Nov 29, 2007

I risultati di Annapolis

E' terminato il vertice di Annapolis.
Quello che doveva essere il più ggrande successo diplomatico della presidenza Bush si è rivelato una interessante dichiarazione di intenti dai piedi fragili.
Non è stato stabilito un calendario per il processo di pace, non sono stati ancora trovati compromessi iniziali sui problemi da discutere, rendendo quindi impossibile alle opinioni pubbliche israeliana e palestinese giudicare ed eventualmente iniziare ad accettare i compromessi necessari per raggiungere l'accordo.
Gli Stati Uniti si sono schierati decisamente per la pace, e questa è forse l'unica vera notizia. Perché?
Perché la lobby israeliana fedele ai repubblicani, che ha supportato i falchi alla casa bianca, è una delle prime responsabili del fallimento della politica estera dell'amministrazione Bush, e della più che probabile prossima sconfitta elettorale. E perché agli USA serve trovare alleati moderati in medio oriente per contrastare il crescente ruolo delle fazioni sciite estremiste filo iraniane, in Iraq come in Libano come in Siria o in Bahrain.
Insomma l'Iran, nuovamente, il grande nemico degli USA in questo momento, quello stesso che rappresentava negli anni '80 una tale minaccia da spingere gli americani a finanziare ed armare l'Iraq socialisteggiante di Saddam nella guerra tra i due paesi.
Quell'Iran a cui gli USA hanno fatto il favore di eliminare i governi sunniti nemici in Afghanistan ed Iraq, lasciando spazio all'avanzata sciita in entrambi i paesi.
E poi, il supporto incondizionato dato ad Israele, che ha portato alla radicalizzazione del Libano dopo la guerra degli anni '80, fornendo il supporto e la giustficazione ideologica ad Hezbollah, anch'esso movimento sciita filo iraniano.
Sembra proprio che a Washington non si sia ancora capito come la soluzione di conflitti non consista nel prendere le parti di un attore contro colui che viene al momento considerato il nemico peggiore.
E i risultati di Annapolis e del futuro processo di pace purtroppo non potranno non essere influenzati negativamente da questo approccio miope.

LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7116572.stm
http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_28/intervista_nasr_iran_annapolis_a002591a-9de1-11dc-bac3-0003ba99c53b.shtml
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7112000.stm
http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/medio-oriente-37/nigro-annapolis/nigro-annapolis.html

Nov 28, 2007

Vacanze turkmene

Immaginate addentrarvi tra le sabbie di un deserto in groppa ad un cammello, seguendo le piste carovaniere della antica via della seta, e di imbattervi di colpo in gigantesche rovine di antiche città persiane, partiche o sogdiane. Mentre le esplorate poi, verrete
avvicinati da un uomo con lunga barba, un gigantesco cappello cilindrico di lana di pecora nera, ed una tunica colorata che sembra un tappeto. Costui vi inviterà nella sua tenda, dove conoscerete la sua famiglia, berrete tè, e mangerete carne di montone allo spiedo.
Questo è quello che il Turkmenistan ha da offrire, e le rovine in questione sono quelle di Merv, Mazar el Jamal al-Din, Margoush, Nisa, Konye Urgench.
Questi luoghi affascinanti e misteriosi stanno per ritornare accessibili: dopo la morte del padre della patria del paese, il dittatore Saparmurat Niyazov, centro di uno dei più incredibili culti della personalità del pianeta, il paese, ricco di gas naturale e petrolio, si sta lentamente riaprendo al mondo, e il turismo è considerato una possibile fonte di guadagni per il futuro.
Potrebbe rappresentare un primo ed importante passo lungo la strada dell'apertura e dellamodernizzazione di uno degli stati più chiusi e sconosciuti al mondo.

[© 1998-99 Joe Kelley]

LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/7113396.stm

Domino di instabilità

10 dicembre, termine ultimo per raggiungere un accordo sullo status del Kosovo.
I kosovari albanesi hanno già detto che comunque vada dichiareranno l'indipendenza l'11 dicembre. La Serbia ha proposto diversi compromessi, ma è assolutamente intransigente sulla possibilità di separarsi dalla propria provincia meridionale.
Gli USA appoggiano i kosovari, la Russia è schierata con i suoi "fratelli" serbi, l'UE come al solito è divisa: 22 membri appoggiano e riconosceranno l'indipendenza della regione, 5 vi si oppongono.
Questi 5 hanno buone ragioni per farlo: sono la Spagna, la Romania, Cipro, la Grecia e la Slovacchia.
Ad eccezione degli ultimi due, gli altri stati devono affrontare richieste di autonomie regionali al proprio interno che potrebbero sfociare in aperte rivendicazioni d'indipendenza; Grecia e Slovacchia invece rimangono i due paesi dell'UE con i più bassi risultati nel trattamento delle minoranze interne.
Se il Kosovo dovesse diventare indipendente, questo potrebbe essere considerato un precedente legale per i baschi, gli ungheresi
in Romania, i turchi di Cipro Nord, i russi in Transnistria (Moldova), gli armeni del Nagorno Karabakh, senza contare la moltitudine di popoli che vivono a cavallo del Caucaso e rivendicano la propria indipendenza, come i ceceni, gli abkhazi, gli osseti, e quelle popolazioni che vivono da secoli come minoranza in stati dell'Europa occidentale, come gli scozzesi, i corsi, gli altoatesini.
Una catena di frammentazioni che sottolinea la necessità storica di superare un'organizzazione di stato secondo il modello nazionale, e di sostituirlo con una società dei popoli come dovrebbe cercare di diventare l'Unione Europea, capace di coordinare amministrazioni su base locale e identitaria.
Chi ha paura o rifiuta l'idea di uno stato europeo in nome del proprio nazionalismo accetta automaticamente le ingiustizie che toccano a coloro che sono costretti a vivere in condizione subalterna per motivi etnici, e accetta la possibile instbilità che ne deriva.

LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7112535.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7116606.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7109783.stm

Luoghi comuni e responsabilità energetiche

Entro il 2020, secondo un rapporto del World Watch Institute, il 20% dell'energia usata in Cina proverrà da fonti rinnovabili: energia solare, idroelettrica, eolica.
E' una percentuale altissima, che porterà il paese al primo posto a livello mondiale in questa speciale classifica.
E significa anche che la presa di posizione ambientalista dei dirigenti del partito non era un bluff, ma sta effettivamente cambiando la geografia energetica del gigante asiatico.
Questi dati rappresentano il colpo di grazia per le posizioni dominanti in occidente sul problema dell'energia pulita: se la Cina, finora il grande capro espiatorio, è in così poco tempo riuscita a riconvertire buona parte della propria produzione energetica, significa che anche la produzione di gas serra in Europa potrebbe a breve superare quella cinese, e diventare la seconda regione per emissioni dopo gli Stati Uniti: se poi consideriamo che le emissioni pro capite di gas serra, vediamo che i cittadini nordamericani producono dieci volte più di cinesi o indiani, e gli europei tra le 7 e le 9 volte a seconda del paese d'origine.
Anche l'alibi cinese è saltato: siamo noi i primi responsabili dei problemi ambientali del pianeta, e dobbiamo assumercene le responsabilità riducendo drasticamente il nostro forsennato regime di consumi.
Per quel che riguarda la Cina invece, dall'oriente è arrivata una prova di maturità da grande potenza mondiale, in grado di giustificare e supportare le ambizioni del paese di proporsi come modello a livello mondiale nei prossimi decenni.

Centrale eolica vicino ad Urumqi, Cina occidentale


Fonti: dati provenienti dal World Watch institute

Nov 27, 2007

Istigazione alla violenza e pluralità di idee

La scorsa settimana mi è capitato di leggere due articoli, uno sulla BBC ed uno sul Jerusalem Post, che parlavano dell'Iran.
Quello del media inglese riportava un articolo molto critico verso il presidente iraniano Ahmadinejad, apparso su uno dei giornali più conservatori del paese, l'Islamic Republic Daily, voce della guida suprema del paese, l'Ayatollah Ali Khamenei.
Le critiche rivolte riguardavano la presa di posizione di Ahmadinejad contro chiunque criticasse il cammino verso il nucleare dell'Iran: il presidente era arrivato ad accusare di tradimento gli oppositori della sua politica.
Un articolo del genere dimostra come il presidente iraniano stia perdendo il supporto anche della leadership politica del paese, dopo aver ormai da tempo perso quello della popolazione, stanca delle difficoltà economiche e della deriva autoritaria del paese.
Il giorno prima era apparso un articolo sul Jerusalem Post, quotidiano conservatore israeliano, scritto da Michael Freund, intitolato "Five reasons to bomb Iran now": basava la sua tesi sulla necessità di contrastare una corsa al nucleare nella regione, di garantire la sicurezza di Israele, di prevenire il possibile passaggio di materiale nucleare dalle mani iraniane a quelle di gruppi terroristici sciiti in tutto il medio oriente.
Per dirla con le parole di Shirin Ebadi, avvocato iraniano per i diritti delle donne e premio Nobel per la pace, l'unica ragione per cui tuttora in Iran la popolazione sopporta le angherie del regime degli ayatollah è per reazione all'attacco continuo portato al paese dagli USA e da Israele. La linea dura dei falchi in questi due paese è da ritenersi responsabile per la deriva autoritaria che ha portato Ahmadinejad al potere nel paese che ha la popolazione più progressista e moderna dell'intero medio oriente.

LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7106335.stm
http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1195546681706&pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull

Nov 23, 2007

La settimana di Annapolis

Il 26 ed il 27 novembre si terrà il vertice ad Annapolis, negli Stati Uniti, tra Olmert, Abu Mazen, e i rappresentanti di 32 altri paesi, membri o della lega araba, o del g8.
La posta in gioco è la pace in medio oriente e la creazione di uno stato palestinese.
Analizzando l'evento, si vede che in realtà la conferenza del 26/27 sarà solo l'occasione di presentare al mondo i risultati della mediazione degli USA tra le parti, e l'amministrazione Bush spera di poter contare un grosso successo raggiungendo l'accordo.
Le precedenti conferenze che hanno raggiunto accordi importanti si sono sempre tenute sul suolo americano, perchè le amministrazioni statunitensi vogliono potersi garantire la paternità di eventuali successi.
Ma le posizioni più importanti per l''esito della conferenza saranno quelle assunte dalla Siria e dall'Arabia Saudita.
Se Damasco, che ha rifiutato di presenziare ad Annapolis in quanto la questione delle alture del Golan non è presente in agenda, quantomeno non si opporrà (con una controconferenza alla presenza di Hamas), e se Rabat accetterà di far parte del fronte moderato che si oppone alla nascita di un micro stato di Hamas a Gaza, forse si riuscirà ad arrivare ad un accordo voluto da tutti i moderati della regione, che potrebbe aprire una nuova era di distensione tra gli stati mediorientali.
Staremo a vedere.

LINK: http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/medio-oriente-37/annapolis-conferenza/annapolis-conferenza.html

http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7106252.stm

http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7105858.stm

Nov 22, 2007

Pellegrinaggi low cost

Bud Spencer, tra una fagiolata ed una scazzottata, negli anni '80 ha creato la Mistral Air, compagnia aerea che dopo alterne fortune è stata acquistata dalle poste italiane, che hanno continuato a pagarne le azioni fino a 15 volte di più del prezzo di mercato, facendo peraltro concorrenza ad Alitalia in un momento in cui entrambe erano compagnie pubbliche: nessuna spiegazione è mai stata data sul motivo di un comportamento così contrario a normali logiche economiche, nonostante un'interrogazione parlamentare a proposito.
L'opera romana pellegrinaggi, ha di recente siglato un accordo con la Mistral Air: la compagnia diventerà il vettore dell'Opera, che ha lanciato con un volo Roma-Lourdes lo scorso 25 agosto la prima delle rotte di pellegrinaggio low-cost.
Infatti l'opera prevede di riuscire a trasportare 50 mila passeggeri nel 2007, e di portare questo numero a 150 mila nel 2008, in coincidenza con il 150 anniversario dell'apparizione a Fatima in Portogallo.
Il primo volo, per Lourdes appunto, è partito con a bordo il Cardinale Ruini, che presiede l'opera, e con Luciano Moggi a fargli compagnia in qualità di testimonial non ufficiale della iniziativa.
L'opera sarà così in grado di offrire interi pacchetti vacanza ai propri pellegrini, tutto low-cost per adeguarsi alla concorrenza: e questo anche perchè può appoggiarsi all'amministrazione patrimoniale della santa sede, che gestisce le proprietà immobiliari facenti capo al vaticano, alberghi inclusi.
Il ruolo di primo piano del vaticano nel mercato del turismo, che è il terzo settore mondiale per margine di profitti, è evidennte se si pensa che il giro d'affari della santa sede è nel settore 3 volte superiore a quello di Alpitour, la prima agenzia turistica in Italia per fatturato.
Cigliegina sulla torta, l'opera ha fatto sapere che i viaggi saranno offerti al 10% in meno del prezzo di mercato.
Come è possibile?
Semplice: sia l'opera sia l'apsa godono di extraterritorialità in quanto società della città del vaticano, e godono dell'esenzione sull'ici frutto degli accordi con lo stato italiano: cioè, anche se i guadagni sono fatti in Italia, nessun soldo viene pagato in tasse.
Ma d'altronde si tratta di pellegrinaggi, giusto? Se si va a dare un'occhiata al sito dell'opera, i pellegrinaggi offerti comprendono ovviamente Lourdes, Fatima, Medjugorie, Gerusalemme e la Palestina biblica: e poi, la Grecia, Cipro, l'Armenia, l'Egitto, la Giordania, Istanbul, Malta, la Libia, il Messico, la Cina, la Namibia, il Perù, l'Uzbekistan, il Rajahstan indiano, l'Andalucia, Barcellona, Amsterdam (probabilmennte tour di redenzione e autoflagellazione...), i castelli della Loira, i fjordi norvegesi.
Al di là di qualunque credo, questa è senza possibilità d'inganno concorrenza sleale, che poco o nulla ha a che fare con la spiritualità e molto di più con un ricco bottino del quale la chiesa reclama la sua parte, quello del mercato del turismo.



LINK: il sito dell'opera pellegrinaggi, http://www.orpnet.org/Home.asp
qualche informazione sulla mistral air, http://it.wikipedia.org/wiki/Mistral_Air
il link al reportage di repubblica sul giro d'affari dei pellegrinaggi dell'opera, http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/chiesa-commento-mauro/opera-pellegrinaggi/opera-pellegrinaggi.html

Nov 19, 2007

Silenziosi venti di guerra sull'Europa

Si sono appena tenute le elezioni in Kosovo: ha vinto Thaci, leader del PDK, fronte indipendentista nella guerra del '99.
Il 10 dicembre la troika, ovvero il gruppo di contatto per il destino della provincia balcanica composto da Russia, UE e Stati Uniti, dovrà presentare un progetto riguardante il futuro della regione, a maggioranza albanese ma culla della cultura serba.
Il fatto è che l'accordo non ci sarà, perchè la Russia continua ad appoggiare la Serbia, considerata però dalle altre parti in causa come la principale responsabile della crisi balcanica.
Nonostante il fatto che nessuna delle due versioni sia di fatto vera, non si supererà l'impasse, e quindi Thaci potrà, con l'assenso della popolazione kosovara, dichiarare unilateralmente l'indipendenza. La Serbia ha da poco approvato la nuova costituzione che sancisce l'indivisibilità del suo territorio, compreso ovviamente il Kosovo.
Le possibilità che questo empasse evolva pacificamente sono assai remote, anche a causa dell'incapacità dell'occidente di risolvere la situazione in bosnia. tuttora divisa tra una entità serba ed una mista croato-musulmana.
Stiamo avvicinandoci ad un prevedibile nuovo collasso della regione balcanica, l'unica d'Europa fuori dall'Europa: le conseguenze non potranno che farsi sentire anche nelle nostre tranquille casette, e tutto sommato è giusto così.
Aspettiamo allora, e ignoriamo, sperando che questo menefreghismo possa salvare i nostri piccoli microcosmi benestanti: quando il vento dell'odio dalle impervie montagne dell'est inizierà a soffiare davvero su coloro che chiedono di non essere più generosi e di non interessarsi più a quello che succede al di là del loro piccolo orizzonte lombardoveneto, forse ci renderemo conto che in fondo la "guerra dei barbari" riguardava anche noi, e anche noi ne potevamo essere causa.
Mio nonno andava a caccia in Yugoslavia: mi raccontava di gente ospitale, educata e raffinata. Mi raccontava di come il vero confine fosse quello con la Bulgaria sovietica, controllato da torrette e posti di guardia.
Ora quel confine è stato spostato dall'odio lungo la Miljacka ed il Danubio, e solo un fragile baluardo protegge ancora il po, l'Arno o l'Adige.
I problemi degli altri sono spesso i nostri, che lo vogliamo o meno.
Impariamo allora a non ignorarli.

LINK: http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/kosovo-elezioni/thaci-vittoria/thaci-vittoria.html

Nov 17, 2007

Moratoria sulla pena di morte

Scrivo per sottolineare l'importanza e la portata per una buona governance globale della risoluzione approvata dalle Nazioni Unite sulla moratoria per la pena di morte.
Un traguardo di civiltà e modernizzazione con importanti ripercussioni sul rispetto della dignità di qualunque individuo.

LINK: http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/esteri/pena-di-morte2/florida-stop/florida-stop.html

http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_15/pena_morte_voto_onu.shtml

http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_15/risoluzione_onu.shtml

Nov 16, 2007

Volontariato, frustrazione e buonismo

Il caso dei volontari francesi arrestati mentre cercavano di espatriare illegalmente portando 103 orfani della guerra del Darfur verso l'Europa occidentale e gli Stati Uniti è uno dei punti più bassi raggiunti da iniziative di volontariato, e rappresenta un campanello d'allarme che non si può ne deve ignorare.
Il problema è che per organizzare qualcosa di questa portata, che fosse destinato davvero a "dare una vita migliore" (da espatriati forzati in un paese occidentale? magari per finire vittime di discriminazioni e razzismo? bah.) o che avesse scopi meno nobili di rivendere i bambini sul fiorente mercato delle adozioni, servono tanti soldi, 165 mila euro per la precisione, che arrivano da donors sia pubblici sia privati: servono competenze e programmazione che non potrebbero ne riuscirebbero a passare inosservate se si stesse parlando di una compagnia profit senza ricorrere a corruzione.
Quello che questa vicenda dimostra è l'assoluta inaccettabilità del paradigma per il quale le buone intenzioni possano e debbano garantire piena libertà di azione ad associazioni non profit.
Il settore volontariato e non profit dovrebbe richiedere una professionalizzazione tale e quale se non superiore a quella del settore profit, e a questa necessità va unito il bisogno di migliorare il sistema di valutazione e controllo delle ONG e di coloro che vi partecipano.
L'influenza delle organizzazioni religiose rappresenta probabilmente l'ostacolo più grande al processo di rendere trasparenti le strutture del volontariato e del no profit: queste infatti, a lungo principali attrici se non addirittura monopoliste del settore, hanno decisamente poco interesse a mostrare i propri meccanismi interni.
Il giornale Repubblica spiega in questo reportage alcuni di questi meccanismi.
CLICK SULLA FOTO PER INGRANDIRE LA PAGINA




LINKS: http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_14/ciad_bambini_rubati.shtml

http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_14/ciad2_levy.shtml

Foto dalla Corea del Nord su De Pers


Ho appena pubblicato un'intera pagina di foto dal mio viaggio in Corea del Nord su un giornale olandese, De Pers (www.depers.nl)
ecco il risultato!
A Dutch newspaper, De Pers (www.depers.nl), has just published a page of my pictures from North Korea. Here the result!

Nov 15, 2007

Witness e Wikileaks: l'informazione che può aiutare a cambiare il mondo

Sfruttiamo la versatilità e la libertà di internet in molti modi, dai blog alle community virtuali, all'accesso gratuito e sempre aggiornato ai circuiti dell'informazione classica, allo scambio di dati tra utenti che sta così radicalmente cambiando il mondo dell'intrattenimento.
Recentementte mi è capitato di scoprire due siti che usano magnificamente la libertà offerta dalla rete per rivoluzionare la diffusione dell'informazione, e per aggirare i meccanismi di censura che dittature ma spesso anche governi di stati democratici creano.
Il primo si chiama witness, e raccoglie video e materiale audiovisivo da aree di crisi: questo materiale può essere stato creato da utenti in luogo con strumenti anche non professionali, come una videocamera di un telefono cellulare, e si concentra principalmete nel portare testimonianze di violazioni di diritti umani agli occhi del mondo. E' il sito gemello di the Hub, rispetto al quale però permette di utilizzare anche tecnologie di filmatura non professionistiche.

L'altro si chiama WikiLeaks, ed è una banca dati accessibile e modificabile da tutti gli utenti, come wikipedia, dove conservare documenti riservati di stati, eserciti, multinazionali, che sono in qualche modo trapelati (leaks, appunto) e che mostrano irregolarità o vere e prorie violazioni nella condotta di questi: fornisce inoltre una banca dati inestimabile per chi compie ricerca politico sociale.

L'informazione è potere, prendiamocela noi.

LINKS: http://www.witness.org/index.php
www.wikileaks.org

Nov 13, 2007

Responsabilità globali e crisi somala

La Somalia è ormai da 16 anni uno stato fallito.
Il territorio è diviso in aree controllate da milizie claniche, le lunghe coste sull'oceano indiano sono infestate da pirati, continui scontri hanno portato la capitale Mogadisho alla distruzione quasi completa, creando un flusso di milioni di rifugiati, ed almeno 1 milione e mezzo di persone che sopravvivono solo degli aiiuti della comunità internazionale, aiuti che spesso non possono essere consegnati per l'instabilità della situazione e l'inesistenza di infrastrutture nel paese.
Questo dramma ha ormai assunto i contorni del circolo vizioso; il paese è scivolato nella guerra civile con la caduta del trentennale regime dittatoriale di Siad Barre, e le violenze hanno convinto gli USA e l'ONU ad intervenire con le celebri missione UNOSOM e UNOSOM2, proseguite fino al 1994 e fallite a causa dell'approccio troppo militaristico della comunità internazionale in una situazione dove i legami clanici e familiari sono numerosi, complessi e decisivi.
Il fallimento della comunità internazionale è diventato evidente ed insostenibile dopo atti scioccanti per l'opinione pubblica come lo scempio dei cadaveri di militari americani dopo l'abbattimento di un elicottero da guerra (reso celebre nel film Black Hawk Down) e l'uccisione di militari italiani in violenti scontri al "checkpoint pasta", uno dei punti critici della capitale del paese, chiamato così per la vicinanza al pastificio aperto al ttempo del colonialismo italiano, e ha portato al disimpegno dal paese.
Negli ultimi 13 anni la Somalia è stata completamente abbandonata, col risultato di diventare campo base per le azioni in Africa di gruppi terroristi islamici, rafforzatisi tanto sul territorio da portare all'emergere delle coorti islamiche, un governo fondamentalista che negli ultimi mesi del 2006 ha riconquistato il paese portando una certa stabilità, ma anche un feroce estremismo nei costumi.
L'insorgenza delle coorti ha portato alla reazione immediata dei paesi interessati nell'area del corno d'Africa: gli Stati Uniti hanno appoggiato fortemente l'Etiopia e approvato l'invasione messa in atto da questa in gennaio 2007, che ha reinstallato il debole governo di transizione disperdendo le coorti.
Ma anche gli stati arabi e soprattutto l'Eritrea, nemico storico dell'Etiopia, sono intervenuti in Somalia, supportando le coorti islamiche ed armandole, col risultato di creare ancora più insicurezza ed instabilità nel paese martoriato.
Mogadisho è diventata una nuova meta del terrore violento che si accompagna al collasso delle istituzioni, come Baghdad, Kandahar, Quetta, Mosul, Grozny, e sempre più luoghi lungo la linea del fronte tra terrorismo islamico e miope intterventismo dell'occidente e dell'intera comunità internazionale.
Non è solo per la martoriata popolazione somala che c'è bisogno di ristabilire stabilità nella regione, ma anche in chiave di prevenzione delle incerdibili ingiustizie e disuguaglianze che sono la causa principale di estremismi e violenze.
Le soluzioni certo non sono semplici, in quantto il paese è ben oltre il collasso, ma il disinteresse degli ultimi 10 anni ha mostrato come non ci sia limite al crollo di una nazione e di un popolo, e di come questo crollo si accompagni a drammatiche conseguenze per tutti.
E' arrivato forse il momento di scegliere soluzioni innovative e coraggiose: la forma statuale ereditata dal colonialismo costringe gruppi clanici concorrenti a condividere il potere sul paese in ragione del nazionalismo comune, ma il caso della Somalia è solo il più evidente di come si sia giunti in alcune situazioni al fallimento dello stato-nazione, e si debbano ripensare i presupposti stessi dell'amministrazione di un territorio.
La Somalia può avere un futuro solo se si portanno accettare i risultati raggiunti dal Somaliland, la provincia autodichiaratasi indipendente a nord del paese, coincidente con l'area amministrata dal colonialismo britannico, che ha raggiunto un certo livello di stabilità e governance a discapito dl mancato riconoscimento da parte dela comunità internazionale, che si ostina a non voler riconoscere nuovi stati in Africa per evitare di fornire precedenti a lotte separatiste. Ma il Somaliland, a cui sono preclusi gli aiuti internazionali a causa della sua posizione giuridica, è riuscito a ricostruirsi ed amministrarsi con le proprie forze, creando un sistema che garantisce democrazia e partecipazione pur mantenendo strutture quali l'assemblea dei capi, eredità della organizzazione clanica.
Accettando come unica strada possibile il supporto militare al governo di transizione, per altro mai realmente scelto dalla popolazione vista l'impossibilità di tenere reali elezioni nel paese, solo per paura dell'alternativa islamica, gli USA, l'Etiopia e la comunità internazionale tutta stanno di fatto condannado volontariamente la popolazione somala a vivere in un limbo violento e instabile, ben lontani da qualsiasi condizione in grado di garantire almeno i diritti mani fondamentali.
E' davvero arrivato il momento di assumersi le responsabilità di governance globale che l'occidente ha finora voluto per sè per garantirsi prosperità economica e stabilità a scapito del resto del mondo.
E la Somalia non può e non deve più essere un buco nero nelle coscienze occidentali.




http://www.blogger.com/img/gl.link.gif
Per chi fosse interessato a Roma è in mostra l'esibizione fotografica "LA SOMALIA DELLA PACE" dal 7 novembre al 1° dicembre 2007, ore 10.00-18.00, Casa della Memoria e della Storia, via S. Francesco di Sales 5: le foto di questo post sono alcune di quelle esposte.

LINK: http://www.somalilandtimes.net/sl/2007/301/7.shtml
http://www.culturaroma.it/servizio/59/65/948/5798/5852/calendario_evento.asp
htthttp://www.blogger.com/img/gl.link.gifp://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7070750.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7074973.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7087736.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7067053.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7090225.stm
http://www.corriere.it/esteri/07_ottobre_29/somalia_guerra_scontri.shtml
http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_12/somalia_scontri.shtml

Nov 6, 2007

Fast food nordcoreani

Choi Won-ho è sicuramente coraggioso: questo imprenditore sudcoreano, che gestisce una catena di fast food che sservono pollo fritto nel suo paese, sta per aprire il primo fast food nella confinante repubblica democratica popolare di Corea, ovvero la Corea del Nord.
Eh si, i segni della globalizzazione si fanno sentire anche al di sopra del 38 mo parallelo: l'élite urbana di Pyongyang, con sempre maggiore disponibilità di denaro da spendere, frutto delle pur caute aperture del paese al libero mercato, è un cliente tale da giustificare la complicata azione commerciale.
Durante gli ultimi giorni di ottobre il primo ministro nordcoreano si è recato in visita al Vietnam: ha goduto di eccezionale ospitalità, si è potuto dilungare nell'osservazione ravvicinata di aree portuali, miniere, fabbriche del paese del sud est asiatico, che per chi non lo sapesse sta facendo registrare i più alti tassi di crescita economica al mondo, supportati da grande stabilità politica: l'esempio perfetto di convivenza tra due sistemi, quello politico comunista con quello economico capitalista, strada che la Cina ha percorso per prima.
Questa visita, interessante e fruttuosa per enttrambe le parti, potrebbe addirittura portare alla visita di Kim Jong-Il in persona, se verranno risolti i problemi legati alla paura di volare del leader nordcoreano: da Pyongyang ad Hanoi sono infatti 70 ore di treno, attraversando l'intera Cina.
Forse l'inevitabile apertura al mondo dell'ultimo regime comunista al mondo non verrà procastinata ancora a lungo, e i beneficiari di questo fortunatamente non possono che essere in primo luogo i provati cittadini nordcoreani: questa apertura potrebbe avere il gusto, tra l'altro, di pollo fritto.

LINK: http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/7068188.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/7074704.stm

Il sito che finanzia i poveri

MicroPlace (www.microplace.com) è un nuovo sito della compagnia eBay che finanzia i poveri.
L'innovazione è che i donatori sono in effetti investitori, e avranno indietro il proprio denaro con interessi tra l'1,5 ed il 3% in un periodo tra l'anno ed i 4 anni.
Il sito finanzia infatti progetti di microcredito (idea che è valsa al suo dreatore, Muhammad Yunus, il premio nobel), basati sull'assunto che i poveri, insolventi per le banche convenzionali, siano certamente in grado di restituire prestiti se questi vengono legati all'aumento delle capacità produttive del nucleo familiare, e quindi al disaffrancamento da una condizione di povertà.
E micro place ne da un'ulteriore conferma: le percentuali di restituzione dei prestiti sono superiori al 99%, rendendo questi canali di finanziamento addirittura più sicuri di quelli istituzionali (banche inglesi insegnano...).
La lotta alla povertà è possibile, anche con i mezzi del mercato che spesso la causano: i veri ostacoli sono scettiticmo, ignoranza e disinteresse.


LINK: www.microplace.com
http://news.bbc.co.uk/2/hi/business/7060779.stm

Dittature ed estremismi: terrorismo in Azerbaijan

I servizi di sicurezza dell'Azerbaijan hanno dichiarato di aver sventato una serie di attentati programmati da un gruppo estremista islamico ed arrestato l'ex ufficiale dell'esercito a capo della cellula estremista.
In Azerbaijian l'estremismo è sempre stato poco presente, e si è limitato al nord est del paese, nella regione abitata da lesghini, vicina geograficamente e culturalmente al Daghestan ed alla Cecenia.
In Azerbaijan non si sono mai verificati attacchi terroristici, e la popolazine, musulmana sciita come il vicino Iran, ha ereditato dagli anni dell'Unione Sovietica una mentalità molto laica, ancora più che in Turchia.
L'islam in Azerbaijan è ben lontano dalla purezza, e viene influenzato da credenze preislamiche zoroastriane,e e sciamaniche, come nel caso del pellegrinaggio alla vetta del Besh Barmaq, la montagna dalle 5 dita, dove si incontrano donne che per pochi manat compiono benedizioni con pietre, archi di roccia o bottiglie di coca cola, e dove asceti vivono di meditazione e carità sulle vette del monte.




Il fondamentalismo fa proseliti tra i rifugiati della guerra del Karabakh, e in generale tra i poveri in una nazione che diverrà a breve una delle prime produttrici di petrolio al mondo, ricca anche di gas naturale, e con una strategica posizione sulle rive occidentali del Caspio.
Il problema quindi è legato alla disparità di condizioni, all'aumento della diseguaglianza in un paese che ha conosciuto il comunismo, ed all'autocrazia che causa tutto questo.
Il governo di Baku è di fatto un feudo familiare della famiglia Alijev, che tollera poco o nessun dissenso, reprimendo proteste dell'opposizione ed uccidendo o incarcerando giornalisti.
Sia l'Europa sia gli USA hanno interesse a mantenere la stabilità in Azerbaijan, quindi appoggiano di fatto il governo autocratico di Ilham Alijev, senza premere a sufficienza per una reale apertura alla democrazia ed al rispetto dei diritti civili nel paese.
Quando il primo kamikaze si sarà fatto esplodere a Baku sarà troppo tardi per bloccare la deriva totalitaria sul Caspio. E come capita spesso, le conseguenze si faranno sentire direttamente anche nella nostra Europa occidentale, ignara del rischio.
Da Baku parte il principale oleodotto che rifornisce di petrolio l'Europa, passando per georgia e Turchia; e l'Azerbaijan diventerebbe lo stato più vicino alle frontiere dell'UE ad avere un problema interno con il terrorismo islamico.

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http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/6247776.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/programmes/from_our_own_correspondent/6218368.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/7067945.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/1595228.stm
 
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