Olympics

Jan 10, 2008

Çalik, Bouygues, Siemens: fare business in Turkmenistan

Ahmet Çalık

Ahmet Çalık è il presidente del consiglio d'amministrazione della compagnia turca che porta il suo nome, Çalık Holding.
Questa compagnia controlla cinque diverse compagnie che operano rispettivamente nel settore tessile, finanziario, logistico, costruzioni ed energia: quest'ultima è la branca che ha realizzato insieme alla italiana ENI l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, il primo a raggiungere l'Europa dall'Asia centrale evitando la Russia.

Ahmed Çalık è anche colui che ha stabilito le regole per entrare nel mercato del Turkmenistan a fare affari. E' stato ministro nel governo di Saparmurat Niyazov, pur non essendo cittadino del paese, e ha istituito un sistema che forza i potenziali investitori a supportare il culto della personalità del defunto dittatore, attraverso traduzioni del libro sacro scritto da Niyazov, il Ruhnama, nelle lingue dei rispettivi paesi. Spesso compagnie straniere sono arrivate a finanziare la costruzione di grandiosi monumenti nella capitale del paese, Ashkhabad; è il caso della Bouygues, gigante francese delle costruzioni e delle telecomunicazioni, che si è guadagnata l'accesso al mercato turkmeno traducendo il Ruhnama in francese, ed ha poi potuto erigere il monumento al libro sacro ad Ashkhabad.
Le compagnie edili, in particolare Bouygues e Çalık, hanno trovato una miniera d'oro per i loro investimenti nel paese centroasiatico: la capitale Ashkhabad è infatti stata recentemente teatro di un boom nell'edilizia di lusso che non ha pari nel resto dell'Asia centrale, e che può essere paragonato a quello degli Emirati Arabi o di Pechino olimpica.
Anche le compagnie di comunicazioni fanno affari d'oro in Turkmenistan: la Siemens è presente in forze nel paese, e secondo fonti interne al paese avrebbe fornito le apparecchiature necessarie ai servizi di sicurezza del paese per le intercettazioni di comunicazioni, per la censura informatica, e più in generale per le attività repressive che permettono gli arresti sommari di dissidenti e l'oppressione e la censura dei cittadini del paese.
Il settore dell'energia è però quello che interessa di più le compagnie straniere attive in Turkmenistan, in quanto il paese possiede i maggiori giacimenti di gas naturale del pianeta: questo è il settore dove la Çalık fa da padrone, ma anche la ENI opera nel paese, soprattutto in vista della costruzione di un oleodotto e di un gasdotto transcaspici: difficile immaginare che, date le condizioni imposte dal regime per poter investire nel paese, la presenza della ENI non sia un'altra fonte di supporto alla crudele dittatura turkmena.
Davvero gli affari devono e possono avere la priorità sulle questioni etiche e morali? Vogliamo sul serio riscaldare le nostre case con gas comprato da crudeli regimi dittatoriali che opprimono le proprie popolazioni?
Saparmurat Niyazov
Una delle sue statue d'oro ad Ashkhabad


LINK: L'inchiesta originale sulle traduzioni del Ruhnama è del documentarista finlandese Arto Halonen e dell'avvocato americano Kevin Frazier, ed è l'oggetto del documentario "Shadow of the holy book": qui il trailer del documentario: http://www.freedomforsale.org/index.php?req=article00008
http://www.freedomforsale.org/index.php?req=article00004&ref=frontpage
http://www.freedomforsale.org/index.php?req=article00009&ref=frontpage
http://en.wikipedia.org/wiki/Çalık_Enerji
http://www.calik.com/?nwlng=eng
http://www.bouygues.fr/fr/index.asp
http://www.freedomforsale.org/index.php?req=article00040&ref=frontpage

Dec 28, 2007

Che cosa muore con Benazir Bhutto



Benazir Bhutto è stata uccisa a Rawalpindi, durante un comizio pre elettorale, da un attentatore suicida che si è fatto esplodere tra la folla. Sembra che un cecchino abbia colpito la leader alla testa uccidendola un attimo prima della deflagrazione.
Il processo di ritorno alla democrazia nel paese più importante nello scacchiere mediorientale viene messo drammaticamente in discussione.
Il Pakistan si trova a contatto delle aree di crisi principali del medio oriente: confina con l'Afghanistan e con l'Iran, si affaccia sull'oceano indiano a poca distanza dal golfo persico e dalla penisola araba, e naturalmente fa da ponte tra il mondo musulmano ed il subcontinente indiano. Inoltre è l'unico stato a maggioranza musulmana a possedere la bomba atomica, e scienziati pachistani hanno già aiutato sia la Corea del Nord sia altri paesi mediorientali a dotarsi di armamenti atomici.
Potrebbe essere stata al-Qaeda, potrebbe essere stato un killer con mandante l'entourage del presidente-dittatore Musharraf: la chiarezza sugli eventi non si ha ancora, e potrebbe non aversi mai: la salma della leader del partito popolare pachistano è stata infatti inumata senza autopsia, e le ricostruzioni della dinamica dell'attentato sono già diverse a seconda della voce che ne parla.
Il partito popolare adesso potrebbe in effetti guadagnare ulteriori consensi alle elezioni di gennaio: al momento è già in vantaggio nei sondaggi, e la vittoria potrebbe diventare indiscutibile. Ma Benazir Bhutto, seppur non immacolata dal punto di vista del passato curriculum politico, era anche la figura carismatica che era riuscita a catalizzare su di sé le attese e le speranze della componente (maggioritaria) laica e moderata del paese.
La sua morte potrebbe costringere il Pakistan al bivio tra il fondamentalismo islamico e la dittatura militare.

LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/south_asia/2228796.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/south_asia/7161590.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/south_asia/7162194.stm
http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_29/bhutto_taleban_23ab5f30-b5e0-11dc-ac5d-0003ba99c667.shtml
http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_27/Esplosione_raduno_Buttho_pakistan_0ea21cb4-b478-11dc-82b4-0003ba99c667.shtml
http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_27/reazioni_morte_bhutto_670e69c8-b484-11dc-82b4-0003ba99c667.shtml
http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/pakistan-1/attentato-27dic/attentato-27dic.html
http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/pakistan-1/reazioni-bhutto/reazioni-bhutto.html

Dec 18, 2007

Overdose di auto

Da quando negli anni '60 l'Italia del boom economico ha scelto, sotto pressione della FIAT di Valletta e poi Gianni Agnelli, il trasporto su strada rispetto a quello su rotaia o via nave, il paese è diventato schiavo dei veicoli a benzina.
Ora l'eurobarometro, che fornisce statistiche per l'UE, evidenzia come il nostro paese sia l'unico nell'unione dove il numero delle autovetture è in continua crescita, dove il trasporto pubblico è insufficiente e poco usato, e dove le infrastrutture per il trasporto alternativo all'auto, dalle piste ciclabili ai metro alle ferrovie, sono ben sotto gli standard degli altri paesi europei.
Le conseguenze di questo fenomeno sono gravi dal punto di vista della salute pubblica e del costo sull'economia, in un paese con l'orografia e la forma dell'Italia, e privo com'è di idrocarburi.
Le cause sono da cercare nella incapacità delle amministrazioni di assumersi le responsabilità necessarie a ridurre gli organici delle compagnie di trasporto pubblico, un tempo pubbliche, e tuttora rese poco competitive da logiche sindacali che proteggono il lavoro anche quando questo è inutile.
L'altra grande responsabilità è degli gli italiani, che troppo spesso abusano dell'auto, vista come un diritto inalienabile.
Senza una reale presa di coscienza sulle tematiche ambientali non potremo trovare soluzioni al problema del trasporto: le risposte devono essere drastiche sia da parte dei singoli cittadini, per esempio riducendo l'uso dei veicoli privati e riducendo l'acquisto di nuovi veicoli nel tempo, sia da parte delle amministrazioni, che devono avere il coraggio di chiudere i centri urbani al traffico privato, e di penalizzare con forti aggravi fiscali l'acquisto e l'uso di autovetture dai consumi eccessivi, come i SUV.
La nostra economia e soprattutto l'ambiente e la nostra salute hanno bisogno di scelte coraggiose.


LINK: http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/ambiente/tram-bus-italia/tram-bus-italia/tram-bus-italia.html

Scelte ciniche

Nel 2010 il Kazakhstan presiederà l'OSCE, organizzazione per la cooperazione europea negli ambiti di difesa e rispetto di diritti umani.
Il paese è un feudo personale di Nursultan Nazarbaev, presidente padre padrone del paese, in carica dall'indipendenza nel 1991, celebre per la corruzione nella gestione delle ingenti risorse petrolifere del paese, i cui proventi finiscono in larga parte nelle tasche della sua famiglia.
Il pessimo score del regime in materia di diritti umani, libertà democratiche e di stampa non sembra aver contato molto nella scelta, appoggiata dagli Stati uniti, che si sono dichiarati fiduciosi riguardo alla possibilità che la nomina aiuti il paese a favorire il processo di sviluppo democratico.
L'OSCE è la voce principale dei paesi occidentali nell'ambito della tutela dei diritti umani, ma sembra proprio che il petrolio dei campi dell'Asia Centrale sia dopotutto più importante per i governi occidentali assetati d'energia che i diritti dell'uomo, base delle nostre culture.


LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/7123045.stm

Dec 17, 2007

Perchè cade l'Afghanistan

Nel 2001 l'Afghanistan è stato liberato.
Il regime dittatoriale dei talebani, pur nato dalla parte più tradizionale della società afghana, era ormai diventato un regno repressivo che in più appoggiava armandoli ed addestrandoli gruppi terroristici pronti a colpire in medio oriente ed in occidente.
Siccome il regime non disponeva di armi di distruzione efficaci, l'intervento delle truppe ONU ed USA ha avuto un rapido successo, arrivando ad occupare la maggior parte del paese.
L'invasione si è servita delle milizie tribali di signori della guerra di etnia tajika e uzbeka, conosciute cone alleanza del nord.
Sono loro che sono entrati a Kabul, e che hanno scacciato i talebani.
Il governo di Amid Karzai ha dovuto incorporare parti ampie della società afghana, tra cui chiaramente i signori della guerra stessi, usciti vincitori dal rovesciamento politico, e molti membri del clero estremista che davano il proprio appoggio ai talebani stessi, o che addirittura avevano preso parte al regime assumendone cariche.
Negli anni seguenti la resistenza dei talebani ha seguito la sanguinosa rotta di guerriglia ed attentati che aveva già portato alla sconfitta dell'invasione sovietica negli anni '80.
Dal canto suo, Karzai ha sempre cercato una riconciliazione nazionale con i leader talebani, offrendo anche amnistia e cooptazione nel governo.
Nel frattempo l'intervento occidentale si è sempre di più concentrato sulla stabilizzazione di alcune aree urbane principali del paese, sull'addestramento delle forze di polizia locali, e su quei compiti che lasciassero i contingenti militari al sicuro, per evitare l'impatto sull'opinione pubblica della perdita di vite umane.
E qui la macchina della stabilizzazione si è rotta.
Il paese è ad oggi per oltre il 50% in mano ai talebani, e la stessa Kabul sta vivendo un'insorgenza degli scontri tale da dover iniziare a parlare di nuovo di guerra.
I paesi occidentali, USA in testa, si sono impegnati in una guerra tutto sommato giusta in un paese come l'Afghanistan, il cui regime e la cui situazione geopolitica richiedevano un intervento di supporto alla popolazione martoriata ed oppressa, così come potrebbero richiedere lo stesso tipo di intervento la Birmania ed il Sudan in Darfur, luoghi dove è lo stesso governo il nemico della popolazione, ben al di là di quello che può succedere in stati "normalmente" autoritari che reprimono l'opposizione al potere (non giustificabili, ma dove la guerra civile risultato di interventi esterni è in realtà un male peggiore della situazione attuale: tra questi c'era l'Iraq di Saddam, c'è la Corea del Nord, l'Iran...).
Le opinioni pubbliche occidentali, pronte ad indignarsi alla vista di immagini dall'interno del regime che testimoniano l'oppressione, si schierano immediatamente contro questi interventi a seguito del registrarsi delle prime vittime tra i nostri contingenti: la pur tragica morte di qualcuno che ha scelto volontariamente di andare a combattere non può valere di più delle sofferenze di un'intera popolazione, non è possibile rifiutare di aiutare popoli oppressi se non si è disposti a pagare i prezzo.
Così, le vite di coloro che sono andati a provare ad aiutare il popolo afghano negli ultimi 7 anni, e le vite di tutti gli afghani morti a causa della drammatica situazione del paese, saranno state spese di fatto inutilmente, perché il graduale disimpegno che viene richiesto da più parti in occidente non potrà che lasciare il paese in condizioni ancora peggiori di quelle attuali, e consegnerà la vittoria ai talebani ed agli estremisti contro la popolazione civile.

LINK: http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_25/avanzata_talebani_caduta_kabul_8ea1629a-9b36-11dc-8d30-0003ba99c53b.shtml
http://www.corriere.it/esteri/07_dicembre_14/kabul_Cremonesi_2321af10-aa23-11dc-abc2-0003ba99c53b.shtml

Dec 4, 2007

Quando il pistolero sbaglia la mira

Ahmadinejad lo aveva sempre sostenuto, magari con tono di sfida.
Sicuramente facile da identificare con il nuovo cattivo di James Bond dopo Kim Jong Il, i Talebani, Bin Laden e Saddam, il presidente iraniano è stato dipinto continuamente dal momento della sua elezione come il nemico della pace, la minaccia all'occidente, colui a cui non si può nè si deve credere.
E invece quello a cui non credere era Bush. Un rapporto dell'intelligence americana ha evidenziato come l'Iran abbia sospeso già nel 2003 lo sviluppo di tecnologia nucleare destinata ad armamenti.
E ora i falchi di Washington, dopo le menzogne sulle armi di distruzione di massa di Saddam (che tra l'altro va ricordato che furono usate dall'esercito iracheno nella guerra contro l'Iran, ed erano un gentile omaggio degli Stati Uniti all'allora alleato), hanno perso la credibilità necessaria a mettere in atto il progetto di attacco preventivo, secondo la miope e criminale logica cara all'attuale amministrazione.
Il risultato della tensione di questi due anni, quindi, si riduce probabilmente al rafforzamento interno del governo degli ayatollah e di Ahmadinejad, logica conseguenza di una politica di minacce, e del conseguente rallentamento del processo di apertura e democratizzazione da tempo presente in Iran, fortemente voluto dalla popolazione ad esclusione delle frange più conservatrici.

LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7126422.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/7126117.stm
http://newsforums.bbc.co.uk/nol/thread.jspa?forumID=3888&edition=2&ttl=20071204124806
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/esteri/usa-iran-rapporto/usa-iran-rapporto/usa-iran-rapporto.html

Il Belgio che fu


La politica federale in Belgio non ha mai goduto negli ultimi 20 anni di grande supporto popolare: l'economia marciava e marcia tuttora abbastanza bene, la società è regolata dal relativo parlamento regionale, ma tutto quello che non era di competenza dei parlamenti vallone o fiammingo ma di quello centrale è risultato in un fallimento.
L'affaire Dutroux in Vallonia, l'insorgenza e la lotta alle bande xenofobe nelle Fiandre, la scomparsa del paese dalla scena politica internazionale, la mancata riconversione dell'industria di massa in Vallonia, che ha lasciato la regione che era la più ricca del paese a languire negli ultimi posti a livello europeo: niente ha funzionato, e non si può aspettare che adesso, dopo 6 mesi di crisi istituzionale in cui non si è riusciti a formare una coalizione tra i partiti vincitori dell'area fiamminga e di quella vallone, la gente si senta in dovere di sostenere un governo centrale che non amano.
Molti si sentono ancora belgi, e se il paese resisterà sulle cartine d'Europa alla fine del 2008 lo si dovrà principalmente a questo.
Ma non ci dovremo stupire se e quando la Francia guadagnerà una provincia settentrionale, la Germania si vedrà ritornare quell'angolo tedescofono che aveva perso a seguito della 1a guerra mondiale, le Fiandre emergeranno nel panorama europeo come stato indipendente per svettare in tutte le classifiche economiche e del tenore di vita dell'Unione, che a sua volta potrebbe avere la sua capitale in una sorta di zona franca che possa risolvere l'impasse di Bruxelles, città bilingue ma più vicina alla francofonia, circondata dalle Fiandre.
Forse la cosa più incredibile di tutto questo è che pochi nell'unione, al di là dei diretti interessati, si sta rendendo conto o si interessa a questi avvenimenti, toccati solo marginalmente dai media perchè difficilmente si spargerà sangue.
La strada per diventare davvero Europa è ancora lunga e tortuosa.

LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7126381.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/6995511.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/6178671.stm
http://www.bbc.co.uk/blogs/thereporters/markmardell/2007/11/post_4.html

Ingiustizie di una crisi umanitaria

La crisi in Somalia è sempre più fuori controllo: oltre un milione di persone, tra cui il 65% degli abitanti della capitale Mogadisho,hanno lasciato le zone urbane del paese per rifugiarsi nelle più sicure aree rurali, finora non ancora devastate dalla guerra in corso.
Queste zone non possono però essere raggiunte dai camion che portano aiuti umanitari, che hanno già incredibili problemi a raggiungere le città principali, procedendo alla velocità di 100 km al giorno e subendo le vessazioni continue dei check point delle milizie locali.
La comunità internazionale sta abbandonando la popolazione Somala, nonostante i numerosi e ripetuti appelli dalle Nazioni Unite. Nessuno è disposto a inviare nuovamente soldati o personale umanitario, dopo il disastro di UNOSOM 1 e 2 dal 1991 al 1995.
L'intervento dell'Etiopia, che ha invaso il paese per cacciare da Mogadisho le corti islamiche e supportare il governo di transizione, ha soltanto infiammato ulteriormente il paese, e radicalizzato gli estremisti, che hanno iniziato ad usare tattiche di guerriglia in stile iracheno, con la differenza che qui nessuno si preoccupa di usare centinaia di civili come scudi umani o di spararci contro.
Un'altra notizia è arrivata a riguardo del martoriato paese: il processo per la morte della giornalista Ilaria Alpi ha raggiunto la conclusione che ci debba probabilmente essere un mandante dell'omicidio (del quale è stato trovato colpevole un somalo): l'ultimo reportage della Alpi riguardava un traffico di scorie radioattive e rifiuti tossici dall'Europa (probabilmente dall'Italia via Croazia, allora ancora in guerra), sepolti in territorio somalo con la compiacenza di qualche signore della guerra locale, in cambio di carichi di armi, nonostante l'embargo vigente.
Certamente con il beneficio del dubbio, visto che i fatti non sono ancora stati dimostrati, ci possiamo rendere conto di quale sia l'unico vero interesse del mondo occidentale per le crisi ed i conflitti a noi lontani.

LINK: http://www.corriere.it/cronache/07_dicembre_03/alpi_bocciata_archiviazione_bc9890ce-a199-11dc-976f-0003ba99c53b.shtml
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/alpi-inchiesta/alpi-inchiesta/alpi-inchiesta.htm

http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/somalia/somalia/somalia.html

http://jimmatimes.com/article.cfm?articleID=17304
http://jimmatimes.com/article.cfm?articleID=17106
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7114979.stm
http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=70&release=590
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7126070.stm

Nov 29, 2007

I risultati di Annapolis

E' terminato il vertice di Annapolis.
Quello che doveva essere il più ggrande successo diplomatico della presidenza Bush si è rivelato una interessante dichiarazione di intenti dai piedi fragili.
Non è stato stabilito un calendario per il processo di pace, non sono stati ancora trovati compromessi iniziali sui problemi da discutere, rendendo quindi impossibile alle opinioni pubbliche israeliana e palestinese giudicare ed eventualmente iniziare ad accettare i compromessi necessari per raggiungere l'accordo.
Gli Stati Uniti si sono schierati decisamente per la pace, e questa è forse l'unica vera notizia. Perché?
Perché la lobby israeliana fedele ai repubblicani, che ha supportato i falchi alla casa bianca, è una delle prime responsabili del fallimento della politica estera dell'amministrazione Bush, e della più che probabile prossima sconfitta elettorale. E perché agli USA serve trovare alleati moderati in medio oriente per contrastare il crescente ruolo delle fazioni sciite estremiste filo iraniane, in Iraq come in Libano come in Siria o in Bahrain.
Insomma l'Iran, nuovamente, il grande nemico degli USA in questo momento, quello stesso che rappresentava negli anni '80 una tale minaccia da spingere gli americani a finanziare ed armare l'Iraq socialisteggiante di Saddam nella guerra tra i due paesi.
Quell'Iran a cui gli USA hanno fatto il favore di eliminare i governi sunniti nemici in Afghanistan ed Iraq, lasciando spazio all'avanzata sciita in entrambi i paesi.
E poi, il supporto incondizionato dato ad Israele, che ha portato alla radicalizzazione del Libano dopo la guerra degli anni '80, fornendo il supporto e la giustficazione ideologica ad Hezbollah, anch'esso movimento sciita filo iraniano.
Sembra proprio che a Washington non si sia ancora capito come la soluzione di conflitti non consista nel prendere le parti di un attore contro colui che viene al momento considerato il nemico peggiore.
E i risultati di Annapolis e del futuro processo di pace purtroppo non potranno non essere influenzati negativamente da questo approccio miope.

LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7116572.stm
http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_28/intervista_nasr_iran_annapolis_a002591a-9de1-11dc-bac3-0003ba99c53b.shtml
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7112000.stm
http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/medio-oriente-37/nigro-annapolis/nigro-annapolis.html

Nov 28, 2007

Vacanze turkmene

Immaginate addentrarvi tra le sabbie di un deserto in groppa ad un cammello, seguendo le piste carovaniere della antica via della seta, e di imbattervi di colpo in gigantesche rovine di antiche città persiane, partiche o sogdiane. Mentre le esplorate poi, verrete
avvicinati da un uomo con lunga barba, un gigantesco cappello cilindrico di lana di pecora nera, ed una tunica colorata che sembra un tappeto. Costui vi inviterà nella sua tenda, dove conoscerete la sua famiglia, berrete tè, e mangerete carne di montone allo spiedo.
Questo è quello che il Turkmenistan ha da offrire, e le rovine in questione sono quelle di Merv, Mazar el Jamal al-Din, Margoush, Nisa, Konye Urgench.
Questi luoghi affascinanti e misteriosi stanno per ritornare accessibili: dopo la morte del padre della patria del paese, il dittatore Saparmurat Niyazov, centro di uno dei più incredibili culti della personalità del pianeta, il paese, ricco di gas naturale e petrolio, si sta lentamente riaprendo al mondo, e il turismo è considerato una possibile fonte di guadagni per il futuro.
Potrebbe rappresentare un primo ed importante passo lungo la strada dell'apertura e dellamodernizzazione di uno degli stati più chiusi e sconosciuti al mondo.

[© 1998-99 Joe Kelley]

LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/7113396.stm

Domino di instabilità

10 dicembre, termine ultimo per raggiungere un accordo sullo status del Kosovo.
I kosovari albanesi hanno già detto che comunque vada dichiareranno l'indipendenza l'11 dicembre. La Serbia ha proposto diversi compromessi, ma è assolutamente intransigente sulla possibilità di separarsi dalla propria provincia meridionale.
Gli USA appoggiano i kosovari, la Russia è schierata con i suoi "fratelli" serbi, l'UE come al solito è divisa: 22 membri appoggiano e riconosceranno l'indipendenza della regione, 5 vi si oppongono.
Questi 5 hanno buone ragioni per farlo: sono la Spagna, la Romania, Cipro, la Grecia e la Slovacchia.
Ad eccezione degli ultimi due, gli altri stati devono affrontare richieste di autonomie regionali al proprio interno che potrebbero sfociare in aperte rivendicazioni d'indipendenza; Grecia e Slovacchia invece rimangono i due paesi dell'UE con i più bassi risultati nel trattamento delle minoranze interne.
Se il Kosovo dovesse diventare indipendente, questo potrebbe essere considerato un precedente legale per i baschi, gli ungheresi
in Romania, i turchi di Cipro Nord, i russi in Transnistria (Moldova), gli armeni del Nagorno Karabakh, senza contare la moltitudine di popoli che vivono a cavallo del Caucaso e rivendicano la propria indipendenza, come i ceceni, gli abkhazi, gli osseti, e quelle popolazioni che vivono da secoli come minoranza in stati dell'Europa occidentale, come gli scozzesi, i corsi, gli altoatesini.
Una catena di frammentazioni che sottolinea la necessità storica di superare un'organizzazione di stato secondo il modello nazionale, e di sostituirlo con una società dei popoli come dovrebbe cercare di diventare l'Unione Europea, capace di coordinare amministrazioni su base locale e identitaria.
Chi ha paura o rifiuta l'idea di uno stato europeo in nome del proprio nazionalismo accetta automaticamente le ingiustizie che toccano a coloro che sono costretti a vivere in condizione subalterna per motivi etnici, e accetta la possibile instbilità che ne deriva.

LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7112535.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7116606.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7109783.stm
 
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