Il 26 ed il 27 novembre si terrà il vertice ad Annapolis, negli Stati Uniti, tra Olmert, Abu Mazen, e i rappresentanti di 32 altri paesi, membri o della lega araba, o del g8.
La posta in gioco è la pace in medio oriente e la creazione di uno stato palestinese.
Analizzando l'evento, si vede che in realtà la conferenza del 26/27 sarà solo l'occasione di presentare al mondo i risultati della mediazione degli USA tra le parti, e l'amministrazione Bush spera di poter contare un grosso successo raggiungendo l'accordo.
Le precedenti conferenze che hanno raggiunto accordi importanti si sono sempre tenute sul suolo americano, perchè le amministrazioni statunitensi vogliono potersi garantire la paternità di eventuali successi.
Ma le posizioni più importanti per l''esito della conferenza saranno quelle assunte dalla Siria e dall'Arabia Saudita.
Se Damasco, che ha rifiutato di presenziare ad Annapolis in quanto la questione delle alture del Golan non è presente in agenda, quantomeno non si opporrà (con una controconferenza alla presenza di Hamas), e se Rabat accetterà di far parte del fronte moderato che si oppone alla nascita di un micro stato di Hamas a Gaza, forse si riuscirà ad arrivare ad un accordo voluto da tutti i moderati della regione, che potrebbe aprire una nuova era di distensione tra gli stati mediorientali.
Staremo a vedere.
LINK: http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/medio-oriente-37/annapolis-conferenza/annapolis-conferenza.html
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7106252.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7105858.stm
Nov 23, 2007
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1 comment:
Caro Beppe,anche a me sta a cuore il tema dei trattati di Annapolis.
Ieri l'articolo di Guetta su "Repubblica" mi è parso molto interessante. In sostanza, accanto alla crescente preoccupazione che effettivamente i trattati di annapolis siano un flop,si fotografava la situazione storico-politico del medio oriente per concludere che la pace è si lontana, ma più vicina di quanto si possa pensare.
A mio parere il giornalista esprimeva in maniera concreta come alle vittorie di Hamas a Gaza si consolidasse un riscaldamento dei rapporti tra israele e i Paesi Arabi per contrastare il crescente islamismo aiutato e sostenuto dall'Iran. Insomma tutti uniti per non rischiare di essere schiacciati dall'islam fondamentalista...
In secondo luogo, il giornalista faceva presente come, nel corso del tempo, si è sviluppato all'interno dei partiti ebraici più importanti,l'idea di accettare lo stato palestinese o per lo meno che fosse l’idea più semplice per arginare la crescente potenza delle in entrambi i paesi.
Un dubbio atroce e tremendo: è possibile che si riesca a concepire la necessità di creare uno stato palestinese solo quando si ha la necessità di contrastare altre forze politiche e culturali? E ancora…passi che Hamas sia veramente estrema come forza politica, ma siamo sicuri che l’isolamento di quest’ultima sia un buon passo per permettere alla struttura politica palestinese di crescere e arrivare alla “democrazia”?
Intanto godiamoci questi incontri- spettacolo con Bush, che serviranno se non altro a far fare un po’ di fotografie nuove dei rappresentanti di Israele e Palestina…
Bose
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