Nov 13, 2007

Responsabilità globali e crisi somala

La Somalia è ormai da 16 anni uno stato fallito.
Il territorio è diviso in aree controllate da milizie claniche, le lunghe coste sull'oceano indiano sono infestate da pirati, continui scontri hanno portato la capitale Mogadisho alla distruzione quasi completa, creando un flusso di milioni di rifugiati, ed almeno 1 milione e mezzo di persone che sopravvivono solo degli aiiuti della comunità internazionale, aiuti che spesso non possono essere consegnati per l'instabilità della situazione e l'inesistenza di infrastrutture nel paese.
Questo dramma ha ormai assunto i contorni del circolo vizioso; il paese è scivolato nella guerra civile con la caduta del trentennale regime dittatoriale di Siad Barre, e le violenze hanno convinto gli USA e l'ONU ad intervenire con le celebri missione UNOSOM e UNOSOM2, proseguite fino al 1994 e fallite a causa dell'approccio troppo militaristico della comunità internazionale in una situazione dove i legami clanici e familiari sono numerosi, complessi e decisivi.
Il fallimento della comunità internazionale è diventato evidente ed insostenibile dopo atti scioccanti per l'opinione pubblica come lo scempio dei cadaveri di militari americani dopo l'abbattimento di un elicottero da guerra (reso celebre nel film Black Hawk Down) e l'uccisione di militari italiani in violenti scontri al "checkpoint pasta", uno dei punti critici della capitale del paese, chiamato così per la vicinanza al pastificio aperto al ttempo del colonialismo italiano, e ha portato al disimpegno dal paese.
Negli ultimi 13 anni la Somalia è stata completamente abbandonata, col risultato di diventare campo base per le azioni in Africa di gruppi terroristi islamici, rafforzatisi tanto sul territorio da portare all'emergere delle coorti islamiche, un governo fondamentalista che negli ultimi mesi del 2006 ha riconquistato il paese portando una certa stabilità, ma anche un feroce estremismo nei costumi.
L'insorgenza delle coorti ha portato alla reazione immediata dei paesi interessati nell'area del corno d'Africa: gli Stati Uniti hanno appoggiato fortemente l'Etiopia e approvato l'invasione messa in atto da questa in gennaio 2007, che ha reinstallato il debole governo di transizione disperdendo le coorti.
Ma anche gli stati arabi e soprattutto l'Eritrea, nemico storico dell'Etiopia, sono intervenuti in Somalia, supportando le coorti islamiche ed armandole, col risultato di creare ancora più insicurezza ed instabilità nel paese martoriato.
Mogadisho è diventata una nuova meta del terrore violento che si accompagna al collasso delle istituzioni, come Baghdad, Kandahar, Quetta, Mosul, Grozny, e sempre più luoghi lungo la linea del fronte tra terrorismo islamico e miope intterventismo dell'occidente e dell'intera comunità internazionale.
Non è solo per la martoriata popolazione somala che c'è bisogno di ristabilire stabilità nella regione, ma anche in chiave di prevenzione delle incerdibili ingiustizie e disuguaglianze che sono la causa principale di estremismi e violenze.
Le soluzioni certo non sono semplici, in quantto il paese è ben oltre il collasso, ma il disinteresse degli ultimi 10 anni ha mostrato come non ci sia limite al crollo di una nazione e di un popolo, e di come questo crollo si accompagni a drammatiche conseguenze per tutti.
E' arrivato forse il momento di scegliere soluzioni innovative e coraggiose: la forma statuale ereditata dal colonialismo costringe gruppi clanici concorrenti a condividere il potere sul paese in ragione del nazionalismo comune, ma il caso della Somalia è solo il più evidente di come si sia giunti in alcune situazioni al fallimento dello stato-nazione, e si debbano ripensare i presupposti stessi dell'amministrazione di un territorio.
La Somalia può avere un futuro solo se si portanno accettare i risultati raggiunti dal Somaliland, la provincia autodichiaratasi indipendente a nord del paese, coincidente con l'area amministrata dal colonialismo britannico, che ha raggiunto un certo livello di stabilità e governance a discapito dl mancato riconoscimento da parte dela comunità internazionale, che si ostina a non voler riconoscere nuovi stati in Africa per evitare di fornire precedenti a lotte separatiste. Ma il Somaliland, a cui sono preclusi gli aiuti internazionali a causa della sua posizione giuridica, è riuscito a ricostruirsi ed amministrarsi con le proprie forze, creando un sistema che garantisce democrazia e partecipazione pur mantenendo strutture quali l'assemblea dei capi, eredità della organizzazione clanica.
Accettando come unica strada possibile il supporto militare al governo di transizione, per altro mai realmente scelto dalla popolazione vista l'impossibilità di tenere reali elezioni nel paese, solo per paura dell'alternativa islamica, gli USA, l'Etiopia e la comunità internazionale tutta stanno di fatto condannado volontariamente la popolazione somala a vivere in un limbo violento e instabile, ben lontani da qualsiasi condizione in grado di garantire almeno i diritti mani fondamentali.
E' davvero arrivato il momento di assumersi le responsabilità di governance globale che l'occidente ha finora voluto per sè per garantirsi prosperità economica e stabilità a scapito del resto del mondo.
E la Somalia non può e non deve più essere un buco nero nelle coscienze occidentali.




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Per chi fosse interessato a Roma è in mostra l'esibizione fotografica "LA SOMALIA DELLA PACE" dal 7 novembre al 1° dicembre 2007, ore 10.00-18.00, Casa della Memoria e della Storia, via S. Francesco di Sales 5: le foto di questo post sono alcune di quelle esposte.

LINK: http://www.somalilandtimes.net/sl/2007/301/7.shtml
http://www.culturaroma.it/servizio/59/65/948/5798/5852/calendario_evento.asp
htthttp://www.blogger.com/img/gl.link.gifp://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7070750.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7074973.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7087736.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7067053.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7090225.stm
http://www.corriere.it/esteri/07_ottobre_29/somalia_guerra_scontri.shtml
http://www.corriere.it/esteri/07_novembre_12/somalia_scontri.shtml

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