Oct 21, 2007

Rivoluzioni di monaci e filtri all'informazione

La scorsa settimana, dopo la visita del Dalai Lama alla Casa Bianca per ricevere un'alta onorificenza dal governo americano, nel monastero di Drepung a Lhasa i monaci hanno iniziato a ridecorare la sala del loro capo spirituale, per onorarlo e manifestare il loro supporto alla causa del loro popolo. L'azione, illegale in Cina dal momento della fuga del sant'uomo in India quasi 50 anni fa, ha ovviamente portato ad una repressione da parte dell'esercito cinese, schierato a migliaia attorno ai centri religiosi tibetani.
L'esercito del popolo, mentre a Pechino si teneva il congresso del partito comunista, ha chiuso l'importante monastero di Drepung, reprimendo quella che indubbiamente era una forte provocazione.
Dopo le vicende birmane la Cina ha paura delle azioni non violente ma provocatorie dei monaci buddhisti: non a caso la scelta di non intervenire contro la repressione in Birmania da parte del governo di Pechino, costata piuttosto caro in termini di immagine, è da interpretare alla luce della paura di una propagazione alla sua irrequieta provincia himalayana delle richieste di democratizzazione, tanto più che i tibetani ed i birmani sono anche etnicamente affini.
La cosa sorprendente e disarmante è il silenzio mediatico sugli eventi: come mai una notizia legata a monaci dimostranti, così simile a quelle che hanno catalizzato l'attenzione su Rangoon, viene così completamente ignorata, quando chiaramente potrebbe stimolare l'attenzione del pubblico occidentale, anche grazie alla simpatia diffusa per la causa tibetana? Forse è questa la risposta: gli Stati Uniti, e con loro i governi occidentali, non possono permettersi di stuzzicare ulteriormente la Cina su questioni che evidentemente possono innervosirne il governo, in un momento in cui l'appoggio di Pechino su fronti ben più importanti come l'imminente risoluzione sul Kosovo, il disarmo nordcoreano e il nucleare iraniano è tanto essenziale quanto difficile da ottenere.
Spaventa vedere come chiare ragioni politiche siano così fortemente alla base del processo di scelta e censura delle informazioni.

LINK: http://www.corriere.it/ultima_ora/detail.jsp?id={6D57D555-85E3-41FF-ACE3-027BE8C6EE47}
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/7057073.stm

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